lunedì 25 marzo 2019
Centrodestra oltre il 42% - e Lega al 19 : il governatore è Bardi. Terza vittoria regionale consecutiva del 2019 dopo Abruzzo e Sardegna. M5s perde 80mila voti in un anno. Male il Pd.
Bardi (Ansa)

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Previsioni rispettate in pieno. In Basilicata il centrodestra unito intorno al generale forzista Vito Bardi, con un consenso che si assesta al 42,2%, infila la terza vittoria regionale consecutiva del 2019 dopo Abruzzo e Sardegna. Non solo le previsioni sul vincitore vengono rispettate, ma anche quelle riguardanti la seconda forza del nuovo scacchiere politico: è il centrosinistra "largo", ormai, il principale avversario di Salvini & co. (in Basilicata il fronte guidato dal Pd, pur privo di una lista di sinistra che è rimasta autonoma ma che comunque non sarebbe stata decisiva per vincere, si piazza al 33,1%). Supera invece ogni previsione il crollo M5s, che in Basilicata, in un anno, è crollato dal 44,3% al 20,3%, con un'emorragia di oltre 80mila voti che penalizza il candidato governatore Antonio Mattia.

Anche nel dettaglio del voto dei partiti la situazione sembra oramai definita. Al Sud e nelle Regioni di "nuovo insediamento" la Lega cresce in modo esponenziale (in Basilicata arriva al 19,1% quando appena un anno fa era poco oltre il 6) ma per governare continua ad aver bisogno di FdI e Forza Italia. Il partito di Meloni sale al 5,9%, il movimento di Berlusconi si ferma al 9,1% ma non crolla. Anche le liste moderate e centriste tengono bene, con Idea di Gaetano Quagliariello sul 4%. Con questi numeri, FI con Antonio Tajani sin dalla notte chiede a Salvini di "staccare la spina" al governo nazionale con M5s.

Il centrosinistra perde la Regione dopo 24 anni. Nel fronte guidato dal farmacista Carlo Trerotolo, il dato della lista contenente "piccolo piccolo" il simbolo del Pd è al 7,8%. Va considerato che l'area dell'ex governatore Marcello Pittella si è riunisa in una lista sorella, Avanti Basilicata, che vince nettamente la sfida interna portandosi all'8,6. Ma il simbolo dem, è un fatto, paga poco ed è ormai un problema conclamato. Allo stesso modo, la Basilicata "avverte" Zingaretti circa la forza di gruppi dirigenti locali con cui fare i conti. Nella coalizione, arrivano al 4,4% i Progressisti.

A sinistra-sinistra c'è il 4,4% del candidato governatore di "Basilicata possibile" Valerio Tramutoli: sommati ai voti del centrosinistra, la differenza con il centrodestra si assottiglierebbe. È in qualche modo la conferma alla linea d'azione assunta dal neo-segretario del Pd Nicola Zingaretti, che ha avviato dialoghi fitti dal centro alla sinistra «delusa» dai dem. I primi commenti del Pd parlano apertamente di «nascita di un nuovo bipolarismo».

In M5s la delusione è fortissima. La Lega quasi scalza il Movimento come primo partito in Basilicata: la differenza è di circa 3mila voti. Aver difeso il primato non è dunque una consolazione, in elezioni amministrative dove gli avversari si organizzano con un denso numero di liste alleate. Per Di Maio è la conferma della strada intrapresa verso la "forma partito", un'organizzazione "verticale" e l'apertura alla liste civiche a livello locale sin dalla tornata del prossimo 26 maggio. Resta la domanda sull'incidenza, negli ultimi giorni, dei fatti giudiziari di Roma. Per i parlamentari lucani che hanno messo la faccia sui primi risultati, è il momento che M5s «cambi gli abiti da bambino per mettere quelli da adulto».

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Sia Lega sia M5s confermano che il governo nazionale non è in discussione ma appare ormai evidente che le elezioni europee del 26 maggio, associate alle regionali piemontesi e alle amministrative, risulteranno un bivio decisivo. Nel Paese c'è un vento di centrodestra a trazione leghista e il punto è capire se già adesso il rinnovato asse Lega-FI-FdI ha più consensi nel Paese rispetto alla maggioranza di governo M5s-Carroccio. I fronti di conflitto non mancano e ormai per M5s assumere un profilo diverso rispetto al "salvinismo" diventa una questione vitale. I nodi abbondano, dall'autonomia differenziata ai migranti, dalle Regioni alla Tav, dai cantieri alla politica internazionale. Certo tra parlare di crisi di governo e causarne una concreta, che mette in gioco anche la legislatura, c'è una grande differenza.

L'affluenza ha un picco serale che trascina il dato al 53.5%. Meno peggio del previsto e un po' meglio di Abruzzo e Sardegna. Ma i numeri dei disaffezionati sono enormi e non smettono di far riflettere sull'appeal generale di questa fase politica.

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