venerdì 13 settembre 2013
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La famiglia è «grembo accogliente ed esigen­te », ha appena finito di dire Bagnasco. Or­mai è quasi «uno slogan» ripetere che è in crisi, ma poi a questa crisi «è antidoto lei stessa», l’unico. E prima ancora erano risuonate anche le parole del Papa: «La famiglia è il lievito nella pa­sta della società», «la prima società naturale». An­nuiscono i molti politici in platea, sentono la ve­rità inoppugnabile di queste affermazioni, ap­plaudono, ma ammettono anche lo scollamento tra la politica e i valori su cui si dovrebbe fonda­re: «È facile riconoscere le necessità della famiglia e trovare un consenso condiviso – commenta Pao­la Binetti , deputata Udc –, difficile è trovare i mo­di per rispondere, specie quando la fragilità che riguarda anziani, malati e persone sole ha solo nel­la famiglia un punto di riferimento. È fonda­mentale riconoscere il valore della famiglia nella sua dimensione strutturale. Non a caso Francesco sottolinea che essa è l’unione stabile tra un uomo e una donna, aperta alla vita... Ma a questo pun­to in genere il consenso non è più così diffuso – denuncia Binetti –: questa Settimana sociale al­lora mette al centro la questione di quale fami­glia stiamo parlando. È questa la prima respon­sabilità dei cristiani qui convenuti».
Una responsabilità che richiama anche Edo Pa­triarca (Pd): «Sperimentiamo il divario tra le co­se di cui siamo tutti molto convinti, perché in­dubbiamente costituiscono il bene del Paese e non solo valori cattolici, ma poi non riusciamo a convertirle in decisioni concrete, e mi riferisco a noi politici ma anche alla realtà sociale, che è mol­to penetrata da concetti abnormi come la scis­sione tra sesso e genere o il matrimonio tra per­sone dello stesso sesso. Mi trovo a doverne di­scutere persino con amici credenti». Un divario molto sentito, se anche Gianluigi Gigli (Scelta Civica) sostiene che il coraggio di dire la loro, an­che a costo di andare contro corrente, molti po­litici non l’hanno: «Occorre che tutti i parlamen­tari cattolici, in qualunque schieramento militi­no, si confrontino attentamente con l’elevato mes­saggio che Papa Francesco e il cardinale Bagnasco ci hanno dato. Senza discipline di partito». La po­sta in gioco è troppo alta per anteporre lo scon­tro ideologico al bene comune: «Come dice Fran­cesco, senza la cura per i giovani e gli anziani per­diamo la promessa e la memoria».
La famiglia, dunque, è un po’ il contenitore di tut­ti i grandi temi che caratterizzano i nostri giorni, la soluzione alle emergenze, il luogo delle sicu­rezze cui naturalmente ci rivolgiamo quando cer­chiamo risposte. «È un tema oggi al centro di tut­te le speranze di questo nostro mondo – ricono­sce Flavia Nardelli, deputata Pd e segretario del­la commissione Cultura alla Camera –. Dobbia­mo spingere il più possibile per non snaturarla, ripensando allo sforzo dei padri costituenti, che pur provenendo da fronti opposti trovarono que­sto compromesso straordinario che è la famiglia vista come la base irrinunciabile dei valori di o­gni società». Ma proprio nel ruolo che, almeno in teoria, tutti attribuiscono alla famiglia vede un pericolo Mariapia Garavaglia (Pd): «Facciamo at­tenzione, spesso oggi riconoscerle tutta la forza e le energie positive che ha diventa un alibi per far­le fare tutto da sola: tanto regge bene le sfide del­la solidarietà, dell’assistenza agli anziani, del man­tenimento dei giovani disoccupati... Ma tutto que­sto pesa interamente sul nucleo familiare, e in particolare sulle donne. Occorrono invece misu­re concrete per ridarle ossigeno».
Proprio quelle che ha raccontato, fatti alla mano, il presidente della Regione Piemonte, il leghista Roberto Co­ta: «la famiglia è un’istituzione, non un fatto pri­vato, diventa fondamentale nei momenti di cri­si, è un ammortizzatore sociale, un ponte verso il futuro. Allora bisogna che lo Stato urgentemen­te attivi il Piano nazionale per la famiglia del 2012, con misure a sostegno del congedo parentale e il quoziente familiare. Pur nelle difficoltà, ho atti­vato tre realtà: la presenza delle associazioni pro­vita negli ospedali e nei consultori secondo la leg­ge 194, l’introduzione del quoziente familiare nelle quote di addizionale Irpef e la parità scola­stica, che significa libertà di scelta educativa per le famiglie grazie al buono scuola».
Se dunque, come ha ricordato Bagnasco, oggi l’uo­mo si è accorto che il grande sogno del farsi da sé non ha tenuto, se il suolo umano si è inaridito ed è diventato sabbia, ritrovare serenamente i propri riferimenti valoriali attraverso il dialogo non so­lo tra credenti ma con tutte le persone di buona volontà è l’impegno della Settimana sociale, «nel­la mia Torino – ha sottolineato il sindaco Piero Fassino (Pd) –, la città in cui importanti istituzioni di solidarismo cattolico nate dall’impegno dei santi sociali come il beato Cottolengo, don O­rione o san Giovanni Bosco insieme al pensiero laico di Gobetti, Gramsci, Bobbio e Foa hanno of­ferto al Paese un modello di democrazia e ric­chezza culturale ineguagliabile».
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