sabato 19 maggio 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
Il politico navigato contro l’uomo nuovo della politica. Da una parte Vincenzo Bernazzoli, 56 anni, esponente del Pd a capo di una coalizione di centrosinistra. Dall’altra Federico Pizzarotti, 38 anni, del Movimento 5 Stelle.È la sfida che ha accesso ancora una volta i riflettori su Parma, presa d’assalto da troupe televisive e da giornalisti provenienti da ogni dove con in testa quelli di Cnn, New York Times, Herald Tribune e Le Monde.Domani e lunedì, per il ballottaggio, si riparte da zero a zero. Anche se il risultato del primo turno è lì a ricordare che la corsa alla poltrona di sindaco di Parma per Pizzarotti, l’outsider, è tutta in salita. Il 6 e 7 maggio il grillino – che non ama essere così definito – ha ottenuto il 19,47% dei consensi contro il 39,21 di Vincenzo Bernazzoli, uomo di partito, che della politica ha fatto un mestiere fin dal 1993 quando per la prima volta è stato eletto sindaco – ma di Fontanellato, paese della Bassa parmense – per arrivare poi a vice presidente della Provincia di Parma e da lì a poco assumere le funzioni di presidente, nell’agosto 2003, alla morte di Andrea Borri.Da allora Bernazzoli non ha più lasciato la massima poltrona dell’Ente di piazzale della Pace, nemmeno per candidarsi a sindaco di Parma. Tanto da far dire ai suoi oppositori: «È l’emblema della casta». E ai suoi sostenitori: «Ha una lunga esperienza amministrativa».Le ultime due settimane sono scivolate via tra appelli pro Bernazzoli di intellettuali, esponenti del mondo delle cooperative e dell’associazionismo e la decisione di Pizzarotti di scegliere la propria squadra di assessori vagliando curricula inviati via mail nei giorni seguenti il primo turno.Il confronto pubblico più atteso, quello sull’inceneritore, tema portante della campagna elettorale dei "5 Stelle", non ha fatto altro che confermare le posizioni dei due candidati: favorevole alla realizzazione Bernazzoli, contrario e disposto anche a interrompere l’opera già in costruzione Pizzarotti. In mezzo il tentativo di portare dalla propria parte quelli che al primo turno hanno votato uno degli altri otto candidati o che – e sono 50mila – hanno disertato le urne. Quindi un sussulto quando Bernazzoli rispondendo a "La Zanzara" di Radio24 ha detto: «Se fosse per me concederei i domiciliari a Calisto Tanzi, se ci accaniamo diventa tortura». E ancora: «Se diventassi sindaco non avrei problemi a proporre il gay pride in città. Gli omosessuali devono vedere riconosciuti i propri diritti in termini di coppie di fatto». Nessuna replica nel merito dallo sfidante che ha solo sottolineato come la famiglia sia «ovunque nel nostro programma». Quindi la conclusione della campagna elettorale affidata a un comico di spessore e a un leader che è anche comico. Gene Gnocchi giovedì nel cuore dell’Oltretorrente ha fatto da spalla al candidato democratico. Beppe Grillo ieri è sceso un’altra volta nella città che definisce la "Stalingrado grillina".Le battute dei due showman si sono sprecate. Ma lunedì tra Bernazzoli e Pizzarotti solo uno continuerà a ridere.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: