domenica 11 gennaio 2015
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«Ho avuto un invito per andare in Sri Lanka e anche nelle Filippine» disse papa Francesco sul volo di ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù in Brasile, «in Asia si deve andare, perché papa Benedetto non ha avuto tempo di andare, ed è importante». Per il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo e presidente della Conferenza episcopale dello Sri Lanka, la visita del Papa che inizia domani (con partenza alle 19 da Fiumicino e arrivo alle 9 di martedì a Colombo) è quindi il compimento di un desiderio remoto. Eminenza, qual è stata la parte più impegnativa nella preparazione di questo viaggio apostolico? Per diversi aspetti della visita è stato necessario lavorare insieme al governo dello Sri Lanka, il che ha richiesto numerosi incontri a vari livelli. L’inaspettata decisione di tenere le elezioni presidenziali cinque giorni prima dell’arrivo del Pontefice ci ha poi messo in una situazione complicata, che ha richiesto molta accortezza. Martedì è previsto un incontro di carattere interreligioso. Si parla spesso delle tensioni che vedono al centro l’etnia tamil o della crescita del buddhismo fondamentalista: quali sono invece gli esempi positivi che lo Sri Lanka può offrire dal punto di vista della convivenza fra religioni? Le tensioni che cita, etniche o religiose, sono causate solamente da gruppi di estremisti. Ci sono questioni sollevate dalla popolazione di etnia tamil che devono essere affrontate dai leader politici del Paese e siamo sicuri che saranno risolte pacificamente. Sul piano religioso, devo dire con franchezza che godiamo di una piena libertà. Le religioni coesistono piuttosto pacificamente. Non c’è persecuzione religiosa come alcuni media internazionali cercano alle volte di far passare. I pochi gruppi estremisti non sono accettati. La Chiesa cattolica mantiene relazioni cordiali con tutte le confessioni e ci sono numerosi forum interreligiosi a cui partecipiamo. Uno di questi è il “Congresso delle religioni”, che presiedo insieme a un alto rappresentante dei buddhisti. Un altro è “Religioni per la pace”, a cui partecipano numerosi vescovi. Ma ci sono anche bei rapporti umani, con visite frequenti e momenti di convivialità comune: io sono felice di avere tanti amici buddhisti, induisti o musulmani e amo il mio Paese per il suo spirito di tolleranza. L’oratoriano Joseph Vaz (16511711), nato a Goa, in India, e divenuto un apostolo dello Sri Lanka sarà canonizzato dal Papa. Quali aspetti della sua vita meritano di essere sottolineati e conosciuti? La bellezza dell’esempio del beato e ormai santo Joseph Vaz sta nel fatto che fu un missionario il cui cuore ardeva di amore per il Signore e per il bene spirituale dei cattolici del nostro Paese e fu disposto a rischiare tutto per loro. Avendo saputo delle persecuzioni a cui erano sottoposti i cattolici sull’allora isola di Ceylon da parte dei dominatori olandesi – c’era la pena di morte per i cristiani fedeli a Roma nelle aree da loro controllate – decise di andare in loro aiuto. Nell’area di Kandy fu arrestato dal re locale, che lo liberò due anni dopo colpito dalla sua santità. Vaz seguì una via di semplicità e di distacco da tutto. Fu sempre ottimista, imparò le lingue e la cultura del posto e testimoniò la forza dell’amore di Dio che rifulge nella debolezza dell’uomo. Non arrivò con i colonizzatori, ma da solo, in silenzio, affidandosi solo al Signore. In questo modo rivitalizzò e salvò la fede dei nostri antenati. Il Papa visiterà il Santuario di Madhu, che ha la particolarità di essere situato in una zona a maggioranza tamil: ci può dire qualcosa sulla devozione mariana nel Paese? I cattolici dello Sri Lanka sono profondamente legati alla Beata Vergine Maria. Nella nostra cultura la figura materna è venerata nelle famiglie. Anche nell’induismo c’è il culto della di alcune dee. La figura della Madre di Dio attrae quindi non solo i cattolici. La statua miracolosa di Nostra Signora di Madhu è considerata sacra dagli abitanti indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa, cosicché un po’ tutti visitano il Santuario. Il quale unisce quindi anche singalesi e tamil e ha contribuito a una migliore conoscenza reciproca fra i due principali gruppi etnici. Nostra Signora di Madhu ha un valore enorme per un vero processo di riconciliazione nel nostro Paese, dopo 30 anni di disastroso conflitto etnico. L’Asia è una frontiera cruciale per il cattolicesimo. Quali i 'carismi' che una Chiesa come quella dello Sri Lanka può offrire al continente e alla Chiesa universale? Lo spirito asiatico è profondamente religioso, plasmato da antiche fedi come il buddhismo, l’induismo, il confucianesimo, ecc. Eccetto poche comunità di cristiani, l’origine delle quali risale ai tempi post-apostolici, il cristianesimo in Asia è relativamente giovane. Sfortunatamente resta legato nella percezione collettiva al periodo coloniale, perché i missionari arrivarono insieme ai commercianti delle potenze straniere. Un’eccezione fu appunto Joseph Vaz, come dicevo, che venne solo e in silenzio come l’apostolo Tommaso. Nel continente asiatico, con milioni di fedeli che seguono il suo esempio, il cristianesimo può aiutare quelle antiche fedi religiose a fare esperienza del messaggio di Cristo in modo nuovo e a fare esperienza in modo più autentico della fonte di ogni bene, Dio stesso, come Cristo fece nel contesto ebraico e romano. La Chiesa dev’essere al servizio dell’Asia per aiutarla a tenere lontane le piaghe del secolarismo e del consumismo portate dall’esplosione dell’economia di mercato, aiutandola a preservare la propria anima. Ciò trasmetterebbe anche al cristianesimo quell’entusiasmo di cui il Papa parla in modo così suggestivo nella Evangelii gaudium. Il piccolo gregge dei cattolici può aiutare l’anima religiosa asiatica ad essere il lievito di ogni altra cosa. È una sfida che dev’essere abbracciata, come fece san Paolo con i filosofi ateniesi.
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