giovedì 26 novembre 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
Che cosa ci fa un piccolo fratello di Charles de Foucauld nello slum di Kangemi? Neanche a dirlo, si occupa degli ultimi tra gli ultimi: i più poveri, i malati di Aids e ora anche i carcerati, specialmente quelli condannati all’ergastolo. Fratel Alain Ragueneau, francese di origine, ha trascorso tutta la vita in Africa. Prima in Tanzania e da quindici anni a Nairobi, nello slum in cui domani mattina comincerà la sua giornata papa Francesco. «Una visita veloce ma significativa. Forse quella simbolicamente più importante del suo viaggio in Kenya. Almeno noi che viviamo qui la percepiamo in questo modo. A Kangemi, incontrerà il volto vero della povertà».  Ad aspettare il Papa ci saranno 1.200 persone, 400 della parrocchia di Kangemi e il resto proveniente dagli altri slum della città. «A Nairobi, circa il 60 per cento della popolazione vive sul 3 per cento della terra. Questo significa che moltissima gente è ammassata nelle bidonville, in condizioni di povertà e degrado enormi», precisa fratel Alain. Che aggiunge: «Questo Paese è anche uno di quelli in cui il gap tra ricchi e poveri è tra i più grandi al mondo. È un Paese dove ci sono enormi ricchezze, concentrate in poche mani, mentre circa metà della popolazione continua a vivere sotto la soglia di povertà». Ed è proprio questo un tema su cui molti si aspettano parole forti dal Papa: povertà, ma anche ingiustizie, corruzione, sperequazioni, diseguaglianze… «I nostri poveri di Kangemi sono molto felici di incontrare il Papa – conferma fratel Alain –. C’è una grandissima aspettativa. A molti di loro sembra che Francesco sia l’unica persona davvero disponibile ad ascoltarli. I poveri lo sentono molto vicino». Lo stesso non vale per i leader del Paese, che invece sembrano sempre più lontani dalla gente. E che, divisi da feroci diatribe politiche, non paiono capaci di affrontare unadelle sfide più urgenti: quella dell’unità. «È un tema forte e cruciale per il futuro del Kenya – conferma Ragueneau – e riguarda non solo la politica, ma anche le divisioni etnico- religiose, che spesso si legano al fenomeno del terrorismo islamista. La strage degli studenti di Garissa e i molti conflitti sparsi per il Paese hanno aperto ferite profonde». Anche l’incontro con i giovani sarà un momento molto importante e significativo, conferma il religioso. Pure loro, come i poveri di questa immensa città, hanno bisogno di qualcuno che li ascolti e li accompagni. Anche nella Chiesa. «Il ruolo dei laici e la loro responsabilità nella Chiesa è una questione che andrebbe affrontata, a mio avviso, più a fondo. Quest’anno, per la prima volta, nella Chiesa di Nairobi il numero dei preti deceduti supera quello dei nuovi ordinati. È un segno che spero stimoli a un maggior confronto sulla questione dei laici, sul loro coinvolgimento anche in ruoli di responsabilità, nonché, più in generale, sulla loro reale partecipazione alla vita della comunità. Circa il 60 per cento dei cattolici di Nairobi non riceve i Sacramenti, in particolare quello del matrimonio. E anche la frequenza alla Messa e alle attività parrocchiali sta diminuendo. Mentre tutt’attorno vediamo crescere una quantità di chiese di tutti i tipi. Anche questo ci deve interrogare». Ma soprattutto, conclude il religioso, «spero che la visita di Francesco ci aiuti a diventare ancora di più quello che sogno da sempre: una Chiesa povera per i poveri».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: