martedì 8 giugno 2021
L'annuncio dato dallo stesso fondatore ed ex priore con un tweet. La sua nuova residenza a Torino. Nel maggio 2020 la decisione vaticana di allontanarlo da Bose
Bianchi ha lasciato Bose: trasloco sofferto
COMMENTA E CONDIVIDI

Enzo Bianchi ha lasciato Bose. Ad annunciarlo lo stesso fondatore ed ex priore della comunità monastica con un tweet postato nella tarda serata di ieri. «Cari amici/e – scrive – per alcuni giorni sono stato silente e non vi ho inviato i pensieri emersi nel mio cuore ma un faticoso, sofferente trasloco me lo ha impedito: per noi vecchi migrare è uno strappo non pensabile anche perché ci prepariamo all’esodo finale, non a cambiar casa e terra». Nessuna conferma sulla nuova residenza, anche se l’ex priore sarebbe andato a vivere a Torino in un appartamento ristrutturato messo a disposizione da amici. Il trasferimento di Bianchi è l’atto (forse) conclusivo di una lunga dolorosa vicenda seguita all’elezione di fratel Luciano Manicardi come nuovo priore nel 2017. Le incomprensioni tra vecchia e nuova guida e le crescenti tensioni all’interno della comunità avevano portato, su richiesta della stessa fraternità, a una visita apostolica vaticana, condotta dal 6 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020. Alla base, come segnalava un comunicato diffuso al termine della visita, «una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno». A svolgere la visita erano stati padre Guillermo León Arboleda Tamayo, abate presidente della Congregazione Benedettina Sublacense-Cassinese, padre Amedeo Cencini consultore della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e madre Anne-Emmanuelle Devêche abbadessa di Blauvac.


Drastiche le conclusioni rese note il 13 maggio 2020 con la decisione di allontanare dalla comunità monastica di Bose, lo stesso Bianchi, fratel Goffredo Boselli, fratel Lino Breda e suor Antonella Casiraghi. L’applicazione della misura tuttavia per quanto riguarda il distacco dall’ex priore dalla comunità che egli stesso ha fondato nel 1965, è stata fortemente contrastata. Nel febbraio scorso sembrava imminente il trasferimento a Cellole di San Gimignano, comunità in provincia di Siena e diocesi di Volterra, ma fratel Bianchi aveva poi deciso di non accettare quella soluzione. È del 18 marzo scorso invece la Lettera di papa Francesco alla Counità monastica di Bose in cui il Pontefice nel sostenere la decisione presa nel maggio 2020 con il decreto firmato dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, invita la fraternità stessa a salvaguardare il proprio carisma, a «perseverare nell’intuizione iniziale di una vita fraterna nella carità e di una testimonianza di ricerca della radicalità evangelica nella preghiera, nel lavoro e nell’ospitalità. La dimensione ecumenica che vi caratterizza e il vostro anelito operoso per l’unità dei cristiani – prosegue il Papa – sono tesoro prezioso che la Chiesa vuole custodire, vegliando sulla sua autenticità e fecondità».


Ieri sera infine il sofferto annuncio di Enzo Bianchi. Poche righe amare a sottolineare la durezza di un distacco difficile per lui, per l’intera comunità di Bose e per quanti nel corso degli anni ne hanno accompagnato il cammino e condiviso l’impegno al servizio del dialogo, dello studio della Parola e dell’approfondimento spirituale.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: