sabato 16 aprile 2016
Bettega (Cei): un chiaro messaggio ecumenico all’Europa
COMMENTA E CONDIVIDI

Andando insieme a Lesbo, Bartolomeo, Francesco e Ieronymos hanno voluto «dire con estrema chiarezza all’Europa e al mondo intero che il "problema" dei profughi va affrontato insieme. Contrariamente a quanto la nostra vecchia Europa sta (o non sta?...) facendo, quasi intrappolata da divisioni interne, da contrasti che si credevano superati e che invece riaffiorano e parlano ancora con forza, contrariamente a questa incapacità di generare un pensiero e un’azione congiunta, con questo loro gesto comune i tre vescovi vogliono dire che le Chiese invece ci provano». È il commento di don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, per l’agenzia Sir. «Non si tratta di rivendicare un primato di azione delle Chiese sui governi nazionali o sul governo europeo», aggiunge Bettega, ma «di affermare che essere cristiani significa avere gli occhi aperti, cercare soluzioni immediate e concrete, saper fare spazio all’altro e farlo nel proprio cuore oltre che nelle strutture di accoglienza».

 

La Dichiarazione congiunta dei tre leader religiosi, documento molto significativo anche in chiave ecumenica, «ci consegna un messaggio di una grande attualità anche politica: nel corso dei secoli della nostra storia come cristiani abbiamo spesso costruito muri tra noi, ma finalmente abbiamo capito che essi sono il segno più tangibile del fallimento della nostra testimonianza di discepoli del Risorto». Il «cammino comune verso una comunione sempre più concreta tra le Chiese cristiane non è privo di difficoltà», sottolinea il direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo, «ma la Chiesa cattolica, le Chiese dell’Ortodossia più antiche e più recenti e tutte le Chiese nate in modi diversi dalla Riforma di Lutero hanno capito che costruire muri non serve a niente, e lo vogliono dire con forza a chi invece si ostina ancora a pensare che proprio essi siano la soluzione». Il messaggio che giunge dal patriarca di Costantinopoli, dal vescovo di Roma e dall’arcivescovo di Atene invita dunque «a ritrovare quello stile di apertura, di confronto, di dialogo che caratterizza la democrazia autentica. Che, guarda caso, è nata proprio in Grecia, e che da Lesbo, da Lampedusa e da molti altri luoghi simbolo dell’accoglienza può ancora rinascere».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: