martedì 27 gennaio 2015
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Gli errori non vanno ripetuti. La crescita economica? Auspicando che sia dietro l’angolo e i tenui segnali positivi mantengano le promesse, una consapevolezza esce rafforzata da questi anni di crisi: «La crescita economica deve andare di pari passo con la crescita spirituale, ossia con il saper sperare e costruire futuro ». Mauro Magatti, preside della Facoltà di sociologia all’Università Cattolica di Milano, commenta così l’ultimo paragrafo della prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, quello dedicato al 'Paese'. Se la forbice tra i pochi che hanno sempre di più e i molti che se la passano sempre peggio si allarga, a rischiare è la stessa «coesione sociale». Il tono del presidente della Cei sembra drammatico... Di sicuro siamo a un punto critico e Bagnasco aggiunge la sua voce per ricordare che ormai abbiamo consumato quasi tutto ciò che avevamo accumulato Ma subito indica come riagguantare l’equili- brio perduto: lo snodo sta nel lavoro e nell’occupazione. Quel lavoro e quell’occupazione che per lui sono «l’urgenza»? Creare lavoro è urgente e necessario almeno quanto raggiungere un equilibrio finanziario. Però per ottenere questo equilibrio c’è modo e modo. Cominciamo dal modo sbagliato. Bruciare il patrimonio del Paese, dissiparlo, svenderlo. È il nostro peculiare patrimonio di storia, di cultura, certo anche di economia, di modo tipico di fare impresa e creare lavoro, un patrimonio con una forte radice cristiana. Va modernizzato, ma senza troppo smagliarlo, per evitare conseguenze negative a lungo termine. E il modo positivo? La ripresa deve impegnare tutti e avere tutti per protagonisti. Bagnasco parla degli investimenti: chi ha di più deve dare di più. I denari ci sarebbero, ricorda il presidente della Cei, a mancare sono gli investimenti, gli imprenditori che rischiano, a ragion veduta ma rischiano. E senza investimenti, il declino economico è pressoché certo. In sintesi, ci vengono ricordate tre cose: la coesione sociale come urgenza; trasformare non significa distruggere; e chi più ha più dia. Non solo: siamo anche invitati a evitare autolesionismo e demoralizzazione. Rischi reali? E quanto forti? La fiducia è importante e senza la fiducia è difficile costruire il futuro, anche solo in chiave economica. Se la crescita che desideriamo non riguarda solo l’alchimia finanziaria, e non è solo meccanicismo economistico, allora a entrare in gioco sono anche e soprattutto le energie umane, ed è importante che la politica sappia ascoltare i movimenti generativi e chi ne è protagonista. In altri termini, la crescita economica non può fare a meno della crescita spirituale, ossia del saper sperare e costruire futuro. Questo tema rilanciato a Bagnasco non sembrerebbe forse preparare il terreno al Convegno ecclesiale del novembre prossimo, dove una parola chiave sarà 'umanesimo'? Alla base della finanziarizzazione dell’economia c’è un individualismo radicale contrapposto a un io relazionale su cui fondare coesione sociale e futuro. C’è un tipo d’uomo capace di vedere che non esiste contraddizione tra crescita personale e crescita della comunità. E questo è lo spirito nuovo con cui uscire dalla crisi.
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