giovedì 12 maggio 2016
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VICENZA Sul tavolo del governo sta per arrivare una missiva urgente dal Veneto. La Regione hiede 100 milioni di euro subito per assicurare acqua pulita a 300 mila veneti e altri 100 milioni l’anno per gli interventi sanitari sulla popolazione che vive nella 'zona rossa' di 79 comuni contaminati dai Pfas. Il governatore Zaia nella lettera inviata a inizio settimana sollecita «un intervento straordinario » di palazzo Chigi sull’emergenza ambientale che minaccia la salute degli abitanti di tre province, oltre che il comparto agricolo. Va rifatta la rete di acquedotti per portare acqua potabile libera dalle sostanze perfluoroalchiliche - il cui acronimo da queste parti è ormai familiare a chiunque - con lavori da quattro a sette anni. Soprattutto c’è da sviluppare il piano diagnostico dedicato ai cittadini che hanno presentato livelli, in alcuni casi altissimi, di Pfas nel sangue (con costi che potrebbero arrivare al miliardo e mezzo). Vanno poi messe in atto misure per fornire acqua pulita per le aziende agricole i cui pozzi sono sigillati. Infine occorre finanziare l’analisi epidemiologica, anche retrospettiva, che partirà nei prossimi mesi per capire se decine di anni di esposizione a questi composti hanno inciso sulle condizioni sanitarie della popolazione. Al momento le ricerche in corso sono due: una del Registro Veneto tumori e una dell’Istituto superiore di sanità per indagare il livello di contaminazione della catena alimentare. I risultati sono attesi rispettivamente fra tre e sei mesi. Lunedì regione e governo, rappresentati dall’assessore all’Ambiente Giampaolo Bottacin e dal sottosegretario Barbara Degani si sono trovati a Vicenza per un confronto voluto da Achille Variati, presidente della provincia e sindaco del capoluogo. L’impegno del ministero per l’Ambiente sul caso Pfas è stato ribadito anche ieri a Venezia dove l’assessore Bottacin ha incontrato il direttore generale Gaia Checcucci per ridiscutere l’accordo integrativo del 2005 sulla diluizione e il trattamento dei fanghi prodotti dal distretto conciario di Arzignano. Nel territorio intanto la tensione sale. Il consiglio di bacino Valli del Chiampo ha presentato ieri un esposto alla procura contro la Miteni di Trissino, l’azienda ritenuta responsabile della contaminazione. Contro la stessa azienda l’associazione La terra dei Pfas, nata la scorsa settimana a Padova, sta invece preparando una class action. Sabato mattina a Lonigo, uno dei comuni più colpiti dalla contaminazione, l’ematologo Vincenzo Cordiano, a capo dell’associazione Medici per l’ambiente Isde presenterà i risultati di una ricerca condotta con in collaborazione con Marina Mastrantonio dell’Enea. Se i dati emersi della presenza di Pfas nel sangue dei dipendenti della Miteni mettono i brividi, lo studio prova che l’esposizione continuata a queste sostanza incide sulla salute. In particolare, a partire dai dati Istat, gli studiosi hanno rilevato «aumenti della mortalità, statisticamente significativi, per diabete e infarto miocardico acuto nella popolazione maschile dei comuni in cui le misure di concentrazione di Pfas superano i livelli di performance». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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