martedì 7 gennaio 2014
​Tre mesi per ridisegnare i collegi, la partita è nelle mani del Viminale. Il premier Letta avverte Renzi: non risuscitare Silvio, la legge elettorale si fa con Ncd.
COMMENTA E CONDIVIDI
Anche ieri, nel mettere a punto la bozza del Patto di governo, Letta ha voluto sentire Renzi. Un aggiornamento sulle condizioni di Bersani, poi un affondo del premier do­po lo schiaffo del caso-Fassina: «Mat­teo ora serve chiarezza. Vuoi il voto a maggio? Vuoi prenderti la responsabi­lità di resuscitare Berlusconi? Guarda che non è così facile, in Parlamento ne troverai tanti pronti a mettere i basto­ni tra le ruote e a far fallire i tuoi tenta­tivi sulla legge elettorale. Per incassare un risultato prima delle Europee ti ser­ve un accordo politico serio e questo accordo lo puoi siglare solo con me e Alfano. Altrimenti resterai schiaccia­to su Grillo e Berlusconi. E tu sai me­glio di me come andò a finire a D’A­lema e Veltroni quando si misero a trattare con Silvio...».  Sono parole alle quali Renzi non è sor­do. Di calcolo sa fare anche lui. E negli ultimi giorni sia i suoi sia altri esponenti del Pd meno 'vicini' lo hanno avvisa­to: la legge elettorale può essere anche definita alla Camera e al Senato in tem­pi rapidi, a marzo-aprile. Ma poi biso­gna riscrivere i collegi. E che si parli di spagnolo (il modello preferito da Ber­lusconi), di Mattarellum rivisitato (la preferenza di Renzi già accolta da Scel­ta civica, Sel, Lega e parte di Fi) o di 'sin­daco d’Italia' (la scelta di Alfano) la so­stanza non cambia: ci vogliono setti­mane, mesi, qualcuno ne ipotizza ad­dirittura tre. E, fattore non irrilevante, a mettere mano alla mappa è il Vimi­nale, ora guidato da Angelino Alfano. Il premier dunque passa al contrattac­co. Nelle parole e nei fatti. Dopo giorni passati a leggere e ascoltare i punti del­l’agenda del rottamatore su tv e giornali, ora è lui a riprendere il pallino. La boz­za- Letta per il Patto di governo è pres­soché pronta. Nelle prossime ore sarà inviata alle segreterie dei partiti di mag­gioranza per un lavoro di correzione che si concluderà nella settimana che inizia il 20 gennaio, prima che il pre­mier si presenti a Bruxelles, il 29, per un confronto a 360 gradi con la Commis­sione europea. Il presidente del Consi­glio, ieri, ha lavorato per allineare le pro­poste della maggioranza alle racco­mandazioni Ue sull’Italia, specie per quanto riguarda riduzione del debito, tagli di spesa, semplificazioni e pub­blica amministrazione. Non c’è anco­ra un calendario di bilaterali o 'vertici di gruppo', un rito che si cercherà di e­vitare. Si prova invece a procedere con un «metodo originale», dicono da Pa­lazzo Chigi, molto informale, tramite sherpa e posta elettronica. «Alla fine sarà un testo snello, con date precise e un sistema di monitoraggio», dicono dallo staff del premier. Con il suo testo, che fa sintesi delle pro­poste arrivate dai partiti e dai ministe­ri e che prova a smussare i 'temi divi­sivi' (unioni civili e immigrazione), Let­ta si rimette al centro del negoziato. Tra i punti che saranno vincolanti ci sa­ranno anche le riforme istituzionali: sarà l’esecutivo a dare impulso al di­battito presentando un suo ddl su Se­nato delle Autonomie, riduzione del numero dei parlamentari e titolo V. Il 'Patto' però non fornirà un modello definito di legge elettorale, lasciando spazio al Parlamento. È nei contatti informali con Renzi che Letta insisterà perché, alla Camera, si parta dalla mag­gioranza, dal doppio turno che è, ri­cordano i lettiani, la proposta di base del Pd («A meno di strani riposiziona­menti... », aggiungono).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: