sabato 9 marzo 2013
Alle prese con i vincoli del patto di stabilità, le amministrazioni di questa porzione di Veneto hanno dato vita a un’iniziativa che coinvolge anche famiglie, scuole, aziende e gruppi sociali «La nostra cultura è quella del dono – spiegano i promotori – e la rete sociale è per noi un valore che produce armonia e benessere per tutti».
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​Sforare i vincoli del patto di stabilità è impossibile? Non lo si può fare neppure per fini di welfare? I ventotto sindaci dell’azienda socio-sanitaria di Conegliano, Vittorio Veneto e Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, non si sono persi d’animo ed hanno aggirato l’ostacolo («Non del tutto, ma in buona parte», precisa Floriano Zambon, primo cittadino di Conegliano) dando vita, ancora nel 2009, quando dunque non c’erano le difficoltà di oggi, alla “Fondazione di Comunità Sinistra Piave Onlus”.È uno dei tanti enti non profit? Macché. L’Ulss 7, la Banca della Marca, i Comuni, Confartigianato, altre associazioni imprenditoriali, le organizzazioni di volontariato, la stessa Diocesi di Vittorio Veneto si stanno mobilitando tutti insieme. Con un primo obiettivo, culturale.«La Fondazione si propone di consolidare quella cultura della Comunità – spiega il presidente Fiorenzo Fantinel, già sindaco di Santa Lucia di Piave – che si fa carico dei suoi bisogni e, con responsabilità sociale, promuove iniziative di solidarietà, in modo anche innovativo».Il secondo obiettivo è invece molto pratico: la Fondazione non gestisce direttamente quanto raccoglie, ma lo distribuisce ai Comuni perché diano copertura, almeno in qualche misura, ai bilanci sociali che rimangono scoperti con i minori trasferimenti da Roma. Una quota, però, lo riserva all’associazionismo e al volontariato per finanziare i progetti scelti attraverso bandi annuali.«I progetti, gestiti dai soggetti sociali attivi nei Comuni interessati – spiega Marisa Durante, componente del consiglio di amministrazione e dirigente ai servizi sociali dell’Ulss 7 – coinvolgono famiglie, scuole, gruppi sociali e puntano a ridurre il disagio, a realizzare reti di sostegno e reciprocità, a migliorare la realtà comunitaria anche prevenendo situazioni e derive che conducono a marginalità sociale».Nei primi tre anni di attività, la Fondazione ha realizzato interventi sociali per 45mila euro nel 2010, per 65mila nel 2011, per 100mila nel 2012. «Qui tutti operano gratuitamente, non abbiamo neppure una sede, usufruiamo dell’ospitalità dell’Ulss», puntualizza il vicepresidente, Giuseppe Maso, che è anche vicesindaco di Vittorio veneto. «D’altra parte la nostra cultura è quella del dono – aggiunge – e stimoliamo le istituzioni affinché rendano lieta la partecipazione. La rete sociale è per noi un valore che produce armonia e benessere».Tutto è singolare in questa nuova realtà. Un esempio? Una qualunque azienda può cedere alla Fondazione, scaricandone il costo, un monte ore di lavoro di proprio personale che verrebbe impiegato in progetti della Fondazione stessa. Il personale resta in carico all’azienda ed è “comandato” presso la Fondazione o uno specifico progetto. Un altro esempio. Si possono cedere alla Fondazione prodotti dell’azienda, da immettere in circuiti non commerciali allo scopo di ricavarne contributi per finanziare progetti. E ancora: è possibile costituire presso la Fondazione un fondo nominativo di azienda per ricordare il fondatore o una persona significativa. Il fondo può essere patrimoniale per cui vengono utilizzati solo gli interessi che maturano o “corrente” per cui si usa il fondo per obiettivi concordati con il donatore. Nei prossimi giorni, il presidente Fantinel sarà in Conferenza dei sindaci e consegnerà nelle mani di Gianantonio Da Re, sindaco di Vittorio Veneto e presidente della stessa conferenza, un assegno da 100mila euro. «Serviranno a tanti dei nostri Comuni – anticipa l’interessato – per sostenere le famiglie con disagio economico o che vivono particolari situazioni di fragilità».
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