mercoledì 25 marzo 2020
Il 25 marzo 2015 l'attacco della coalizione a guida saudita. Tra morti e feriti 233 mila vittime, oltre 12 mila decessi tra i civili. Autorizzati dai governi europei 42 miliardi di licenze per armi
9 luglio 2019, manifestazione a Montecitorio contro la vendita di armi italiane alla coalizione saudita. È stata sospesa solo l'esportazione di bombe dello stabilimento sardo della Rwm

9 luglio 2019, manifestazione a Montecitorio contro la vendita di armi italiane alla coalizione saudita. È stata sospesa solo l'esportazione di bombe dello stabilimento sardo della Rwm

COMMENTA E CONDIVIDI

Era la notte del 25 marzo 2015 quando la Coalizione militare, guidata dall'Arabia Saudita, lanciava il suo primo attacco contro lo Yemen dopo il tentato colpo di Stato della minoranza Huthi. La guerra, che infuria da allora nel Golfo di Aden, è stata descritta dalle Nazioni Unite «il peggior disastro umanitario causato dall'uomo». Solo nel 2019 ci sono stati più di 3.000 decessi diretti. Ben 24 milioni di persone dipendono attualmente dall'aiuto umanitario. A ciò si aggiungono circa 3 milioni di sfollati interni.

Dal 2015 tutte le parti coinvolte nel confitto hanno commesso gravi e ripetute violazioni del diritto internazionale umanitario. Le forze Huthi, che controllano buona parte dello Yemen, hanno bombardato indiscriminatamente centri abitati e lanciato missili, in modo altrettanto indiscriminato, verso l'Arabia Saudita. Dal canto suo la Coalizione guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (una decina di paesi arabi tra cui Egitto, Sudan, Marocco e Giordania) che appoggia il governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale, continua a bombardare infrastrutture civili e a compiere attacchi indiscriminati, che uccidono e feriscono centinaia di civili.

Nel quinto anniversario dell'inizio della guerra un'ampia alleanza di campagne, gruppi, movimenti e ong della società civile di 10 paesi europei - tra cui l’Italia - rinnova in questo anniversario la richiesta di porre fine alle vendite di armi dall'Europa. Solo tra il 2015 e il 2018 i governi europei hanno concesso licenze per 42 miliardi di euro di armi in controvalore alla Coalizione a guida saudita, utilizzate nel conflitto dello Yemen.

Le organizzazioni della società civile avevano organizzato per oggi una “Giornata di azione” europea pianificando eventi, flash mob e spettacoli contro le esportazioni di armi verso gli stati in guerra nello Yemen, purtroppo ora cancellati a causa della pandemia di Covid-19. La mobilitazione si è quindi trasformata in una serie di proteste virtuali che vengono proposte a cittadini ed attivisti: una foto con lo slogan "Stop Arming Saudi - Basta armi in Yemen”, la condivisione della richiesta delle nostre organizzazioni e il rilancio delle infografiche sul conflitto pubblicate oggi, l’uso di hashtag come #StopArmingSaudi e #StopBombingYemen sui social, rilanciando quanto pubblicato dalle organizzazioni promotrici di tutta Europa. Solo recentemente alcuni stati hanno introdotto limitazioni alla vendita di armi. In alcuni paesi queste si estendono anche gli Emirati Arabi Uniti, ma spesso esistono ancora delle lacune in queste decisioni. Le fabbriche di armi stanno facendo pressione sui singoli governi per giungere ad una prossima eliminazione delle restrizioni nazionali esistenti.

In questo conflitto la popolazione civile si trova intrappolata nel conflitto e sopporta le conseguenze peggiori. Tra morti e feriti, le vittime di questi cinque anni sono state oltre 233.000. Sono invece 12.366 i morti tra la popolazione civile tra il 25 marzo 2015 e il 7 marzo di quest’anno. La crescente crisi umanitaria ha portato circa 14 milioni di persone alla fame. La situazione è stata esacerbata da anni di cattivo governo, che hanno favorito la diffusione della povertà. La sopravvivenza di circa 24 milioni di yemeniti dipende dall'assistenza umanitaria. E un nuovo problema si profila all’orizzonte: se in Italia il Covid-19 sta provocando la più grave emergenza sanitaria ed economica dalla fine della II guerra mondiale, sono inimmaginabili le possibili conseguenze del contagio del Coronavirus in un paese distrutto e poverissimo come lo Yemen, in cui solo il 50% delle strutture sanitarie è in funzione, essendo gli ospedali ancora bombardati, l’80% della popolazione non ha quasi nulla e si sono già registrati oltre 2,3 milioni di casi di colera.

La richiesta della campagna, rinnovata oggi, è chiara: imporre un embargo sulle armi in tutta l'Unione europea nei confronti di tutti gli stati membri della Coalizione guidata dai sauditi e tutte le parti in causa nel conflitto. Questo embargo non dovrebbe consentire alcuna eccezione per le licenze di esportazione già concesse o le consegne di componenti nell'ambito di progetti comuni europei.

La campagna "Guerra nello Yemen, Made in Europe" in Italia è condotta da Amnesty International Italia, Comitato Riconversione RWM, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana per il Disarmo, Rete della Pace. A livello europeo prendono parte all’azione le organizzazioni CAAT (Regno Unito); Urgewald, Ohne Rüstung leben, Aktion Aufschrei, DFG-VK (Germania); Stop Wapenhandel (Paesi Bassi); Vredesactie (Belgio); Centre Delàs per la Pau J.M. Delàs (Spagna); NESEHNUTÍ (Repubblica Ceca); Agir pour la Paix (Belgio); Svenska Freds (Svezia); Sadankomitea (Finlandia); Stop Fueling War (Francia).



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: