martedì 15 marzo 2016
​Il sociologo: «L'uomo di oggi non si riconosce e nemmeno si vede nel volto dell'altro»
Belardinelli: siamo scivolati verso la neutralità morale
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C’è un «filo rosso» che percorre l’intera prolusione del cardinale Bagnasco – commenta Sergio Belardinelli, ordinario di Sociologia dei processi culturali all’università di Bologna – ed è la grande crisi antropologica dell’uomo di oggi, che «non riconosce se stesso ma nemmeno si vede nel volto dell’altro, che ha rinunciato a una sua identità morale ed è scivolato in una 'neutralità morale' catastrofica. Un uomo che non sa più chi è». Ciò accade «quando la verità perde il suo significato»: allora tutto diventa possibile. Tutte le crisi odierne derivano da qui. Anche gli egoismi europei: il nostro continente era la culla della civiltà, venuta meno questa, non ha più nulla in cui riconoscersi. È necessario ricostruire il senso di indisponibilità di qualcosa, e la più evidente tra le cose indisponibili è la verità, il criterio che non dipende da me. Posso mentire, posso manipolarla, ma la verità resta tale. Hannah Arendt scrive che il suddito ideale per nazismo e comunismo non è il nazista o il comunista convinto, ma l’uomo per cui la differenza tra ciò che è vero e ciò che è falso non esiste più. E oggi ci siamo. In una società in cui è possibile dire tutto, come può esserci qualcosa di intangibile? Forti sono i riferimenti all’emergenza educativa. Dietro la quale vediamo di nuovo la crisi antropologica. L’educazione non è una pratica simmetrica, ci sono un educatore e un educando che non sono sullo stesso piano, uno sceglie per l’altro. Allora quantomeno ci deve credere, deve essere convinto che sta facendo il bene dell’altro, invece la nostra società ha rinunciato a formare, convinta che sia meglio la neutralità etica. Ma l’educazione non può essere neutrale, sarebbe una contraddizioni in termini. Marcata le denuncia delle derive «individualiste, radicali, liberiste». 'Liberiste' ma in realtà calate dall’alto, perché ciò che sta veramente venendo meno è proprio l’idea di libertà. Il potere di cricche private e pubbliche sottopone il Paese a un doppio regime: sul piano politico ed economico siamo tutto meno che padroni della nostra esistenza, mentre sul piano morale ci hanno dato libertà di fare quel che ci pare e piace, ma questo è l’esatto opposto del pensiero liberale, per il quale avremmo bisogno di una politica libera e di una vita morale con convinzioni profonde. Può l’Europa, antica culla di diritti, «erigere muri e scavare fossati?» Perché il tragico tema delle migrazioni lascia indifferenti? È sempre la crisi culturale a investire la vecchia Europa e intaccare l’idea che abbiamo di uomo: se ne avessimo ancora l’idea giusta, sapremmo vedere in quei disgraziati una parte di noi stessi. «Non scappano da guerre ma per stare meglio», dice qualcuno... Che differenza fa fuggire dalla guerra o dalla fame? Non lo comprendo. Idee chiare su questo punto le ha solo la Chiesa, vera avanguardia culturale, che dovrebbe esserne più orgogliosa. Ruolo dei cristiani – scrive Bagnasco – è anche dare risposte chiare nel dibattito pubblico, «contributo specifico alla costruzione della società comune». È una presenza necessaria, ma con la distesa consapevolezza che anche tra cristiani si possano avere opinioni diverse. Ad esempio sull’immigrazione si può discutere delle diverse strategie, ma tenendo ferma l’identità culturale che ci dice cosa nonsi può fare e cioè rigettare a mare i profughi. Ci sono tanti modi per stare su questa terra da cristiani, l’incertezza del mondo non mi dispiace, ha a che fare con la nostra libertà, invece proprio in nome della sicurezza ci dicono di fare cose indecenti, come scartare i più poveri o non avere figli. Il mondo oggi vorrebbe tutto organizzato, l’incertezza gli è insopportabile. E proprio di inverno demografico parla la prolusione. La famiglia combatte con umile eroicità, ma è sempre più evidente lo scollamento tra la «bolla» irreale di certa politica e la realtà concreta della gente. Il calo demografico è il segno più evidente di una devastante crisi di fiducia e speranza nella vita: una società che non ha figli ha stretto un patto a doppio giro con la morte. Per nostra fortuna, però, la famiglia tiene e il Paese sta in piedi per questo, non solo dal punto di vista economico. Non scordiamo poi che in Italia ci sono 5 milioni di volontari... Se la cultura politica è sfilacciata e si perde in fantasie, c’è un tessuto sociale che regge.
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