venerdì 18 novembre 2022
Questo non vuol dire che dal 2000 a oggi ci siano stati 613 casi di pedofilia sacerdotale, ma che la Cei vuole fare chiarezza
La conferenza stampa di presentazione del report Cei sulla tutela dei minori e delle persone vulnerabili

La conferenza stampa di presentazione del report Cei sulla tutela dei minori e delle persone vulnerabili - Siciliani

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La Cei, in accordo con il dicastero per la Dottrina della Fede, avvierà al più presto un’indagine sui 613 fascicoli depositati dalle diocesi italiane presso lo stesso Dicastero dal 2000 a oggi, relativi ad accuse di abuso a carico di chierici. Il dato è emerso nel corso della conferenza stampa di ieri in cui è stato presentato il primo Report sulla rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili (del quale riferiamo più ampiamente a parte) e anche le Linee guida sulla tutela dei minori nelle scuole cattoliche, predisposto dal Consiglio nazionale della scuola cattolica.

In particolare, a proposito dei 613 fascicoli il segretario generale della Cei e arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi, ha fornito alcune precisazioni. «L’esistenza di 613 fascicoli - ha detto - non significa che ci sono 613 casi di pedofilia sacerdotale dal 2000 a oggi in Italia». Né vuol dire, tanto più, che ci siano a piede libero 613 preti pedofili. Il dato richiede una spiegazione che il presule ha fornito nel botta e risposta con i giornalisti.

Per prima cosa, ha notato in riferimento al periodo considerato (dal 2000 a oggi), «bisogna ricordare che solo dal 2000 le diocesi hanno l’obbligo, nel caso in cui sia stato segnalato un abuso, di trasmettere il fascicolo alla Dottrina della Fede dopo l’indagine previa che ne abbia accertato la non infondatezza». La ricerca perciò intende prendere in esame «dati reali emersi in sede istituzionale». I casi contenuti nei 613 fascicoli, però, ha precisato ulteriormente Baturi, «possono riferirsi anche a un arco temporale precedente al 2000».

Inoltre bisogna vedere il contenuto dei fascicoli. «Un singolo abusatore - ha esemplificato l’arcivescovo - potrebbe essere autore di più abusi. Così come potrebbe darsi che la segnalazione sia stata archiviata perché infondata. Bisogna dunque attendere i risultati della ricerca per una fotografia più precisa».

Il tutto sarà svolto attraverso metodologie di indagine, che vedranno anche la collaborazione di esperti indipendenti. L’approfondimento sarà di tipo sia qualitativo che quantitativo e servirà, ha ricordato il segretario generale della Cei, a verificare la tipologia, l’età e la provenienza degli abusatori, sia i profili generali delle vittime, anche al fine di affinare conoscenze e strumenti per prevenire possibili futuri casi.

Tutte le azioni che la Cei sta mettendo in atto, ha rimarcato Baturi, sono dirette a una sempre maggiore conoscenza del fenomeno. Questo sia per mettere in grado chi è chiamato a vigilare di farlo in maniera sempre più efficace, sia ad esempio per «monitorare attività che poi sono risultate le più pericolose».

Al termine dell’indagine sui 613 fascicoli attualmente esistenti verrà fornito anche il dato delle segnalazioni poi archiviate e delle assoluzioni dopo l’accertamento dell’insussistenza dei comportamenti criminosi denunciati. Infine la ricerca servirà anche a capire in quali casi, accanto alla denuncia al vescovo, che poi ha trasmesso il fascicolo alla Dottrina della Fede, è stata anche effettuata la denuncia alle autorità civili. Nell’attuale regolamentazione, infatti, non c’è un obbligo automatico, ma nelle linee guida varate dalla Cei, ha ricordato l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, c’è un «obbligo morale» di denuncia. «Stiamo però uscendo dall'idea che i panni sporchi si lavino in casa».
Il segretario generale della Cei ha anche sottolineato la novità dell’indagine, avviata in collaborazione con il dicastero della Dottrina della Fede. «È la prima volta al mondo ed è il segno di una volontà di mettere a sistema sistemi nuovi e sinergici, per una risposta sempre più efficace in termini di contrasto e prevenzione di questa piaga».

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