mercoledì 15 luglio 2015
​Il cardinale Betori e il direttore Tarquinio a Bibbione dialogano sul tema del prossimo convegno ecclesiale. (Umberto Folena)
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​Tutti i convegni ecclesiali hanno comportato grandi svolte per la presenza della Chiesa nella società. Firenze non sarà da meno, anzi. La comunità ecclesiale italiana che si prepara al quinto Convegno ecclesiale del prossimo novembre è stata al centro del dialogo tra il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, ieri sera a Bibione in occasione della Festa di Avvenire. Sul tema dell’appuntamento fiorentino, il “nuovo umanesimo”, Betori ha ricordato come molto sia stato detto esattamente mezzo secolo fa da Paolo VI nel discorso di chiusura del Concilio Vaticano II: «La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere; ma non è avvenuto. (…) Date merito di questo almeno al Concilio, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo». Firenze, sede non casuale. «Ma attenzione – ha sottolineato Betori – la bellezza qui è stata creata per il popolo, a cominciare dai poveri. Non c’è vero umanesimo se non è fondato sulla carità». Quanto al metodo di lavoro delle giornate fiorentine, «non dalle idee alla realtà ma dalla realtà alle idee. Poca teoria e tanta testimonianza. Con un unico punto di riferimento, Gesù Cristo». Ormai da dieci anni la parrocchia di Bibione, guidata da don Andrea Vena, ospita la festa di Avvenire. E per tutta l’estate ha un fitto programma con appuntamento culturali e spirituali.
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