martedì 20 settembre 2022
Incontri, mostre, libri, teatro, musica. E preghiera. Si terrà a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre la seconda edizione dell’evento promosso da Cimi e Fondazione Missio
La presentazione del Festival della missione

La presentazione del Festival della missione - Fotogramma

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Quattro giorni per portare in piazza tutta la bellezza della missione. E per raccontare come «Vivere per dono» può rigenerare la Chiesa, la società, la vita di ciascuno. Grazie alle voci di testimoni credibili e affascinanti. Come il vescovo di Rumbek (Sud Sudan) Christian Carlassare, comboniano, sopravvissuto a un attentato. Come padre Pier Luigi Maccalli e suor Gloria Cecilia Narvaez, accomunati dall’esperienza di un lungo rapimento in Africa. Come Zakia Seddiki, che prosegue con l’associazione Mama Sofia la missione iniziata col marito Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano ucciso in Congo. Come l’attivista egiziano Patrick Zaki.

Ebbene: sono più di cento gli ospiti italiani e di altri Paesi che interverranno nei 29 eventi del programma del Festival della missione, che si terrà a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre.

«Vivere per dono» è il tema scelto per questa seconda edizione – la prima era stata a Brescia nel 2017 – dai promotori della manifestazione, la Conferenza degli istituti missionari in Italia (Cimi) e la Fondazione Missio della Cei, in collaborazione con l’arcidiocesi di Milano. Al programma principale si affianca il ricco calendario del «Festival è anche» (in www.festivaldellamissione.it il calendario completo e tutte le informazioni per partecipare). Testimonianze in primo piano, dunque – e saranno in totale ben 150 i testimoni missionari che animeranno, ad esempio, aperitivi in alcuni bar e bistrot del centro di Milano – ma anche spettacoli, convegni, presentazioni di libri, proiezioni, mostre, laboratori per grandi e piccoli, eventi sportivi. E spazio alla spiritualità, alla preghiera, alla celebrazione del-l’Eucaristia, all’incontro ecumenico.

Dunque: un intreccio di eventi e linguaggi, in luoghi diversi di Milano – dalle chiese del centro ai musei, dall’Università Cattolica a Palazzo Lombardia al carcere di San Vittore – per un dialogo a tutto campo con l’umanità di questa metropoli plurale. Perché nessuno resti escluso dalla possibilità di scoprire cosa significa «Vivere per dono».

Cuore del festival, le Colonne di San Lorenzo: epicentro della movida milanese, ma anche luogo che evoca le radici della storia cristiana di Milano. Ed è nella Basilica di San Lorenzo che si è svolta ieri la presentazione dell’evento, al quale – ha anticipato padre Piero Masolo del Pime, direttore operativo del Festival – sono attese oltre 30mila persone. Duecento i volontari all’opera, più di 20 le parrocchie e le strutture religiose pronte ad accogliere le 1.500 persone che hanno chiesto ospitalità. «Vogliamo incontrare la gente per strada nello stile della missione», ha spiegato don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio. «Il Festival mostrerà come gli istituti missionari stanno diventando sempre più internazionali», ha sottolineato a nome del Cimi padre Fabio Motta, del Pime.

«Il messaggio di questo festival non lo porti avanti da solo, ci siamo messi in cammino insieme, nello stile della sinodalità che è la chiave per diventare Fratelli tutti», ha commentato Lucia Capuzzi, inviata di Avvenire e direttrice artistica del Festival. Grazie al quale «si potranno vedere i frutti della riforma che papa Francesco sta chiedendo alla Chiesa: una Chiesa in uscita, che si sente missionaria e pronta a condividere con tutti la gioia dell’amore di Dio», ha aggiunto monsignor Luca Bressan, vicario episcopale della diocesi di Milano per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale. Appuntamento a giovedì 29 settembre alle Colonne di San Lorenzo, dunque, per il dialogo fra Patrick Zaki e Diego Cugia, alias Jack Folla (alle 19) e l’incontro (alle 21) «Memoria e giustizia» con Mario Calabresi, don Luigi Ciotti e Monica Puto di Operazione Colomba.

Gli eventi in calendario con Zuppi e Delpini

Al Festival della Missione a Milano interverrà anche il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Venerdì 30 settembre alle 11 alle Colonne di San Lorenzo (corso di Porta Ticinese) si terrà il convegno «Far fiorire la vita. La missione Maddalena» moderato da monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura a Milano. Con Zuppi prenderanno la parola don Dante Carraro (Cuamm), Emilce Cuda (teologa, segretario della Commissione per l’America Latina) e Serena Noceti (teologa).

In agenda anche un evento che guarda alla Gmg del 2023 a Lisbona: «Alzati e #ViviPerDono», serata di testimonianze, silenzio, musica, buio e luce, che si terrà in piazza Vetra, alle spalle della Basilica di San Lorenzo, sabato 1 ottobre alle 21.30. Interverrà, fra gli altri, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini. Lo stesso presule presiederà – domenica 2 ottobre alle 15 in Duomo – la Messa nella giornata conclusiva del Festival. «Andiamo perché abbiamo una missione», si legge in un messaggio di Delpini al Festival. «Siamo incaricati di seminare sorrisi. Siamo mandati per dire una parola di Vangelo. Mettiamo mano all’impresa di celebrare la gioia di essere tutti fratelli e sorelle. Per questo la missione a Milano diventa un festival».

Fra gli ospiti Cartabia, Monti, Smerilli. E le artiste Miller, russa, e Tchikovskaya, ucraina

Atto finale del Festival – domenica 2 ottobre alle 17 in piazza Vetra – il «Missio Contest-Concerto per la pace», con le artiste Liza Miller, russa, e Anna Tchikovskaya, ucraina, e i vincitori del «Festival della Missione Song Contest». Fra i molti ospiti dei giorni precedenti: venerdì 30 settembre la ministra della Giustizia Marta Cartabia a parlare di giustizia riparativa col criminologo Adolfo Ceretti e la cappellana del carcere femminile di Santiago del Cile suor Nelly León; sabato 1 ottobre al convegno «Oltre l’economia che uccide» suor Alessandra Smerilli, segretario del Dicastero per il servizio allo sviluppo umano integrale, il senatore a vita Mario Monti e l’attivista indigeno Adriano Karipuna.

Le testimonianze: «Chiamati a riconoscere Cristo in chi è nel bisogno»

«La missione è ovunque. La missione è riconoscere il volto di Cristo in chi è nel bisogno». S’illumina d’un sorriso radioso, Kindi Taila, mentre racconta la sua storia. È grazie a lei e a persone come Adriano Karipuna e padre Sebastiano D’Ambra se «Vivere per dono», il tema del Festival della missione 2022, non è solo uno slogan. Tutti e tre porteranno la loro testimonianza nei giorni del Festival. Ieri – alla presentazione dell’evento, nella Basilica di San Lorenzo – hanno anticipato alcune “tessere” del mosaico della loro esperienza di vita.
«Sono medico ginecologo. Nata nella Repubblica Democratica del Congo, ho studiato e mi sono laureata a Modena, dove vivo e lavoro, prima in un ospedale, ora in un consultorio dove mi dedico in particolare alle adolescenti che vivono l’esperienza di una gravidanza», racconta la dottoressa Taila – o semplicemente Kindi, come preferisce presentarsi. «Anche mia madre aveva studiato in Italia, a Bologna, grazie a una borsa di studio missionaria. Poi è rientrata nel Congo, dove siamo nate mia sorella ed io. Quando nel mio Paese è scoppiata la guerra, ho avuto la possibilità di venire in Italia per studiare grazie all’Associazione sanitaria internazionale (Asi), fondata come “Associazione femminile medico missionaria” da Adele Pignatelli. Quanti compagni di scuola ho perso in quella guerra! Fossi rimasta, forse sarei morta anch’io: per la guerra, o per la malaria. O, sposata precocemente, sarei potuta morire di parto». La vita le ha riservato altro. Un’opportunità che lei ha saputo trasformare in dono. Grazie agli studi. E ad esperienze missionarie intraprese prima della laurea. «La prima missione l’ho vissuta nello Zimbabwe, al Saint Albert Mission Hospital, gestito da Asi. Lì, per la prima volta, ho visto partorire una donna. Mi sono innamorata di questo evento che è un mistero di vita e d’amore. E questo ha segnato il mio cammino di studi e di lavoro: lì ho deciso di diventare ginecologa. La seconda missione – riprende Kindi – l’ho vissuta con i dehoniani nel Mozambico. Lì ho capito come l’amicizia e la condivisione dei giovani possa alimentare e fortificare la scelta dei missionari. Il mio essere africana, inoltre, è stato, per i missionari, un motivo di stupore molto positivo».

È vita vissuta come dono – e appello a scoprire, come dono per tutti, il creato – anche quella di Adriano Karipuna, figura simbolo della resistenza dei popoli dell’Amazzonia contro la deforestazione e lo sfruttamento delle terre. «Il mio messaggio? Resistere per esistere», scandisce il leader indigeno, in Italia grazie all’ong Cospe. «La foresta amazzonica è tesoro di biodiversità, ha bisogno della nostra lotta, e in questo ci sostiene il Consiglio indigenista missionario della Chiesa cattolica del Brasile».

Vivere per dono è parola che si fa carne, storia, volto anche nella vita di padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime a Mindanao, nelle Filippine. Il sacerdote è impegnato da decenni nella promozione del dialogo fra cristiani e musulmani in una terra dove il conflitto e la violenza sono radicati e diffusi. Per lui la svolta è stata «il Concilio Vaticano II, che ci ha chiamati a scoprire vie nuove alla missione nel dialogo con altre fedi e culture – racconta padre D’Ambra –. Sono diventato amico dei musulmani, ho anche vissuto con i ribelli nella foresta. Loro sono pronti a dare la vita per un ideale di violenza: noi siamo capaci di dare la vita per un ideale di pace?». Per alcuni la risposta è sì. Come suor Luisa Dell’Orto e suor Maria De Coppi, le religiose uccise in terra di missione, ricordate da Lucia Capuzzi, direttrice artistica del Festival. Vite vissute per dono, fino alla fine.

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