giovedì 25 giugno 2015
Si è conclusa l'ostensione. È durata 67 giorni: un continuo pellegrinaggio. L'immagine simbolo: Bergoglio che tocca la teca.
Nosiglia: un seme per far rifiorire la città
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Rimarrà quella mano alzata a toccare la teca, a 'salutare' la Sindone. Un gesto che ha sostituito tutte le parole possibili e ha regalato un 'magistero' altrettanto profondo. L’ostensione che si è conclusa ieri, una delle più lunghe della storia (67 giorni), è segnata soprattutto dal pellegrinaggio di papa Francesco, domenica e lunedì scorsi, venuto a concludere un 'cammino' che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo. La mano di Francesco tesa verso la Sindone sarà anche il soggetto della foto-ricordo che l’arcivescovo Cesare Nosiglia offrirà a tutti i volontari: le oltre 4mila 'giacchette viola' dell’accoglienza e tutti gli altri che hanno contribuito al funzionamento di una macchina complessa come quella dell’ostensione (forze dell’ordine, servizi sanitari, protezione civile, vigili del fuoco…). Il servizio dei volontari è una componente indispensabile dell’ostensione: proprio perché l'accoglienza alla Sindone riguarda e coinvolge la città intera. Questo tipo di partecipazione è una delle voci da segnare all’attivo nel 'bilancio' dell’ostensione: perché esercitare l’accoglienza serve prima di tutto ai torinesi, fa maturare un atteggiamento, una 'cultura del rispetto' indispensabili, in tempi di pluralismo etnico e religioso come gli attuali. Sempre all’attivo è da considerare l’impegno di Enti locali, sistema del credito, imprese grandi e piccole che si sono impegnati nell’organizzazione, in modi e con 'pesi' diversi ma con uno spirito comune, quello di 'fare sistema', per contribuire a creare un nuovo 'modello Torino', un territorio che non vive solo più di automobile ma è capace di emergere valorizzando altre risorse, a cominciare proprio da quelle dei suoi cittadini (Nel presente e nel futuro della città è scritto un grande impegno per la formazione, ad ogni livello, e per 'coltivare' le eccellenze della ricerca scientifica). La Sindone, o meglio l’ostensione, è strettamente connessa con questa esigenza di rilancio: da tempo si è capito che il richiamo straordinario costituito dall’esposizione del Telo è catalizzatore di potenzialità che, senza contraddirsi, vanno oltre la dimensione ecclesiale e religiosa. L’ostensione 2015 ha patito, soprattutto nei giorni iniziali, le incertezze e le preoccupazioni legate alle minacce terroristiche dell’estremismo islamico. In realtà poi tutto si è svolto in grande serenità, la gran parte dei pellegrinaggi è stata confermata - gite scolastiche incluse. Un altro elemento di preoccupazione iniziale era la vicinanza con l’ostensione precedente, celebrata nel 2010: ma si è potuto constatare, invece, che i gruppi più motivati sul piano ecclesiale (parrocchie, diocesi, associazioni laicali) non hanno affatto rinunciato al pellegrinaggio. I giovani e i malati, le forti presenze di stranieri, il pellegrinaggio di rappresentanti di altre confessioni cristiane e altre religioni hanno comunque qualificato l’ostensione che si è chiusa ieri come un momento 'alto' di quel cammino pastorale della Sindone iniziato con l’ostensione del 1978. Da allora la Sindone smise di essere una 'reliquia dinastica' di Casa Savoia e intorno al Telo fu possibile costruire una dimensione pastorale del tutto nuova, lungo la linea che ora sta dando i suoi frutti. Il campo delle ricerche scientifiche continua ad essere terreno privilegiato di interesse, attenzione, curiosità; ma ad esso si è affiancata, negli anni recenti, la realtà dell’ostensione come pellegrinaggio, momento di fede, di riflessione e di 'penitenza'. Più che mai la Sindone è, nel cuore e negli occhi dei pellegrini, il testimone di quell’'Amore più grande' (il motto dell’ostensione 2015) a cui tutti siamo chiamati. 
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