È terminato nel primo pomeriggio il sopralluogo scientifico sul luogo del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso, i cui resti sono stati trovati sabato scorso in un campo a Chignolo d'Isola (Bergamo). Secondo quanto si è potuto osservare da una certa distanza, dove in cordone delle forze dell'ordine teneva i giornalisti, i fotografi ed i curiosi, lo staff che ha effettuato il sopralluogo, coordinato dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, ha prelevato terriccio e scattato foto. Del gruppo facevano parte oltre alla dottoressa, personale della Scientifica e dello Sco (Servizio centrale operativo) della Polizia di Stato. Il gruppo che ha effettuato il sopralluogo si è allontanato a bordo di tre auto passando per una direzione diversa da quella di arrivo in modo da eludere giornalisti e fotografi.
CHIESTI DATI RAGAZZA SU FACEBOOK, VERRÀ SENTITA DA PM
La Procura di Bergamo sentirà la persona che su Facebook si è registrata come un'amica di Yara in un post inviato il 28 febbraio in cui scrive, tra l'altro, che «a Brembate ci conosciamo tutti e tutti conoscono noi» e che «questo ci fa ancora più paura». Il messaggio dell'utente è stato riportato oggi da alcuni quotidiani e, secondo quanto si è appreso, era già all'attenzione degli inquirenti e degli investigatori dopo esser comparso qualche giorno fa su altri social network. I magistrati bergamaschi, tramite la polizia postale, si sono dunque subito attivati e hanno già inviato ai responsabili di Facebook la richiesta di acquisizione dei dati relativi alla titolare della pagina Facebook, in modo da poterla rintracciare ed interrogare. Per capire se si tratti di una persona che possa fornire realmente elementi utili alle indagini oppure se è qualcuno che vuole speculare sulla morte della tredicenne di Brembate di Sopra. La persona dice che Yara era «la mia migliore amica» e, rispondendo a un'altra utente - che si definisce una «mamma» e che chiede alle ragazze e ai ragazzi «di rimanere uniti quando uscite» e «di non dare retta a nessuno anche se lo conoscete» - afferma: «Qui ci conosciamo tutti.... e tutti conoscono noi... Brembate come Gorle è un piccolo paesino... e questo ci fa ancora più paura...». La richiesta degli investigatori italiani, che dovrebbe essere accolta da Facebook (che ha sede a Palo Alto, in California) nelle prossime ore, non riguarderebbe soltanto la ragazza, ma anche altre persone che sui gruppi sorti dopo la scomparsa di Yara hanno postato messaggi contenenti notizie sulla ragazzina.
DIPARTIMENTO PROTEZIONE CIVILE, VOLONTARI STRAORDINARI
FUNERALI TRA DIECI GIORNI ALL'APERTO
«Non c'è nessuna chiesa al mondo che potrebbe contenere tutte le persone che vogliono partecipareal funerale di Yara, il luogo e la data non sono ancora stati decisi, ma senz'altro saranno celebrati all'aperto». Lo ha detto don Corinno Scotti, il parroco di Brembate Sopra. «Ho parlato con il sindaco e con il papà di Yara, probabilmente dovremo aspettare ancora una settimana, forse dieci giorni - ha aggiunto Don Corinno -. Nel frattempo decideremo quale sarà il luogo più adatto per una funzione alla quale parteciperanno di certo tantissime persone».Per la data dei funerali di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre e trovata morta sabato scorso, tre mesi dopo, ci sarà da aspettare ancora qualche giorno. Il pubblico ministero Letizia Ruggeri prima di concedere il nullaosta alla sepoltura, dovrà attendere che siano finite le analisi sul cadavere. La parrocchia dei Gambirasio è quella di Santa Maria Assunta, una chiesa discretamente grande, ma difficilmente potrebbe contenere la folla che vorrà dare l'ultimo saluto a Yara. Già domenica alla Messa delle 10 di Don Corinno, la parrocchia era strapiena.
IL PRIMO GIORNO DI ANALISI
Il primo giorno di analisi sui resti di Yara (i medici andranno avanti ancora per tutta la settimana) ha dato indicazioni precise. Per cominciare: la tredicenne di Brembate Sopra non sarebbe stata violentata. «Ma non è più il caso di dire – spiegano gli inquirenti– che indaghiamo a 360 gradi. Ora il raggio d’azione è molto, molto più ristretto».Tra le ipotesi al vaglio dei medici legali c’è quella della morte per soffocamento, ma la causa del decesso, così come la date e il luogo dell’uccisione, verranno confermati solo quando arriveranno gli esiti degli esami di laboratorio. Le lesioni riscontrate già nell’immediatezza del ritrovamento sono compatibili con le coltellate, ma anche su queste occorre attendere gli ulteriori accertamenti. Una serie di altri segni farebbero parlare di soffocamento, come se l’assassino (forse più di uno) si fosse accanito sulla ragazza che non voleva morire.«Nella lista degli indagati non c’è nessun nome», assicurano gli inquirenti. Che ieri hanno svolto alcuni “nuovi” interrogatori. Nelle settimane scorse decine di persone erano state sentite. Tra essi anche quanti, per profilo psicologico e precedenti per reati a sfondo sessuale, avrebbero potuto avere a che fare con la sparizione della promettente ginnasta. «Stiamo interrogando nuove persone», ha confermato una fonte investigativa. Lasciando intendere che le indagini hanno preso una direzione precisa, integrando «facce nuove a vecchie conoscenze».
Le investigazioni saranno supportate dal risultato del lavoro svolto all’obitorio di Milano dagli specialisti guidati da Cristina Cattaneo. Agli anatomopatologi toccherà interpretare i “messaggi” del corpo di Yara. La dottoressa Cattaneo si recherà a Chignolo d’Isola probabilmente nella giornata di oggi per raccogliere campioni vegetali dalla scena del ritrovamento. Dovrebbe trattarsi in particolare dei pollini: una volta confrontati con quelli rinvenuti sul corpo, potrebbero aiutare a stabilire se Yara giaceva in quel terreno incolto fin dal 26 novembre, oppure se il cadavere sia stato occultato anche altrove. L’eventualità è ormai ritenuta poco probabile, ma occorre verificarla, visto che chi ha svolto le ricerche ha assicurato di aver setacciato anche la località Bedeschi senza però avvistare il corpicino.
Ieri i carabinieri hanno provveduto a sigillare nuovamente l’area, dopo che per due giorni curiosi e giornalisti si erano potuti avvicinare liberamente al punto dove è stata rinvenuta la tredicenne. Un andirivieni che certo non ha contribuito a "cristallizzare" lo scenario. Ma evidentemente gli investigatori ritengono di aver già raccolto tutti gli elementi di una certa utilità.Salvo colpi di scena, a portare sulle tracce dell’assassino sarà una paziente caccia scientifica alle corrispondenze. I primi confronti riguarderanno infatti il dna dei campioni organici trovati sulla vittima e quelli appartenenti a un ristretto gruppo di sospettati, magari già passati sotto la lente degli inquirenti.
Non è affatto escluso che tra le persone da sottoporre al test genetico alla fine spunti anche Mohammed Fikri. Il nordafricano, va ricordato, resta tuttora l’unico indagato (per omicidio) nella vicenda. Sarebbe la prova del nove per confermare la sua totale estraneità ai fatti (i suoi legali hanno annunciato una causa risarcitoria contro lo Stato) che gli furono contestati il 5 dicembre, quando fu catturato con un blitz in mezzo al mare dopo l’intercettazione della presunta frase «Che Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io», poi tradotta diversamente da altri periti. C’è però un problema tecnico: Fikri risulta ancora in Marocco, prima bisognerebbe riuscire a farlo tornare indietro.