martedì 25 aprile 2017
La testimonianza di uno dei primi sei ragazzi della scuola di Barbiana, oggi presidente della Fondazione Don Lorenzo Milani
Gesualdi: un dono all'ultimo degli ultimi
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Tra le mura in pietra che circondano un fazzoletto di terra, riposa don Lorenzo Milani, 'priore di Barbiana dal 1954'. Poco più in là, le sepolture di Giulia Lastrucci e Eda Pelagatti, madre e figlia, che seguirono don Lorenzo da Calenzano nell’'esilio' sulle falde del monte Giovi e condivisero con lui la Parola di Dio e l’amore per i poveri. Scendendo in elicottero a Barbiana, papa Francesco sosterrà in preghiera tra le tombe del piccolo cimitero prima di salire verso la chiesetta e la canonica che ospitarono don Milani fino alla prematura scomparsa, nel 1967, a soli quarantaquattro anni. Francesco troverà i locali più o meno com'erano allora.

Il merito è della Fondazione 'Don Lorenzo Milani' e del suo presidente, Michele Gesualdi, uno dei primi sei ragazzi della scuola, che adesso, impossibilitato a parlare a causa della malattia che lo ha colpito, fa sapere attraverso la figlia Sandra che «la visita del Papa, col suo stile semplice, in quel luogo isolato dove quella povera tomba e quella scuola speciale ci richiamano la radicalità del Vangelo che spinge a camminare sulla retta via, è un gran dono agli ultimi degli ultimi. Barbiana è ancora oggi un luogo fatto di nulla, in cui salire in punta di piedi a pensare, pregare e ascoltare quel profondo silenzio che scuote le coscienze. E così deve rimanere. Non è un caso che dopo tante richieste sia stato proprio Bergoglio a riconoscere la grandezza del pensiero del prete Milani, maestro di fede».

Nella piccola chiesa il Papa incontrerà i discepoli del 'Priore' per poi visitare la canonica dove a piano terra si trova ancora l’aula scolastica con i grafici sulla composizione del Parlamento, gli schemi per lo studio delle lingue, ma soprattutto l’astrolabio, costruito pezzo pezzo dai ragazzi tanto da marchiarlo, scherzosamente ma non senza orgoglio, 'Officina astrofisica di Barbiana'. E proprio nelle stanze adibite a officina, fanno ancora bella mostra di sé il banco da falegname, la morsa, il tornio e gli sci fatti a mano. Alla fine della visita, concentrata in poco più di un’ora, il Papa terrà un discorso commemorativo nei pressi dell’ormai famosa pergola: la 'scuola all’aperto'.

Non era infatti facile tenere i ragazzi montanari al chiuso. E poi, all'esterno, c’era il contatto con l’ambiente vivo. «Quella dentro era l’aula magna, ma questa era l’aula magnissima» , raccontava Gesualdi quando accompagnava i visitatori. Poco più in là la piscina. «Ma è una vasca!», ebbe a dire un’insegnante in visita con la sua scolaresca. «Per noi è stato l’Oceano - ribatté secco Gesualdi -: bisogna sapere che i montanari temono due cose: l’acqua e il fuoco. Qui abbiamo superato la paura dell’acqua, qui abbiamo imparato a nuotare ». Adesso Barbiana è un percorso didattico vero e proprio, mantenuto però al di fuori di ogni logica museale, nell'intento che continui a parlare e a insegnare. In una parola: a fare scuola.

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