sabato 9 dicembre 2017
Un terzo delle 120mila persone attive gratuitamente con la Cri sono under 32. Un movimento ricco di umanità che in questi giorni riflette sul senso profondo dell'agire con gli altri e per gli altri
Sofia Moriconi insiema ad altri volontari

Sofia Moriconi insiema ad altri volontari

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Sono oltre 400 i giovani volontari della Croce Rossa Italiana a partecipare agli “Stati Generali della Gioventù”, presso il Crowne Plaza Hotel di San Donato Milanese (MI), in rappresentanza degli oltre 40.000 under 32, un terzo dei volontari complessivi dell’Associazione.

Un movimento vero e proprio, pieno di entusiasmo ed energia,con il compito di contribuire a traghettare la Croce Rossa del futuro verso le sempre più complesse sfide umanitarie globali, ma anche fornire risposte ai mille dubbi che le giovani generazioni hanno maturato in questi anni di crisi profonda: economica ma, soprattutto, culturale e valoriale.

“La tre giorni - spiega Gabriele Bellocchi, Vice Presidente e Rappresentante Nazionale dei Giovani della Croce Rossa Italiana - che prevede 8 talks, 24 speakers e 16 workshop, intende sviluppare delle concrete strategie di crescita ed empowerment della nostra Gioventù. Si partirà con l’analizzare i punti di forza e anche quelli di debolezza e si lavorerà, poi, in maniera concreta per tirar fuori i sogni, gli obiettivi e le sfide per il futuro. Vogliamo rinnovarci, ripartendo dai bisogni concreti della gioventù italiana, analizzati da uno studio sviluppato nel corso del 2017 in collaborazione con Ciessevì Milano e Università Cattolica del Sacro Cuore, per rispondere in modo innovativo ed efficace a ciò che ci viene chiesto”.

Ieri,la giornata di apertura a cui sono intervenuti, tra gli altri, Luigi Bobba, Sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e, in chiusura, Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

“La forza e le idee innovative dei giovani sono fondamentali per la vita quotidiana della Croce Rossa Italiana e per la costruzione del nostro futuro, intercettando le nuove sfide e le nuove priorità umanitarie”, ha detto Rocca che si è presentato all’incontro anche nella sua nuova veste di presidente della Federazione internazionale dell Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. “Ho sempre puntato sui giovani considerandolo il più grande investimento possibile. Nelle tante missioni che ho compiuto all’estero, visitando le società nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, ho sempre notato che una gioventù forte – ha osservato -, rappresentativa e operativa è sinonimo di trasparenza e integrità perché i giovani pretendono questi valori nelle organizzazioni in cui operano. Proprio per questo, sono orgoglioso dei Giovani di CRI e sono convinto che questa tre giorni sia fondamentale per individuare le strategie future”.

Oggi le attività proseguiranno secondo due momenti. Nel corso della mattinata si alterneranno 8 speaker che offriranno riflessioni e e proposte di dibattito sull’innovazione sociale. Nel pomeriggio è prevista una “officina delle idee”, un momento di confronto informale su diversi tavoli di lavoro a cui prenderanno parte anche rappresentanti di altre associazioni che condividono con la Croce rossa l’impegno e gli obiettivi. Tra essi il direttore generale dell’Agenzia nazionale per i giovani, Giacomo D’Arrigo.
Domani prenderà il via l’Assemblea nazionale dei Giovani Cri, l’evento conclusivo nel corso del quale verranno votate le proposte di modifica dei regolamenti e dello statuto dell’associazione dopo avere definito l’impegno e i progetti per i giovani che Croce rossa italiana si darà per i prossimi anni

Quante volte li abbiamo visti saltar fuori da un ambulanza per soccorrere un ferito. E quante tra le macerie dei terremoti, negli ospedali da campo, in prima linea nel primo soccorso ai migranti. Ma dietro a quei volti i cui nomi non finiscono mai in prima pagina, c’è la “vocazione” di tanti giovani che magari dopo una giornata di lavoro o di studio non si tirano indietro quando c’è da passare la notte nell’attesa di una chiamata d’emergenza. Pochi sanno che tra i volontari cresce anche il numero di immigrati e così, senza fare baccano, cresce l’integrazione dei samaritani della porta accanto.

Erica Milone
Un pomeriggio caldo d’agosto a Messina. Poche telefonate e si apre un nuovo scenario per Erica: un altro centro di accoglienza per migranti. Non c’è tempo per fare i conti con il caldo, con gli imprevisti, con i dubbi: si deve iniziare! In pochi giorni, quelle stanze che erano vuote si riempiono di volti e di voci, l’ultima famiglia che varca la soglia dell'ambulatorio è costituita da una coppia di giovani nigeriani, accompagnati da una bambina con un sorriso disarmante. Nota subito quel pancione, era impossibile non vederlo. Efe è all’ottavo mese di gravidanza, ha le gambe gonfie e difficoltà nei movimenti, eppure non un lamento, né paura né stanchezza. Stanno tutti bene. Ma c’è un’espressione strana sui loro volti: dove si trovano come mai sono arrivati lì? Joshua confessa che il loro viaggio ha uno scopo diverso: raggiungere suo fratello in una città del nord Italia, dove dare un futuro migliore alle sue bambine, perciò hanno intenzione di andare via. Subito. Erica gli spiega che si trovano a Messina, una città della calda Sicilia, la regione d’Italia più vicina all’Africa ma più lontana dal posto in cui lui vuole arrivare. Andare via dal centro senza aver fatto nessuno dei passi burocratici e legali per restare legittimamente in Italia è un rischio per la famiglia, soprattutto per Efe e il suo pancione.
“I’m a strong woman. I can do it”. La sua frase la congela, ma li convince a restare, gli promette che non li abbandoneranno. Croce Rossa non abbandona nessuno.
Passano i giorni e arriva il momento di tornare a lavoro, la famiglia è spiazzata dalla notizia. È la divisa la loro certezza e nessuno dei tanti altri Volontari che si alternano senza sosta al centro di accoglienza li lascerà soli. Ed è così che hanno deciso di dimostrare il loro rispetto e gratitudine verso Croce Rossa, dando alla loro piccola il nome della prima volontaria che hanno incontrato sul loro cammino: Il 20 agosto 2017 alle 2:43 nasce Erica Osariemen, il simbolo dell’incredibile forza, della splendida magia e della sconvolgente bellezza della vita.


Somi Rubbiani
Somi è un Volontario della Croce Rossa di Modena. La sua storia tratta di un turno notturno davvero speciale: il display del computer di bordo segnala l’arrivo di un servizio, nemmeno il tempo di leggere le specifiche fornite dalla centrale - “Emergenza Pediatrica, neonato di soli 6 giorni di vita che fatica a respirare”- che lui e il suo collega erano già per strada a sirene spiegate. “Quando ti capita di leggere una cosa del genere inizi a farti molte domande, a chiederti se sei davvero all’altezza della situazione”.
Pochi minuti dopo sono davanti all’abitazione, dove il padre, visibilmente scosso, urlava dalla finestra di salire al secondo piano. Sul pianerottolo trovano la madre singhiozzante con il bambino in braccio che ripeteva con un filo di voce “non respira, non respira”.
“Cavolo, è davvero minuscolo”, pensa. Il piccolo respirava appena. È bastato uno sguardo con il collega e subito, con poche e semplici manovre, il bimbo è tornato a respirare con un pianto liberatorio. Una sensazione indescrivibile. La consapevolezza di aver salvato una vita, sapere dentro di sé che si è fatta veramente la differenza. Per Somi la gioia più grande di quella notte è stato l'immenso grazie dei genitori, perché non c'è niente di più bello che ricevere un grazie da coloro che aiuti.


Beatrice Becattini
L’incontro più importante di Beatrice ha avuto luogo circa dieci anni fa, quando si è trovata faccia a faccia con una nuova sfida lanciata proprio da Croce Rossa Italiana. Da quel giorno sono stati tanti i momenti da ricordare, fino all’ultimo avvenuto pochi mesi fa: era il 14 giugno, Giornata Mondiale dei Donatori di Sangue, quando al Ministero della Salute era previsto un importante incontro riguardante istruzione, sport e giovani, alla quale Croce Rossa non poteva assolutamente mancare. Tocca a lei, è il momento di raccontare la sua esperienza come Referente Nazionale per la promozione degli stili di vita sani e sicuri tra i Giovani a pochi giorni dalla vittoria dei Campionati Italiani di Brazilian Jiu-Jitsu. Le arti marziali le hanno insegnato il vero significato di impegno, passione e dedizione. Le hanno fatto trovare la serietà e la forza di affrontare le grandi sfide. “Ci si trova continuamente in difficoltà, le persone che hai davanti sono avversari, ma ti spingono a migliorare gara dopo gara, sono come migliori amici che ti spronano mentre vivono le tue stesse difficoltà. Sono compagni e sono nemici”. È proprio durante la prima gara a Lisbona che Beatrice capisce che “quando lotti o vinci o impari”, si tratti di una gara, di un esame all’università, di una lite con gli amici o con i propri genitori. La serenità interiore non vede i segni sul corpo. Ci ricordiamo le competizioni che abbiamo perso, perché da lì apprendiamo come migliorare ciò che in passato abbiamo sbagliato e ogni esperienza negativa ci porta a correggere i nostri errori per tornare a vincere.
è questo ciò che le hanno insegnato anche i ragazzi della Croce Rossa di Grosseto: “vieni, prova, e se dovessi sbagliare andrà meglio la prossima volta”. Beatrice trova anche in questo mondo la possibilità di affrontare le nuove sfide con coraggio e senza nessuna paura di essere giudicata. Per lei Croce Rossa è sinonimo di condivisione, comprensione e crescita: “non mi hanno formata scuola e università, la CRI mi ha insegnato l’importanza di lavorare insieme e di lasciare ai giovani la possibilità di sbagliare nel risultato e nell’approccio, di non avere mai paura di esporre la propria idea consapevoli che non si può restare soli nella strada verso i risultati tanto della squadra, quanto personali. “Spero che la mia impronta possa dare modo agli altri ragazzi di provare quello che ho provato io, ho sempre trovato un ambiente in cui non esistono domande sbagliate, in cui il confronto rafforza il legame di chi impara insieme. Mi sento realizzata, ora so come rapportarmi al meglio con gli altri, so trasmettere la voglia di fare e le mie emozioni, ma anche dosare la mia impulsività nel dire le cose!” Non è più Beatrice a dover crescere, ha bisogno di sfide sempre più grandi, oggi è il momento di far crescere gli altri, se per loro i dubbi più piccoli sono già ostacoli.


Francesca Valloreia
Francesca è una volontaria del comitato di Cepagatti, un piccolo paese in provincia di Pescara. Ricorda bene i giorni trascorsi all’Angolo di Henry tra i bambini, la ludoteca allestita nello spazio rubato all’interno della tenda del medico nel campo di Croce Rossa a Grisciano (frazione di Accumuli).
In parallelo alla funzione sanitaria è sorta anche l'esigenza di garantire ai molti bambini del campo e alle loro famiglie momenti di svago e spensieratezza. Tutto è nato quando un giovane volontario di Croce Rossa ha iniziato, già a poche ore dall’arrivo sul posto, ad immaginare un punto di gioco per i bimbi che sarebbero arrivati. Francesca parte subito per creare assieme ai bambini un posto in cui giocare: un angolo allestito con i loro disegni, lampadari e sorrisi.
“Ricordo che stavo colorando con uno di loro quando mi accorsi che sulla casa che aveva disegnato c’era un segno diverso, gli chiesi cosa fosse senza pensarci. Mi rispose che era una crepa, ma un attimo dopo mi mostrò che nel suo disegno c’era anche Croce Rossa e un cuore, era con noi e tutto si sarebbe sistemato”.
Arrivavano continuamente pacchi di materiale ludico e didattico da mettere a disposizione dei 20 bambini che utilizzavano la ludoteca. Hanno iniziato a divertirsi tutti assieme, strutturando con il tempo le attività da proporre fino a farla diventare una vera e proprio Scuola di gioco. “Ho davvero capito il potere dei bambini in una situazione come quella che stavamo vivendo: sono i più forti e anche i loro genitori si facevano forza vedendoli giocare serenamente”. Non ci si accorge però del tempo che passa quando si creano legami affettivi e di fiducia come quelli e il momento di dare la brutta notizia della partenza arriva sempre. “Non posso dimenticare il modo in mi hanno abbracciata quando ho annunciato che sarei partita, volevo essere forte, ma non sono riuscita a reggere l’emozione”, altri volontari sarebbero presto arrivati per non lasciare soli quei bimbi, Croce Rossa è così, non lascia solo nessuno e ogni progetto nasce dalla passione di tanti volontari.
La ludoteca si è in seguito trasferita sulla costa per continuare le attività assieme ai bambini che l’hanno realizzata, all’ingresso c’è un cartello uguale a quello di Grisciano fatto proprio da Francesca. Croce Rossa è felice e orgogliosa di questo risultato, poiché il suo obiettivo è anche quello di rappresentare un punto di riferimento per la gente del campo, che più di ogni cosa ha bisogno di ritrovare, seppur nel momento di emergenza, la dimensione della normalità ed il grande valore della speranza.


Francesca Ligi
Francesca vive a Strasburgo da ormai 5 anni, è entrata in Croce Rossa nel 2007, quando, al quarto anno di liceo, sperava di capire quale sarebbe stata la sua strada. Le bastano due lezioni per restare affascinata da quel mondo e per scoprire il suo amore per il Diritto Internazionale Umanitario e la politica. È di questo che si vuole occupare nella vita, educando, sensibilizzando e proteggendo il prossimo. Decide così di formarsi all’interno di Croce Rossa e si laurea in Relazioni Internazionali Diplomatiche, diventa sociologa e Referente Nazionale Giovani alla Cooperazione Internazionale.
Francesca non si è più fermata, sono tante le missione alle quali ha preso parte, ma ricorda con il sorriso la prima: la Global Youth Conference della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa tenutasi a Vienna nel 2012. “È il primo momento in cui ho avuto l’occasione di incontrare gente di tutto il mondo, anche se casa mia, Udine, non era poi così lontana! È stato emozionante conoscere persone che con le infradito ai piedi erano tanto felici di vedere per la prima volta la neve, ho toccato con mano le differenze e la voglia di trovarsi, confrontarsi e discutere per crescere insieme”. Ha ritrovato lo stesso entusiasmo anche nell’ultima missione di inizio novembre, quella che rappresentava per lei la prima partecipazione ai Meeting Statutari della Federazione, alla quale erano presenti 192 Paesi del mondo che le hanno fatto realizzare come Croce Rossa sia proprio ovunque! “È stato bello parlare quattro lingue contemporaneamente, respirare lo spirito del nostro Movimento e vedere come la CRI sia stimata nel mondo, non solo come Società Nazionale forte, ma anche come Gioventù attiva, competente e presente”.
Il suo principio preferito è sicuramente l’Universalità, oggi si sta lavorando molto sulle attività future per capire in che direzione andrà il Movimento. “Non è vero che tutti i giovani oggi sono persi, esiste una faccia della medaglia fatta di mobilitazione e interesse per i diritti umani, sociali, ambientali…”. Croce Rossa le ha fatto imparare che se si parla sotto quest’ottica forse non si parlerà la stessa lingua, ma di sicuro lo stesso linguaggio, l’ha aiutata a comprendere cose che chi non fa parte del mondo del volontariato o vive in realtà o associazioni diverse non riesce a vedere. Entrando a contatto con le comunità in loco riesci a capirle a pieno, capendo la paura che hai dell’altro, di chi non appartiene al tuo gruppo e riesci a riportare questa consapevolezza a casa con te: accade tra comitati, in famiglia o a scuola. Croce rossa aiuta tanto a livello personale, Francesca ha imparato ad affrontare lunghi viaggi e a lavorare al meglio in team. Nonostante, a differenza di altre, le attività di Cooperazione non siano così frequenti, si torna sempre carichi dalle missioni ed è difficile mantenere questo entusiasmo costante nel tempo: l’obiettivo è quindi quello di dare la possibilità a sempre più ragazzi di prenderne parte, per arricchirli e motivarli, attraverso una grande evoluzione e un maggiore investimento per implementare le attività. Oggi il territorio investe di più e il la CRI crede nelle competenze dei Giovani in questo tipo di attività.

Sofia Moriconi
Sofia incontra Croce Rossa circa 15 anni fa, quando confessa il suo desiderio di voler dedicarsi al volontariato alla madre, lei stessa una Giovane CRI negli anni ‘70 nel Comitato di Ciampino. Ha deciso di avvicinarsi alla vita da volontaria e in particolare alle attività assistenziali: “tornata a casa dal mio primo campo di formazione mi sono sentita molto sola, credo che quell’esperienza mi abbia cambiato la vita”.
Il suo cammino all’interno dell’Associazione l’ha portata oggi a diventare Referente Nazionale per la diffusione di Principi e Valori Umanitari tra i Giovani e ad impegnarsi nel promuovere attività di sensibilizzazione ed educazione riguardanti i sette Principi, ---- affinché questi possano trasformarsi in comportamenti. Ha scelto l’approccio da avere come Referente Nazionale lavorando in un campo di accoglienza di Croce Rossa, dove ha trovato conferma di come i limiti e l’idea di vulnerabilità vengano creati dalla nostra mente. Ognuno di noi costruisce facilmente una scala di valori personali inconsciamente che porta a pensare che ci siano persone che valgono più di altre. È essenziale quindi lavorare sulla consapevolezza dell’esistenza di diversi punti di vista e su quei pensieri che le persone non condividono, ma che creano distanza.
“Ho visto che il contatto con Croce Rossa e i suoi valori portano sempre a un’apertura emozionale della persona, anche in diversi contesti. Mi riferisco a quella sensazione di apertura nel momento in cui riesci a fare tuoi i Principi, si prova una forte emozione e ci si rende conto che qualcosa è cambiato in te”. Una volta che indossi i Principi ne diventi esempio e continui a portarli anche quando togli la divisa: “il nostro modo di aiutare il prossimo è paragonabile all’agape greco, un amore disinteressato e fraterno, un percorso comune di crescita personale. Ho compreso a fondo il vero significato di un termine che per me a scuola era solo una delle tanti espressioni mitologiche, ho fatto esperienze che i miei coetanei non hanno avuto occasione di fare, ho avuto modo di cambiare il mio modo di vedere le cose e quello degli altri”.


Gabriela e Nahomi Orellana
Nahomi e Gabriela sono gemelle, hanno sempre fatto tutto insieme, anche nell’estate del 2012, quando hanno partecipato al Campo Giovani di Croce Rossa. Dopo una semplice comunicazione passata in classe l’idea di fare una vacanza diversa non le lascia, fino alla partenza per Genova a Luglio. Il tempo vola, ma il ricordo dei ragazzi incontrati resta: i Giovani di Croce Rossa non sono solo colleghi, ma amici uniti. Restano rapite da questo mondo sfaccettato e appena tornate a casa si mettono alla ricerca del Comitato più vicino a loro, era il 2013 e avevano solo 16 anni.

Ben presto i ragazzi di Croce Rossa diventano per loro una seconda famiglia composta da veri amici su cui contare anche al di fuori delle ore di attività. Crescendo hanno scoperto quante opportunità poteva offrire l’Associazione che crede nelle capacità e nei ruoli decisionali dei giovani. Le gemelle crescono e, pur restando unite, coltivano i loro interessi diversi in CRI. Nahomi partecipa allo Youth On The Run, un gioco di ruolo che mette nelle condizioni di un migrante che partendo dalla Somalia raggiunge l’Italia, affrontando tutti gli ostacoli che può trovare chi fugge verso un futuro migliore. L’esito non è scontato e strutturato, è uno strumento che va oltre i media e l’immagine stereotipata dei migranti e mette i ragazzi in condizioni di fatica fisica tali da far riflettere a fondo, anche se consapevoli che dopo 24 ore tutto finirà perchè quella non è la loro vera realtà. Non si tratta solamente di un gioco informativo, né di un’esperienza che resta nella testa di chi partecipa, ma si basa sulle loro emozioni. Lo Youth On The Run ha portato Nahomi in Spagna e Nicaragua. Le esperienze all’estero le hanno fatto vedere un volontariato diverso, ha partecipato al campo Friendship di formazione, dove ha capito che quel momento può essere vissuto principalmente come un gioco, grazie al quale nasce la collaborazione con gli altri Paesi. Da lì i progetti di Cooperazione allo Sviluppo Centro-Americano, per permettere ai giovani di crescere nella formazione e nelle competenze internazionali.

Gabriela invece è diventata istruttrice Salute a Napoli e per due anni ha organizzato convegni aperti alla popolazione riguardanti l’Educazione alla Sessualità e Prevenzione delle Malattie Sessualmente Trasmissibili e partecipato alle attività in discoteca, rispondendo a tante strane domande di ragazzi incuriositi e divertendosi nel vedere le loro reazioni davanti a informazioni in contrasto con le loro certezze. Ogni attività ha un suo luogo, ci vuole il giusto contesto per confrontarsi, con impegno e serietà, sono i giovani stessi a chiedere di poter imparare. Croca Rossa ha dato loro la prima occasione di essere ascoltate davvero: “è il tuo momento, piangi, dì quello che pensi e provi, confrontiamoci, siamo una famiglia in cui ci si può esprimere liberamente, noi stesse abbiamo pianto davanti a tutti e ci siamo sentite libere di poter essere giovani, qualunque errore sia compreso in questo termine”. Essere Volontari significa sentirsi vulnerabili e forti, ma soprattutto accettati e compresi senza alcuna discriminazione.

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