sabato 7 giugno 2014
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70° del Centro Sportivo Italiano Omelia di monsignor Nunzio Galantino ROMA - Chiesa di S. Maria in Traspontina, 7 Giugno 2014) 1. Sono certo che la vostra attesa per l’incontro del pomeriggio col Santo Padre cattura tutta la vostra attenzione emotiva e riempie le attese di questa giornata. E questo è davvero molto bello ed importante, perché chi non è più capace di emozionarsi è un pover’uomo ed è una povera donna.  È bello essere in tanti a desiderare l’incontro con un uomo che, con semplicità e con tanta spontanea immediatezza, ci parla di Gesù e della bellezza di essere suoi amici e suoi discepoli. Sapete però da dove il Papa ricava questa sua energia e questa forza che trascina e testimonia? La ricava dalla preghiera e dall’Eucaristia; come la preghiera che noi stiamo rivolgendo al Signore e come l’Eucaristia che noi stiamo celebrando. Vedete cosa sono capaci di produrre la preghiera e l’Eucaristia, quando vengono vissute bene? Ci consegnano uomini e donne straordinari, come il Papa e come tanti altri! Il Papa che ricava dalla preghiera e dall’Eucaristia la sua forza è proprio come un atleta! Forse anche voi stessi sperimentate questo. Un atleta, in vista di una grande e importante prestazione, oltre che di allenamento fisico, ha bisogno di “ritiro” e di “silenzio”. Il Papa, dalla preghiera e dal silenzio, ricava la forza che lo fa essere uomo di straordinaria comunicazione e testimone credibile di Gesù; tanto che voi avete fatto tanti chilometri per incontrarlo, ascoltarlo e pregare con lui. 2. Noi siamo qui, in questa Chiesa, per fare come lui: siamo uomini e donne che - dopo aver ascoltato e pregato e dopo aver incontrato il santo Padre – devono andare incontro agli altri per dare la loro grande prestazione, che consiste nel testimoniare Gesù e dire, con la vita, che averlo per amico è straordinariamente bello e che, averlo come nostro allenatore, fa di noi degli uomini e delle donne vincenti! Sì, è questa la più grande prestazione: vivere e testimoniare la bellezza di una vita vissuta nella lealtà e accompagnati da Gesù! A questo proposito, voglio ricordare che il 10 Maggio scorso, a oltre trecentomila giovani studenti e operatori della scuola, il Papa ha fatto ripetere per tre volte una frase che, poco prima, aveva pronunziato nella sua testimonianza l’olimpionico di ginnastica Yuri Keki: «Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca!». 3. Le letture della Messa di oggi ci parlano un po’ della squadra di Gesù. O meglio, ci parlano solo di alcuni atleti della squadra di Gesù. La prima lettura ci ha presentato un campione di quelli che ognuno vorrebbe avere in squadra: S. Paolo. Nel breve brano ascoltato, è lui stesso che ci parla di sé. Ci parla delle sue difficoltà, degli sforzi fatti per non farsi ridurre all’impotenza dai poteri forti; e confessa anche la sua voglia di non voler camminare da solo: «Vi ho chiamati – si legge nella prima lettura – per vedervi e parlarvi». Che bello! Paolo, come ogni atleta, non è un navigatore solitario, non è un atleta isolato. È uno che avverte il bisogno di fare squadra, di stare con gli altri, di parlare agli altri e di raccontarsi a loro. 4. Noi siamo qui, oggi, per ricordare i 70 anni del Centro Sportivo Italiano. Una realtà che ha allenato e continua ad allenare ad essere come San Paolo: uomini e donne che non vogliono essere navigatori solitari; uomini e donne che si incontrano, si danno degli obiettivi comuni, si danno delle regole e si impegnano a rispettarle, hanno voglia di non fermarsi perché il record più bello è quello che si deve ancora conquistare e per il quale ci si sta ancora allenando! In un mondo come il nostro, che consuma tutto e subito, settant’anni sono davvero tanti! E sono il segno di un’esperienza che vive e dà vita. Non una vita qualsiasi. Ma un’esperienza che trasmette una vita ed educa a una vita che è il frutto della voglia di incontro e del desiderio di fare di questo incontro una opportunità di crescita. Così io stesso ho vissuto la mia esperienza di atleta CSI nei miei anni giovanili. Quando oggi sento lamentele dentro e fuori della Chiesa; quando sento formatori scoraggiati perché non riescono più a intercettare i giovani, mi chiedo: quanto impegno mettono costoro a farsi, loro per primi, “evangelizzare” dallo sport, soprattutto da quello praticato nel rispetto dei principi ispiratori che hanno portato il CSI ad essere la straordinaria realtà che tutti conosciamo? Io non ho conosciuto il CSI come semplice insieme di strutture e di persone capaci di aggregare. Non basta aggregare, anche se oggi c’è la mitizzazione della “socializzazione” a prescindere! Non basta tenere o voler tenere insieme dei ragazzi/giovani! Chi convoca – e quando il CSI convoca – deve chiedersi perché lo fa! Il perché lo si fa dà valore a tutto! Il perché si mettono insieme dei ragazzi e dei giovani è il valore aggiunto, capace di fare del dirigente e dell’atleta CSI un uomo/donna nuovi e affidabili. Uomo/donna nuovi, perché convinti che si sta insieme per ricevere, ma anche per dare. La logica della reciprocità deve fare la differenza tra lo sport proposto dal CSI e lo sport praticato a prescindere! Uomo/donna affidabili, perché convinti che la sacrosanta voglia di vincere e di raggiungere obiettivi non si allea mai con l’imbroglio, la sopraffazione e l’emarginazione di chi è meno dotato. Non credo che lo sport da solo, soprattutto lo sport praticato a qualsiasi costo, sia di per sé una prassi educativa. 5. E questo lo ha capito bene e presto la Chiesa italiana, che da sempre è stata – e a mio parere dovrebbe in maniera più consapevole tornare ad essere – grembo fecondo di un impegno sportivo capace di coniugare la voglia di misurarsi e gareggiare con la fatica di farlo nel rispetto di sé e degli altri. E lo sappiamo, educarsi al rispetto di sé e degli altri è una forma di ascesi; è una vera e propria pratica spirituale, che oggi scarseggia. Di qui, l’appello alla responsabilità per rendere più bello e vivibile il nostro mondo, facendo fare esperienza/esercizio di questo tipo di ascesi/spiritualità, fatta di rispetto di sé e degli altri. Rispetto non solo o non tanto di chi sa già difendersi ed imporsi da solo. Troppo facile e soprattutto… inutile in un mondo, come il nostro, incapace di mettere in corsa e di far scendere in campo tutti, a cominciare dagli ultimi. Rifiutate di contribuire a ingrossare le fila di coloro che stanno solo e sempre dalla parte dei presunti vincenti della vita! Fatevi raccoglitori e promotori di quelli che altri considerano “scarto”. Auguri CSI! Nunzio Galantino Vescovo di Cassano all’Jonio Segretario generale della CEI
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