martedì 3 marzo 2020
Tra le carte della Sezione per i Rapporti con gli Stati la conferma dell'aiuto agli Ebrei. L'arcivescovo Gallagher: emergerà anche l'odio del nasizmo verso Pacelli
Pio XII tra le strade di Roma durante la seconda Guerra mondiale

Pio XII tra le strade di Roma durante la seconda Guerra mondiale

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Tanti studiosi, una sessantina circa, provenienti da tutto il mondo si sono recati questo lunedì al portone di Sant’Anna in Vaticano per accedere poi per primi a una miniera di documenti custoditi nell’Archivio apostolico Vaticano (Aav) dedicati al lungo pontificato di Pio XII (1939-1958). Un materiale che custodisce e racconta i 19 anni di pontificato di Eugenio Pacelli (il più lungo in periodi recenti dopo quello di quasi 27 anni di Giovanni Paolo II) attraverso la catalogazione di sedici milioni di fogli, più di 15 mila buste e 2.500 fascicoli riordinati nell’arco di questi ultimi 13 anni grazie al lavoro certosino compiuto dagli officiali e studiosi dell’Archivio apostolico vaticano, guidato dal prefetto il vescovo barnabita genovese Sergio Pagano.

Ma sempre da questo 2 marzo per volere di papa Francesco è possibile accedere quasi in “contemporanea” all’Archivio Storico della sezione per i rapporti con gli Stati per consultare tutti i documenti inerenti al pontificato pacelliano. Una mole di documenti e di carte – che sono stati, tra l’altro la principale fonte di documentazione di indagine attorno all’iter della causa di beatificazione di Pio XII condotta dal gesuita Peter Gumpel e in anni recenti del domenicano Ambrosius Eszer – che ha spinto a realizzare una parziale digitalizzazione di questo archivio. Che da ora si potrà consultare da appositi computer collocati nella sala Pio XII all’interno della Torre Borgia messi a disposizione per circa 20 utenti.

Ad anticipare le principali novità di questo «progetto di digitalizzazione» incominciato «dieci anni fa» sotto papa Benedetto XVI è stato il direttore dell’Archivio storico della Segreteria di Stato, sezione Rapporti con gli stati, il belga Johan Ickx su le colonne de “L’Osservatore Romano” e sul sito “Vatican News”. «Una grande sfida tecnologica per l’Archivio Storico che si è trovato ad ideare gli scenari di crescita e adattamento nella lunga distanza pensando a degli apparati hardware e software in grado di supportare la notevole mole di documenti. – scrive lo storico belga – A tal proposito si è architettato e sviluppato un software con quale il fascicolo digitalizzato, come unità archivistica più piccola, viene interfacciato con un inventario. 1.300.000 documenti digitali, che saranno progressivamente completati con altri più di 700mila documenti, per un equivalente di circa 323 metri lineari».

Una sfida dunque vinta a giudizio di Johan Ickx perché tutto questo permetterà l’«acquisizione e conservazione digitale e, dall’altro, la fruizione virtuale delle carte da parte degli studiosi». Nel suo intervento lo studioso belga mette in evidenza che grazie alla facilitazione di accessi a questa documentazione si potrà consultare velocemente tutta l’attività diplomatica spesso sotterranea a favore degli ebrei messa in piedi attraverso i suoi più stretti collaboratori in Segreteria di Stato come il cardinale Luigi Maglione, Domenico Tardini, Giovanni Battista Montini e Alfredo Ottaviani. Proprio su questi argomenti si è spesso soffermato in anni recenti La Civiltà Cattolica con molti articoli firmati dallo scrittore della rivista lo storico Giovanni Sale.

Un passo e una svolta quella di questo lunedì che come ben spiega Ickx nel suo intervento avviene in continuità con la famosa pubblicazione – la cui corrispondenza «è proprio custodita in questo archivio storico» – promossa da Paolo VI dei famosi 12 volumi di Actes et documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondial condotta dai quattro gesuiti il francese Pierre Blet, l’italiano Angelo Martini, il tedesco Burkhart Schneider e lo statunitense Robert Graham.

«Dalle carte risulteranno evidenti – ha spiegato sempre questo lunedì 2 marzo in un’intervista a “Vatican News” il segretario per i Rapporti con gli Stati l’arcivescovo inglese Paul Richard Gallagher – gli sforzi fatti da Pacelli per cercare di rispondere alle richieste di aiuto per la salvezza dei perseguitati e dei bisognosi in pericolo di vita. Emergerà, sicuramente, anche l’odio del nazismo nei confronti della Chiesa cattolica e del Papa stesso».

Una mole di documenti a portata di clic «un milione di carte già digitalizzate e quasi altrettante in arrivo» a disposizione degli studiosi che permetterà di conoscere da “vicino” anche il resto del pontificato pacelliano negli anni del Dopoguerra. Si potrà così conoscere indirettamente i grandi gesti spesso lontani da riflettori di aiuto compiuti da Pio XII il “Pastor Angelicus” a favore di grandi figure di ecclesiastici che vivevano nei Paesi sotto influenza sovietica come i cardinali il ceco Josef Beran e l’ungherese József Mindszenty. Un evento quello dell’apertura di questi archivi che ci aiuterà a scoprire su Pio XII come direbbe lo storico gesuita Pierre Blet la sua grandezza di un quasi «precursore del Vaticano II».


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