Due Brembate, due Bergamasche, forse due Italie: quella che s’affolla intorno al prato di Chignolo d’Isola per sbirciare il luogo esatto dove è stato ritrovato il corpo di Yara Gambirasio e quella in paese continua a vivere una vita normale, per quel che si può, e fila via a capo chino, evitando le telecamere, perchè «è troppo presto, lasciateci stare». A Brembate di Sopra il dolore per la morte della ragazzina e la vicinanza ai suoi famigliari si testimonia soprattutto nel silenzio e nella preghiera. Ieri sera, don Corinno Scotti ha guidato l’ultima processione per Yara, lui che di veglie e di preghiere per la salvezza della ragazzina ne ha organizzate tante dal 26 novembre a oggi. Per tutto il giorno, davanti al prato dell’omicidio dove proseguono le indagini, sono sfilati i curiosi. Fiori e chiacchiere. Più tardi, nella notte fredda, il paese - oltre un migliaio di persone - che in questi tre mesi ha pregato per la bambina rapita si è incamminato in processione dalla chiesa di Santa Maria Assunta per raggiungere la cappella dei Mortini del Roccolo, eretta per ricordare la peste manzoniana e diventata nei secoli un punto di riferimento per la devozione dei brembatesi. Più o meno in contemporanea, nella chiesa parrocchiale di Loreto a Bergamo i compagni di scuola della giovane - che frequentava la scuola delle Orsoline di Somasca - hanno partecipato ad una messa in suffragio di Yara.Poche e dure le parole di don Corinno alla veglia, quasi un monito a fuggire ogni istinto vendicativo: «Dobbiamo fortificare la nostra unità, non dare spazio al risentimento» ha spiegato, insistendo più volte sul concetto, segno che la comunità di Brembate è in tensione. Poco prima che iniziasse la celebrazione, un padre all’oratorio del paese spiegava così lo stato d’animo dei brembatesi in queste ore: «Per anni ho lasciato che mia figlia venisse qui da sola - ha detto Giorgio Vassalli - e mi raccomandavo che facesse attenzione alle auto, che attraversasse sulle strisce, insomma normali raccomandazioni. Ora i ragazzi vengono all’oratorio accompagnati dalle famiglie, che fanno i turni per non lasciarli soli». Insomma, tanta paura e anche molta esasperazione in una comunità sorpresa dall’orco: «qui non è mai successo nulla del genere e non doveva succedere. Se lo prendono, lo diano a noi...». Non è il solo, tra i genitori di questo paese, a pensarla così e don Corinno, che conosce il suo gregge, non ha usato giri di parole, ieri sera: «Ora vi starete chiedendo – ha detto infatti durante la veglia – cosa provereste a essere nei panni del papà e della mamma di Yara, ma io vi chiedo: cosa provereste a essere in quelli della persona che, brutalmente, l’ha uccisa? Pregate per Yara e per i vostri figli, pregate che nessuno faccia loro del male, ma anche che loro non facciano mai del male a nessuno».