sabato 20 giugno 2015
Nelle analisi il richiamo alla giustizia e al grido degli «ultimi»
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Ha avuto una vasta eco l’enciclica sulla «cura della casa comune» di papa Francesco. Il testo «è un monito che vale sia per i credenti che per i non credenti: il tema dell’ambiente è tra i più seri», afferma Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, durante la sua visita ad Expo. «La sollecitazione del Papa – prosegue – va tenuta a mente per il summit di Parigi che si terrà a fine anno: l’ambiente è un tema centrale per il futuro e per le prossime generazioni». Per il ministero degli Esteri, Paolo Gentiloni, «è un errore considerare quello del Papa come un messaggio politico, perché il suo è un messaggio universale». Secondo monsignor Mario Toso, segretario emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e vescovo di Faenza-Modigliana, «il proposito di coinvolgere tutti in un ampio movimento ecologico» è l’autentico contenuto dell’enciclica. «La complessità della crisi ecologica e le sue molteplici cause – osserva – esigono l’apporto sia degli uomini di fede sia delle persone che non credono, della scienza come della religione. Le soluzioni, afferma il Pontefice, non possono venire da un unico modo di interpretare e trasformare la realtà». Il presidente dell’Associazione biblica italiana, don Luca Mazzinghi, indica fra gli aspetti che più colpiscono nel documento «la forte attenzione data dal Papa all’idea che i beni della terra sono per tutti. Troppi presunti cristiani non ascoltano più né il grido della terra, né il grido dei poveri e lasciano parlare piuttosto la voce della tecnocrazia, del denaro e del potere, in una visione nella quale tutto è da considerarsi “usa e getta”, a partire dalla vita stessa degli esseri umani».  Definisce l’enciclica un «documento di importanza storica» il portavoce della Tavola della pace, Flavio Lotti. Che aggiunge: «Il testo è un grande progetto collettivo di cambiamento e di salvezza. Ed è una guida al contributo personale da usare con creatività e generosità, uno strumento per educarci ed educare a vivere responsabilmente». Secondo il docente di diritto privato all’Università Europea di Roma, Alberto Gambino, il Pontefice «ci richiama a un cambio di comportamenti e stili di vita, altrimenti il rischio che i nostri figli non vedano il mondo che abbiamo conosciuto noi è molto concreto».
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