giovedì 11 aprile 2013
​Il cardinale Betori: «Del Papa impressiona la grandezza della personalità». Il presidente della Conferenza episcopale toscana assieme agli altri presuli della Regione ecclesiastica in visita ad limina da papa Francesco. La Liguria era stata l'ultima regione ecclesiastica a incontrare Benedetto XVI, la Toscana è la prima a recarsi da Francesco, che concluderà le "consultazioni" con il discorso all'Assemblea generale della Cei il maggio prossimo
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La terra delle Misericordie incontra il Papa della misericordia. Si potrebbe presentare così la visita ad limina dei vescovi toscani che inizia oggi in Vaticano. Per papa Francesco è la prima volta in assoluto, anche se l’impegno è ereditato dall’agenda del suo predecessore, che prima dell’inizio della sede vacante aveva ricevuto – per ultimi – i vescovi di Liguria e Lombardia. Ora il "giro d’Italia" riprende dalla Toscana. Una Chiesa che, come sottolinea l’arcivescovo di Firenze e presidente della conferenza episcopale regionale, il cardinale Giuseppe Betori, ha nel servizio della carità verso le periferie esistenziali uno dei suoi storici punti di forza. Qual è oggi il volto delle Chiese di Toscana?È un volto naturalmente caratterizzato dalla sua storia, con tutte le vicende che l’hanno segnata. Penso di poter dire però che le nostre diocesi non smettono di essere ancora oggi una presenza viva sul territorio e quindi uno strumento di annuncio del Vangelo e di testimonianza significativa dell’amore di Dio. <+nero>Lei accennava alle vicende che hanno segnato questa regione. Si riferiva a forze storicamente ostili alla predicazione del Vangelo?<+tondo> La Toscana risente oggi della stessa tendenza di tutta l’Italia verso la secolarizzazione. Qui accentuata dal fatto che sussistono forti radici illuministiche portate dal Granducato dei Lorena, le quali hanno lasciato profondi segni anche nella mentalità e nella società. Quindi oltre che con le problematiche odierne, dobbiamo confrontarci con un retaggio che già nei secoli scorsi ha segnato in senso secolaristico il rapporto con la religione. Quali sono gli strumenti più utilizzati delle diocesi toscane per la nuova evangelizzazione?Innanzitutto il tessuto delle parrocchie che è stato – ed è – anche in Toscana il grande strumento di presenza della Chiesa accanto alla gente. Tuttavia la nostra buona rete di parrocchie incomincia a manifestare degli aspetti critici a causa del calo delle vocazioni sacerdotali e del numero dei sacerdoti, per cui oggi sono molte le situazioni in cui un sacerdote deve tenere più parrocchie. Questo elemento critico per il futuro si accentuerà, a meno che non si intervenga – come stiamo cercando di fare – sulla conduzione stessa delle parrocchie attraverso una maggiore corresponsabilità del laicato. Devo infatti ricordare che sono presenti numerose aggregazioni laicali antiche e nuove che arricchiscono la vita della nostra Chiesa. Così come non è possibile dimenticare le testimonianze di vita cristiana esemplare non solo dei secoli passati, ma anche della contemporaneità. Ad esempio il cardinale Elia Dalla Costa, don Giulio Facibeni, fondatore dell’Opera Madonnina del Grappa, e il sindaco Giorgio La Pira. Anche cultura e solidarietà caratterizzano l’esperienza della Chiesa in Toscana. Com’è la situazione sotto questo profilo?Effettivamente sulla struttura portante delle parrocchie la tradizione toscana ha aggiunto questi altri due fattori intrecciati tra di loro. Il primo è la grande presenza della tradizione caritativa. Qui sono nate le Misericordie e qui continuano a nascere invenzioni sempre nuove sul piano della carità. Questo rende la Chiesa prossima a tutte le situazioni di frontiera della vita delle persone e delle società. C’è poi la rilevanza culturale e artistica della fede, per cui la fede stessa ha prodotto nei secoli un patrimonio culturale ed artistico di elevatissimo valore che oggi funziona come uno strumento di annuncio e di catechesi non indifferente. Inoltre, molto spesso le grandi creazioni artistiche della fede sono realizzate nei luoghi della carità. Quindi potremmo dire che il Papa della misericordia riceve la terra delle Misericordie. Penso che il Santo Padre entrerà facilmente in sintonia con questo aspetto delle nostre Chiese. Quindi siamo molto lieti di poter fare questa esperienza con lui, senza però dimenticare il grande dono che è stato per la Chiesa italiana e per le nostre Chiese di Toscana Benedetto XVI. Lei ha vissuto l’esperienza del Conclave. Com’è Papa Francesco visto da vicino?Anzitutto impressiona fortemente la grandezza della sua personalità. Ed è stato subito chiaro che egli si stagliava in mezzo a noi proprio per questa personalità forte, ma al tempo stesso umile, che si è attirata dall’inizio l’attenzione e la benevolenza dei confratelli. Le visite ad limina e la situazione del Paese. Qual è il contributo che la Chiesa può dare alla soluzione dei problemi?La visita ad limina è prima di tutto esperienza di comunione. Io penso che questa esperienza possa essere utilissima anche per la vita civile, al fine di invitare alla ricerca del bene comune della nazione (con particolare attenzione alle situazioni di maggior disagio), evitando lacerazioni e particolarismi che non portano nulla di buono.
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