domenica 16 aprile 2017
Diffuso il messaggio del Papa. Il pastore della comunità assisana: questa lettera vuol essere un ulteriore impulso alla Chiesa affinché si spogli di ciò che non è evangelico
L'arcivescovo Sorrentino e Papa Francesco

L'arcivescovo Sorrentino e Papa Francesco

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La Risurrezione di Cristo e la spogliazione di Francesco. Da Assisi l’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, rilancia una nuova evangelizzazione nel segno della sobrietà e dell’attenzione agli ultimi come vuole papa Francesco. Ed è proprio il Papa a dare attenzione alla città del Poverello che si sta preparando all’inaugurazione del Santuario della Spogliazione prevista a maggio.

Eccellenza, Pasqua è mistero di Spogliazione e lei ad Assisi ha voluto erigere un nuovo santuario legato al gesto clamoroso e coraggioso di San Francesco. Come si legano questi due eventi?

Basta guardare lo splendido affresco di Giotto nella Basilica superiore di San Francesco: il giovane figlio di Pietro di Bernardone, si è appena spogliato, fino alla nudità di tutti i suoi vestiti e beni terreni. Mentre il padre lo guarda stupito e contrariato, il vescovo Guido lo avvolge nel suo mantello. E lui, con le braccia levate nell’azzurro, rivolto verso la mano del Padre celeste, sembra volare. Spoglio di tutto, ma ormai libero. Nel mistero pasquale abbiamo la dinamica del morire per risorgere, dello spogliarsi per rivestirsi della libertà e della gioia di Dio. Gesù è il Dio che si è “spogliato” per morire per noi, e per restituirci la gioia di una vita in Dio. Francesco sta sulle sue orme.

Quale messaggio vuole dare alla sua comunità e per l’importanza che ha Assisi al mondo intero?

È tempo di ri-evangelizzare. A nessuno sfugge che, nella nostra Europa, anche nelle nostre regioni, la cultura e la società si allontano dal Vangelo. Ma per ri-annunciarlo c’è bisogno di prendere sul serio l’immagine evangelica di Dio, come risplende in Gesù. Che cosa è il Natale? Dio che si spoglia della sua grandezza per farsi bambino. Che cosa è la Pasqua? Dio che, in Gesù, si spoglia della sua gloria per morire per noi e farci risorgere con lui. Occorre partire di qua, tirandone le conseguenze di una vita nuova. Diventiamo sempre di più una comunità meno numerosa e meno potente sul piano sociale. Forse è provvidenziale, per ripartire con l’umiltà di Francesco di Assisi. Il gesto clamoroso che egli fece nel mio vescovado è un invito a prendere sul serio il Vangelo.

Qualche mese fa ha incontrato papa Francesco che cosa le ha detto di questa iniziativa?

Abbiamo ricordato insieme l’impatto che ebbe tre anni fa, nella sua visita ad Assisi, la sua scelta di sostare nella Sala della Spogliazione parlando a una rappresentanza di poveri. Il giorno prima c’era stata un’ennesima strage di migranti a Lampedusa. Egli levò forte la sua denuncia di una società iniqua, che “spoglia” tanti esseri umani della loro dignità. Auspicò una Chiesa capace di spogliarsi della mondanità per vivere del Vangelo. Ha apprezzato che, sulla base di quella sua riflessione, a Natale scorso io abbia volute erigere il Santuario della Spogliazione, nell’antica chiesa di Santa Maria Maggiore annessa al vescovado. Ha promesso un messaggio per l’occasione della solenne inaugurazione del prossimo 20 maggio.

È arrivato questo messaggio?

Sì, è arrivato. Porta la data della Pasqua. Si tratta di una lettera, indirizzata a me, tenendo presente il documento che ho promulgato per l’erezione del Santuario. È un discorso ampio, in cui il Papa riprende alcune tematiche fondamentali del Vangelo e della vita cristiana. Un messaggio veramente importante, che credo farà riflettere. In ogni caso è importante per la nostra comunità assisana e per I pellegrini che frequentano Assisi. Non si potrà far finta di nulla: il Santuario della Spogliazione ci mette davanti un «aut aut»: non ci si può dire cristiani e disattendere il Vangelo. Abbiamo tutti da convertirci.

Può anticipare qualcosa delle tematiche contenute nella lettera?

Il Papa innanzitutto ricorda l’emozione della sua visita assisana: avendo preso il nome di Francesco, nella Sala dove il giovane assisano si spogliò di tutto egli si sentì profondamente coinvolto. Ricorda l’emozione con cui parlò ricordando la strage di Lampedusa. Denuncia poi la scandalosa realtà di un mondo ancora tanto segnato dal divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare I destini dell’umanità. Dice del nuovo Santuario che è «profezia di una società più giusta e solidale», ma anche impulso alla Chiesa perché si «spogli» di ciò che non è evangelico. Ripropone le parole di Gesù, in cui chiede ai suoi apostoli di evangelizzare senza contare su oro ed argento, ma sulla forza della Parola di Dio e della testimonianza. Risale poi al cuore del mistero cristiano, additando in Gesù il Dio che si è «spogliato » per amore. Infine, facendo riferimento all’annunciato Sinodo sulla condizione giovanile, ha un significativa riflessione per giovani. Il Papa vuole una Chiesa che non abbia paura di annunciare loro la radicalità del Vangelo, ma mettendosi in mezzo a loro, accompagnandoli e valorizzandoli. Auspica che il nuovo Santuario sia per I giovani un luogo in cui sentirsi aiutati per il discernimento della loro vocazione.

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