mercoledì 9 settembre 2020
L’arcivescovo di Milano apre l’anno pastorale. Ed esorta la diocesi a offrire percorsi «per scoprire che tutti siamo chiamati ad amare e ad essere pietre vive della Chiesa»
L'arcivescovo Delpini durante la Messa nel Duomo di Milano

L'arcivescovo Delpini durante la Messa nel Duomo di Milano - Fotogramma

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La Chiesa diocesana è chiamata a farsi «voce dello Spirito» per proporre a tutti percorsi ed esperienze che aiutino a «riconoscere che la vita è vocazione». E che tutti «siamo chiamati ad amare» e «ad essere pietre vive della Chiesa». Genitori, educatori e sacerdoti sappiano dunque «farsi voce amica, appello personale, accompagnamento paziente» perché tutti, in particolare adolescenti e giovani, possano trovare la via giusta per scoprire come diventare «pietre vive» della Chiesa. E quando si dice «tutti», si ricordi che la Chiesa diocesana ha il dovere di sollecitare, promuovere, educare «la corresponsabilità dei laici», affinché «tra il laicato, uomini e donne, cresca una visione ecclesiale secondo l’insegnamento del Vaticano II, in cui tutto il popolo di Dio è incaricato della missione perché il Vangelo giunga fino ai confini della terra». Lo ha detto l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, aprendo l’anno pastorale 2020-2021.

L’arcivescovo ha presieduto, ieri mattina in Duomo, la Messa nella solennità della Natività di Maria, cui è dedicata la cattedrale. Un centinaio i concelebranti, tra cui i decani, specificamente invitati. Durante il Pontificale è stato celebrato il rito di ammissione di 19 candidati al presbiterato e di sette candidati al diaconato permanente («presbiteri e diaconi sono i collaboratori più necessari per il vescovo, per il clero, per tutta la Chiesa», ha sottolineato il presule in omelia). Al termine Delpini ha condiviso alcune raccomandazioni per l’inizio dell’anno pastorale, il cui cammino sarà illuminato dalla proposta pastorale Infonda Dio sapienza nel cuore. Una proposta, si legge nel testo diffuso a luglio, che «intende incoraggiare l’invocazione, la ricerca, l’esperienza della sapienza» e che addita, quali «testi di riferimento» da approfondire «per percorsi sapienziali», il Siracide e l’enciclica di papa Francesco Laudato si’. Luci preziose per riprendere e rinnovare il cammino ecclesiale in questa stagione storica segnata dalla pandemia.

E sono luci preziose quelle offerte dalla liturgia di ieri. Con la proclamazione del passo del Vangelo di Matteo che ripercorre la «genealogia di Gesù Cristo», a ricordare che «il modo giusto di raccontare la storia è riconoscervi una vocazione e una pluralità di risposte», siano quelle della mediocrità, della cattiveria o della santità, ha annotato Delpini in omelia. E sono «tutti scritti nella storia della salvezza», i nomi scolpiti in quella genealogia. Ebbene: «nella nostra storia vorremmo continuare a scrivere i nostri nomi perché Milano si confermi terra ospitale per Maria, la madre di Gesù, e per il suo figlio benedetto». Ecco, dunque, «il dono offerto a tutti i fedeli» dalla festa di ieri: «la rivelazione o il promemoria della voce che li chiama e che apre gli occhi di tutti per riconoscere che la vita è vocazione».

«Mi preme invitare ciascuno a dare alla sua vita il nome di vocazione», ha insistito il presule. Per questo l’intera comunità diocesana, in tutte le sue componenti, deve sentire la responsabilità di offrire proposte che possano aiutare ciascuno a scoprire la via per essere «pietra viva» della Chiesa ambrosiana. Dalle diverse forme di associazione laicale, l’Azione Cattolica in primis, alle iniziative di discernimento vocazionale alle diverse forme di vita consacrata nate dopo il Concilio, Delpini ha citato quelle realtà ed esperienze «che hanno nel riferimento alla Chiesa locale e nella collaborazione con il vescovo il loro carisma specifico», ha rilanciato l’impegno della diocesi a promuoverle e ha chiamato – in particolare – le comunità parrocchiali, gli istituti, il Seminario e il Centro vocazioni a «farsi protagonisti di una proposta». E questo «non per l’ossessione dei numeri », ma «perché nessuno abbia l’idea di essere al mondo per caso o per niente».

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