giovedì 15 dicembre 2016
Messa funebre celebrata dal vicario ausiliare monsignor Fernando Ocáriz in Sant'Eugenio a Roma per monsignor Javier Echevarría, prelato dell'Opus Dei, morto lunedì 12 dicembre a Roma.
«Echevarría, un vero padre fino all'ultimo»
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«Aveva dovuto rispondere a una sfida: quella di essere successore di due santi, san Josemaría e il beato Álvaro del Portillo. Era convinto di non essere all'altezza. Ma, allo stesso tempo, aveva la forza spirituale e il coraggio di andare avanti, senza mai perdere la speranza, perché si sentiva come uno di quei piccoli ai quali il Signore ha rivelato il mistero del suo amore». È sera fatta a Roma quando monsignor Fernando Ocáriz pronuncia, commosso, l’omelia di una Messa funebre che solo pochi giorni fa era inimmaginabile pensare imminente. La morte di monsignor Javier Echevarría, 84 anni, lunedì a Roma, ha privato all’improvviso l’Opus Dei non solo del prelato – il vescovo alla sua guida – ma anche del «padre», come viene chiamato chi assume la responsabilità di condurre la grande famiglia laicale fondata nel 1928 a Madrid da san Josemaría Escrivà e oggi diffusa in tutto il mondo, con oltre 90mila membri. Echevarría, aggiunge Ocáriz (vicario ausiliare, che reggerà il governo dell’Opera fino alla scelta del nuovo prelato da parte del congresso elettivo), «amava la vita reale, i fatti, le storie vere e belle della misericordia di Dio». Anche lui, come Escrivà, insegnava ad «amare il mondo appassionatamente». E pregava moltissimo. Pregava «e invitava a pregare: per un viaggio del Papa, per la pace in Siria, per le vittime delle calamità naturali, per i rifugiati, per i senza lavoro, per i malati, per cui ha sempre avuto una predilezione particolare».
Nella basilica di Sant’Eugenio gremita come solo al funerale del predecessore Álvaro del Portillo (oggi beato), nel 1994, assistono i cardinali Tauran, Herranz, Sarah, Pell, Mamberti, Monterisi, Pell, Re e Stafford, gli arcivescovi Fisichella, Paglia, Sciacca, Bartolucci, Lozano, Roche e i vescovi Arrieta e Carrasco de Paula. Ma a impressionare è il raccoglimento e insieme la serenità di una celebrazione per salutare un padre che è stato tale fino all’ultimo: «Se fosse qui tra noi – conclude Ocáriz – sicuramente ci chiederebbe di approfittare di questi giorni per intensificare il nostro amore per la Chiesa e il Papa, di essere molto uniti fra di noi e con tutti i nostri fratelli in Cristo. E ripeterebbe anche ciò che era divenuto sulle sue labbra, specie negli ultimi anni sulla terra, un ritornello: voletevi bene, amatevi sempre di più. Faceva impressione vedere come voleva bene agli altri. Il giorno prima della morte manifestò disagio pensando di disturbare tante persone che si prendevano cura di lui. Mi venne spontaneo dirgli: "No padre, è lei che ci sostiene tutti"».

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