sabato 10 agosto 2019
Colpite oltre 21 milioni di piante. E ora sono a rischio anche i fondi promessi
Xylella, il «deserto» avanza ancora verso il nord della Puglia
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Un paesaggio spettrale. I rigogliosi ulivi, linfa vitale del Salento fino a 6 anni fa, sono diventati alberi scheletrici. Distrutti e rinsecchiti dalla Xylella che ha colpito senza pietà oltre 21 milioni di piante, col rischio che il contagio continui ad avanzare verso il nord della Puglia. Un territorio deturpato, una grande ricchezza della natura che ha subito danni ingenti (1,2 miliardi di euro, secondo le stime della Coldiretti) dimezzando la produzione del prezioso e prelibato olio di oliva.

Nella provincia di Lecce c’è stato un crollo del 73 per cento nell’ultimo anno del cosiddetto 'oro giallo'. Metamorfosi devastante di un paesaggio unico nel suo genere, tra l’azzurro del mare cristallino e il verde limpido di quegli ulivi di cui ora non vi è più quasi traccia. Anche il turista per caso non può fare a meno di notare il panorama deturpato di campagne senz’anima e forse senza futuro. In alcune zone gli alberi sono stati abbattuti e sra- dicati inesorabilmente da agricoltori e contadini che hanno perso parte della propria vita, il loro lavoro e persino la flebile speranza che tutto si potesse fronteggiare e risolvere. Così, purtroppo, non è stato.

Ritardi, polemiche, responsabilità dirette e indirette. Di fatto la Xylella fastidiosa, da quando nell’autunno del 2013 cominciò a divorare le prime piante in un appezzamento di ulivo a Gallipoli, è diventata una sorta di sindrome agraria che ha colpito duro e in maniera indisturbata lasciando una pesante traccia dietro di sé in terreni diventati brulli e incolti. Il contagio in 6 anni si è spostato inesorabilmente a nord ad una velocità di più 2 chilometri al mese fino ad arrivare alle porte della provincia di Bari. Un’economia florida che ha subito pesanti perdite non solo in termini di reddito ma anche sul fronte occupazionale (5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva), mettendo in ginocchio agricoltori e frantoiani. Le associazioni di categoria da tempo chiedono interventi mirati da parte delle istituzioni.

Ma, ironia della sorte, sull’olivicoltura del Salento, ormai distrutta dalla Xylella, ora pende anche la crisi di governo. Tutto ruota intorno alle firme dei ministri per sbloccare il decreto attuativo dei 300 milioni di euro destinati alle misure di contenimento e contrasto della batteriosi. Il ministro per il sud, Barbara Lezzi durante l’incontro in prefettura a Lecce con le associazioni agricole, non ha usato mezzi termini: «Io e Di Maio siamo pronti a firmare il decreto, ora tutto dipende dal ministro Centinaio. Dobbiamo impegnarci ancora di più per dare corpo a questo piano contro la Xylella perché abbiamo già le risorse finanziarie. Ecco perché avevamo previsto l’incontro di oggi (ieri, ndr) in modo da avere pronti tutti gli adempimenti per il primo gennaio 2020. Ci sono i soldi e gli olivicoltori devono essere messi nelle condizioni di poterli spendere e investire nella maniera più semplice possibile».

È da capire se gli sviluppi della crisi, in questo momento tutto da decifrare, possano condizionare o meno il varo del decreto attuativo. Il ministro Lezzi ha tracciato una sorta di percorso 'alternativo': «A seconda di come andrà l’interlocuzione con il presidente Mattarella, vedremo se sarà confermato questo governo per gli affari correnti oppure se ne verrà un altro. Da parte nostra cercheremo di lasciare il decreto quasi pronto se ci verrà data la responsabilità di arrivare fino alle elezioni».

Ma la risposta del ministro per le politiche agricole, Gianmarco Centinaio non si è fatta aspettare. «Nessun decreto in questo ministero risulta non firmato dal sottoscritto. I 300 milioni inseriti nella Legge sulle Emergenze Agricole sono già previsti per gli esercizi finanziari 2020 e 2021. Tutti gli atti propedeutici saranno pronti in tempo utile perché le risorse siano effettivamente utilizzabili dal primo gennaio 2020. Noi andiamo avanti per lavorare come abbiamo fatto fino ad ora per il bene del comparto agricolo pugliese e di tutto il Mezzogiorno».

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