sabato 11 ottobre 2014
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«Può prendere la parola il cardinale Karl Marx». Karl? Momenti di imbarazzo e qualche risolino l’altro ieri al Sinodo. Qualcuno avrà pensato: «Ora ci manca solo che arrivi l’esortazione: 'cardinali di tutto il mondo unitevi'». Ma si è trattato solo di un lapsus. Il cardinale invitato a prendere la parola non era evidentemente Karl, ma Reinhard, arcivescovo di Monaco, che con il fondatore del marxismo condivide soltanto il cognome.Ma, al di là delle battute, emerge con sempre maggior evidenza che la questione dei divorziati risposati – pur drammatica e importante – ha contorni essenzialmente occidentali. Non caso, più di un vescovo asiatico ha invitato a spostare il discorso sullo stile di vita delle famiglie cristiane e sulla qualità del matrimonio. La testimonianza forte deve arrivare da lì. È noto come nella maggior parte dei Paesi asiatici i cattolici siano minoranza più o meno esigua. Ma la simpatia con cui le altre religioni, a partire dai buddisti, guardano al cristianesimo – hanno in sostanza spiegato i presuli dell’estremo Oriente – è direttamente proporzionale alla capacità delle coppie cristiane di testimoniare la bellezza del matrimonio in Cristo. Da qui la richiesta  di un percorso più accurato per la preparazione alle nozze e di una catechesi specifica per accompagnare le coppie. Dai vescovi africani invece forte accento sull’emergenza povertà che tritura tanti nuclei familiari. Mentre dalla Grecia è arrivato un appello: «Basta con i pacchetti turistici che includono le più belle isole dell’Egeo come 'location' per il matrimonio».
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