sabato 5 gennaio 2019
L'Epifania ci aiuta a capire che Gesù è il Signore di tutte le genti. Lo sguardo ai Magi per imparare a dire grazie. E padre Turoldo li chiama "i santi più nostri".
"L'adorazione dei Magi" di Giotto

"L'adorazione dei Magi" di Giotto

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Una festa di luce, di incontri, di rendimento di grazie. Nella solennità dell’Epifania, la Chiesa celebra la manifestazione della divinità del Signore all’intera umanità. A tutte le genti, simboleggiate dai Magi, di cui parla il Vangelo di Matteo. Un pellegrinaggio il loro, in cui vengono portate a compimento le profezie. «Cammineranno i popoli alla tua luce – recita il Libro di Isaia – i re allo splendere del tuo sorgere.. portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore».

Il significato dei doni. La Messa con il Papa

Questi misteriosi personaggi venuti da Oriente offrono infatti doni al re dei re. Oro, in omaggio alla sua regalità. Incenso, a raffigurarne la divinità. Mirra, che mentre ne richiama la morte redentrice, porta con sé anche il significato della cura, del medicamento, della carità.

In occasione dell’Epifania, naturalmente il Papa celebrerà una solenne Eucaristia. L’appuntamento è alle 10 nella Basilica Vaticana e seguirà la preghiera mariana dell’Angelus. «Arrivati da Gesù, dopo il lungo viaggio – disse l’anno scorso Francesco durante l’omelia –, i Magi fanno come Lui: donano. Gesù è lì per offrire la vita, essi offrono i loro beni preziosi: oro, incenso e mirra. Il Vangelo si realizza quando il cammino della vita giunge al dono. Donare gratuitamente, per il Signore, senza aspettarsi qualcosa in cambio: questo è segno certo di aver trovato Gesù».

I Magi naufraghi d'infinito

L’Epifania, soprattutto il cammino dei Magi, ha ispirato tanti mistici e poeti. Particolarmente suggestiva e profonda la poesia spirituale di padre David Maria Turoldo (1916-1992).


Eran partiti da terre lontane:
in carovane di quanti e da dove?
Sempre difficile il punto d’avvio,
contare il numero è sempre impossibile.
Lasciano case e beni e certezze,
gente mai sazia dei loro possessi,
gente più grande, delusa, inquieta:
dalla Scrittura chiamati sapienti!
Le notti che hanno vegliato da soli,
scrutando il corso del tempo insondabile,
seguendo astri, fissando gli abissi
fino a bruciarsi gli occhi del cuore!
Naufraghi sempre in questo infinito,
eppure sempre a tentare, a chiedere,
dietro la stella che appare e dispare,
lungo un cammino che è sempre imprevisto.
Magi, voi siete i santi più nostri,
i pellegrini del cielo, gli eletti,
l’anima eterna dell’uomo che cerca,
cui solo Iddio è luce e mistero.

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