domenica 27 febbraio 2022
Nella sessione conclusiva dell'Incontro dei vescovi e dei sindaci, ribadita la richiesta pressante di pace. Nardella: portiamo la Carta nelle scuole. Le testimonianze dei sindaci: lavoriamo insieme
Il cardinale Bassetti con il sindaco Nardella nella Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio

Il cardinale Bassetti con il sindaco Nardella nella Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio - Siciliani

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Si apre con un "collegamento" con Kiev la giornata conclusiva dell'Incontro dei vescovi e sindaci del Mediterraneo, svoltosi a Firenze. Dal Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio parte infatti nuovamente il grido del "no alla guerra", vogliamo la pace", pronunciato sia dal cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, sia dal sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella. Quest'ultimo annuncia di aver chiamato il sindaco della capitale ucraina e di avergli mandato le immagini delle piazze italiane con la gente che manifestava per la pace, illuminate dai colori della bandiera ucraina. "E' stata una telefonata molto commovente". Anche il cardinale Bassetti ha rilanciato l'esigenza ineludibile della pace, "specie in un momento in cui sentiamo il rumore delle armi e sembra esserci tanto buio". In questo senso, dunque, la Carta di Firenze, firmata sabato 26 febbraio da tutti i partecipanti all'incontro è un "raggio di sole".

"Mentre purtroppo una folle guerra scoppia in Ucraina portando morte e distruzione - ha aggiunto il presidente della Cei - , l'orologio della storia non vuole fermare le sue lancette a Firenze ma vuole che risuoni continuamente l'ora della pace e del dialogo". "A tutti coloro che stanno combattendo - ha quindi proseguito - vorrei dire: vi prego, vi scongiuro, fermatevi! In nome di Dio, no alla guerra!". "Le notizie drammatiche e le immagini ancor più inquietanti che provengono dall'Ucraina ci raccontano di una tragedia umanitaria a cui non avremmo mai voluto assistere", ha detto Bassetti. "Il mio pensiero e la mia preghiera vanno verso tutte quelle persone che adesso si trovano nei rifugi sotterranei e a coloro che stanno fuggendo".

Venendo poi ai lavori, Bassetti, ha ringraziato i vescovi e i sindaci del Mediterraneo per "il meraviglioso lavoro che abbiamo fatto tutti insieme",soffermandosi sull'importanza del documento comune frutto di questo Incontro. "Portatela nelle vostre città, nelle scuole, nelle comunità religiose, nelle parrocchie - ha esortato -. Divulgatela ma soprattutto incarnatela nella vostra vita. Quella carta infatti è la testimonianza, non solo simbolica, che esiste una coscienza mediterranea. Quella carta è un patto sociale, un patto di amicizia sociale". Si contribuirà così alla realizzazzione di "un'antica profezia ha percorso tutto il Novecento ed è arrivata fino ai giorni nostri: il Mediterraneo - ha sottolineato Bassetti - diventerà un luogo di pace. Un mare che unisce e non divide. Lasciatemelo dire: Dio ci ha chiamato qui a Firenze. Contro ogni avversità, contro ogni difficoltà, contro ogni guerra. Spes contra spem, come avrebbe detto Giorgio La Pira".

Bassetti ha poi rivolto un pensiero a Papa Francesco, che non è potuto venire a Firenze, per un forte dolore al ginocchio. "Lo ricordiamo con affetto - ha sottolineato - e gli assicuriamo la nostra vicinanza e il nostro sostegno, ricordandolo in particolar modo con il Suo messaggio di pace: 'Ogni guerra lascia il nostro mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male". Grazie, Santo Padre - ha concluso -, le auguriamo una pronta guarigione".

L'importanza dei lavori di questi giorni è stata anche al centro del saluto iniziale di Nardella. "In questi giorni abbiamo toccato i
punti più critici, le sfide più difficili e abbiamo parlato di questo mare che nella nostra mente viviamo come una barriera
perchè dobbiamo attraversarlo. Ma dobbiamo guardare al Mediterraneo non come qualcosa che separa tre continenti ma come un altro continente, che mescola le acque e i popoli. Non è solo un luogo geografico, è un clima culturale, i cui confini di questo quarto continente arrivano fino in Ucraina e per questo ribadiamo: no alla guerra, no alla guerra, no alla guerra, vogliamo la pace", ha ribadito il sindaco di Firenze. Poi l'importanza del dialogo, che sarà pure "faticoso, ma è più forte della guerra". E infine il primo cittadino di Firenze ha rilanciato le città "come attori di una diplomazia che rompe i confini e ci fa capire che possiamo lavorare insieme". Di qui anche la sua adesione all'appello di portare la Carta di Firenze in tutte le scuole delle città che hanno partecipato all?incontro e anche oltre.

Nelle successive testimonianze, i sindaci e i vescovi intervenuti hanno espresso la volontà di lavorare insieme. Kostas Bakoyannis (Atene): Oggi il Mare nostrume è in crisi. Questa "terra blu" si sta spegnendo e ci sono le diverse persecuzioni che costringono migliaia di persone a scappare verso porti sicuri. In questa situazione le città sono luoghi nevralgici. Gerusalemme Istambul e Atene devono essere connesse tra di loro perché sono città democratiche, sono laboratori di speranza, di umiltà nel lavore insieme per il bene comune".

Zelimir Puljic (arcivescovo di Zadar e presidente della Conferenza episcopale croata): "Questo convegno ci ha portato alla scoperta di Giorgio La Pira, vero gioiello di Firenze, luogo in cui ha trovato l'ispirazione per le sue battaglie sociali, svolte con spirito di servizio. Sul Mediterraneo è stata concepita l'Europa. L'intuizione di farci conoscere La Pira è importante per costruire il bene comune a servizio dei poeri e per la pace".

Moshe Lion (Gerusalemme): "Gerusalemme che significa città della pace è nel cuore di tutti i popoli. Ospita i luoghi sacri per tutte le religioni e per questo siamo impegnati alla libertà e allo sviluppo nel rispetto delle differenze di tutti. Invitiamo tutti a venire in pace a Gersulaemme. Abbiamo due compiti: salvaguardare il passato e progettare il futuro. Geruslaemme è la città dei profeti, della Bibbia, ma anche degli ospedali e dell'innovazione tecnologica. E' nel cuore di tutti i fedeli del mondo. E' un cuore sano se tutto il corpo è sano. Preghiamo per la pace".

Monsignor Rami al Kabalan (procuratore a Roma dei fedeli del patriarcato di Antiochia dei Siri): "A Firenze abbiamo respirato un'universalità che ci può permettere di arrivare alla pace. Nel Mediterraneo abbiamo fedi diverse, ma accomunate dalla cultura greco-romana. Come La Pira aveva colto, il Mediterraneo è un luogo nevralgico per la pace e i suoi popoli hanno tuttora un ruolo decisivo. Dopo questo incontro, si auspica una apertura di collaborazioni intraecclesiali ed ecclesiali e civili".

Ekrem Imamoglu (Istanbul): Il Mediterraneo è un luogo incantevole per la sua bellezza e per la sua natura. Questa bellezza non è proprietà di nessuno. Il Corano diche che bene e male non sono pari. E bisogna scegliere il mezzo migliore per combattere il male. E dio protegge chi lavora per il bene. Nel Mediterraneo abbiamo fedi e culture diverse, ma tutti vogliamo il bene per le nostre città. Si chiede a noi oggi di servirle e di lottare per un mondo più bello e fondato sulla giustizia".

Il cardinale Cristobal Lopez Romero (arcivescovo di Rabat): "Nel 1956 il re del Marocco Mohammed V venne invitato da La Pira a Firenze e gli disse: convochi tutti qui per fare i dialoghi di pace. Ora abbiamo dato continuità a quel dialogo. Dal congresso di Bari e da questo di Firenze viene l'impegno di costruire una Chiesa più cattolica, cioè universale. Ho avuto la possibilità di conoscere meglio le Chiese del Medio Oriente e dei Balcani. Siamo cresciuti nella comunione, non elimando le differenze, ma armonizzandole. L'impegno ora è per una Chiesa incarnata al servizio dei poveri e non autereferenziale. L'impegno di una Chiesa profetica nel Mediterraneo luogo di condivisione spirituale. Una Chiesa pontefice tra Europa e Africa, tra Oriente e Occidente, tra credenti e non credenti. Una Chiesa a servizio della fraternità universale".

Al termine della sessione di Palazzo Vecchio e prima di recarsi a Santa Croce per la Messa i cardinali Bassetti e Betori e il sindaco Nardella hanno incontrato alcune famiglie di rifugiati e profughi, gli stessi che avrebbero dovuto salutare il Papa, se fosse venuto a Firenze.



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