mercoledì 11 novembre 2015
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​Una nuda croce di ferro all'ingresso di una fortezza che fu alloggio delle truppe dei Medici. Una sorprendente cappella allestita nella polveriera. Un bel paradosso, quello che un architetto del calibro di Paolo Zermani ha messo in scena per i partecipanti al Convegno ecclesiale di Firenze. "E' stato un privilegio far nascere un luogo di pace in quello che fu un luogo di guerra", commenta Zermani, docente all'Università di Firenze e di Mendrisio. Ad accogliere i 2.145 delegati al Convegno ecclesiale di Firenze, alla Fortezza da Basso, c'è una enorme croce bianca ("Come quella di Chagall che Papa Francesco ama tanto", commenta l'architetto), poverissima, formata da due travi di ferro, sospesa con un meccanismo che la fa chinare su chiunque entra ed esce dal portale, come le croci nei dipinti di Giotto (un altro omaggio a Firenze) ma assolutamente contemporanea nella sua strutture semplice e scabra. Chi entra ed esce, dunque, deve passare sotto il suo braccio viene richiamato al senso del vivere come transitus.

La cappella ricavata nello spazio vuoto dell'antica polveriera è invece al'estremità opposta all'ingresso, in fondo alla Fortezza, ed è una autentica sorpresa. Intanto sovverte gli assi: è su quello longitudinale più lungo (e non sul braccio più corto, quella trasversale, qui troppo limitato) che si dipanano i tre focus: in posizione centrale, appena rialzato, l'altare e ai due lati l'ambone con il Vangelo e la Custodia eucaristica.

Nell'interno della ex polveriera oggi cappella per la preghiera, dunque, è stato posto un frammento di strada, a tracciare un percorso, con i tre "cippi" come pietre miliari. "Abbiamo sfruttato la conformazione della cappella che ha 2 porte sui lati più corti", spiega Zermani. 

E' una chiesa aperta, con una strada che si insinua all'interno, e dentro, sorpresa nella sorpresa, c'è un antico crocifisso di Baccio da Montelupo, proveniente da una chiesa dell'arcidiocesi fiorentina.

Croce e cappella sono destinati a durare lo spazio di questa settimana: alla fine del Convegno ecclesiale saranno smantellate. Ma nulla sarà perduto: "La speranza è che trovino spazio in una chiesa della diocesi".
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