martedì 17 giugno 2014
Un 44enne padre di tre figli in stato di fermo, non risponde ai magistrati. L'esame del Dna lo inchioderebbe.
Dal rapimento alle tracce del Dna: quattro anni di misteri
I Gambirasio: "Ci ha insegnato la bontà"
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​«Abbiamo fermato il presunto assassino di Yara». Le parole del ministro dell’interno Angelino Alfano spezzano il pomeriggio di un lunedì come tanti. Ma non è un giorno normale. Dopo tre anni e quattro mesi il giallo sembra finalmente risolto. Poco prima delle 18, i carabinieri del Ros portano nella caserma del comando provinciale di Bergamo Massimo Giuseppe Bossetti, 44 anni, padre di tre figli, di professione piccolo impresario edile. Secondo gli investigatori è sua la traccia di Dna trovata sugli slip della ginnasta tredicenne. La procura lo accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Bossetti ieri non ha risposto alle domande, limitandosi a dire di essere «estraneo ai fatti». L’avvocato d’ufficio Silvia Gazzetti dice di averlo trovato «tranquillo». Due ore abbondanti di interrogatorio, durante il quale il muratore non ha confessato, nonostante la pressione cui l’ha sottoposto il pm Letizia Ruggeri, che dall’inizio segue una delle inchieste più difficili della storia italiana. Bossetti ha lasciato la caserma alle 21.30, scortato da un convoglio di auto dei carabinieri che hanno dovuto farsi largo tra le telecamere e una piccola folla. Qualcuno lo ha insultato: «Lasciatecelo qui». Altri hanno inseguito la gazzella che lo trasportava fino all’imbocco della circonvallazione. Bossetti si è piegato, nel tentativo di nascondersi alla vista del mondo. Dietro il cancello, gli ufficiali dei carabinieri assistevano impassibili alla scena. A un certo punto è partito l’applauso: «Bravi, complimenti». Nessun investigatore ha voluto rilasciare commenti, se ne saprà di più forse oggi.La svolta è arrivata all’improvviso: niente faceva pensare a un colpo di scena. Lo conferma il fatto che il questore Dino Finolli è stato avvertito mentre si trovava in ferie. E anche l’ex capo della mobile Gianpaolo Bonafini, ora in servizio altrove, si è precipitato a Bergamo appena ha saputo. La notizia è piombata a sorpresa anche per loro.A Bossetti si è arrivati dopo aver esaminato il dna della madre, che avrebbe avuto una relazione con Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno scomparso nel 1999 e ritenuto il padre naturale di "Ignoto 1". Bossetti, che sarebbe dunque il figlio illegittimo a lungo ricercato, è stato fermato mentre era al lavoro vicino a Bergamo. Il muratore è originario di Clusone, vicino a Rovetta, il paese dove si diceva che Guerinoni avesse avuto una relazione, e abita a Mapello, non lontano dal cantiere del centro commerciale dove i cani andarono a cercare Yara nei primi giorni della scomparsa. Non si sa, al momento, se l’uomo vi abbia lavorato: il riserbo degli inquirenti è strettissimo. Il procuratore Francesco Dettori si è limitato a dire che «è una fase delicata».Poco dopo le 19 fuori dalla caserma è iniziato l’assedio di cronisti, telecamere e curiosi. Un carro attrezzi ha varcato il cancello del comando provinciale portando una Volvo color argento, con due seggiolini sul sedile posteriore. L’auto di Bossetti, che ha tre figli piccoli. Due fanno le majorettes, come risulta dal suo profilo Facebook. Lui stesso aveva postato orgoglioso la foto che le ritrae in costumino rosso, sorridenti. Di qualche anno più giovani di Yara. Verso le venti un carabiniere ha portato in caserma anche un furgoncino bianco, di quelli che usano gli artigiani. Viene un brivido a ripensare, adesso, a tutte le testimonianze che parlavano proprio di «un furgone bianco». Nel garage nel cortile della caserma sono iniziati subito i rilievi all’interno dei due veicoli: al lavoro anche gli uomini dello Sco, il servizio centrale operativo della polizia. L’incubo dunque è finito, o forse è appena iniziato. Bisognerà capire cosa è passato nella testa di un padre di famiglia, in quel freddo e crudele 26 novembre 2010. Bisognerà capire se il presunto killer ha agito da solo, se nessuno l’ha aiutato. E anche come è stato possibile condurre una vita normale, in tutto questo tempo, senza farsi prendere dal rimorso, senza tradire la minima emozione. Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Bossetti ha una sorella gemella e probabilmente sapeva di essere il figlio dell’autista defuntio, l’uomo che tutti cercavano. Sono tante le domande a cui da ieri gli investigatori stanno tentando di dare risposta.
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