lunedì 23 aprile 2018
Da oggi al 19 maggio, su radio e web, l'iniziativa di Amref Italia sugli aspetti positivi della migrazione, raccontati con dati e storie a lieto fine. Punta a raggiungere 4 milioni di contatti.
Leonart Prenga, albanese, titolare della Green Art

Leonart Prenga, albanese, titolare della Green Art

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«Sugli immigrati avete sentito tante storie, ma questa no...». Inizia così la campagna di comunicazione "Voci di confine, la migrazione è una bella storia', che da oggi, 23 aprile, fino al 19 maggio, soprattutto attraverso la radio e il web, racconterà vicende positive, arricchite da dati, a dimostrazione di come un fenomeno percepito come «invasione, minaccia o problema», rappresenti invece un’opportunità di sviluppo.

La campagna, realizzata da Amref Italia (capofila del progetto dell’Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo) insieme a 16 organizzazioni ed enti locali (fra cui Terre des Hommes, Regione Puglia e Comune di Lampedusa) verrà presentata domani e punta a raggiungere almeno 4 milioni di contatti.Si avvale dell’elaborazione dati del Centro studi e ricerche "Idos" e ha raccolto decine di storie di donne e uomini che rimboccandosi le maniche costruiscono il futuro del nostro Paese. Storie come quelle di Leonart, Zineb e Serge, che vi proponiamo.

Leonart "mani di forbice"

«Mario stava per chiudere la sua bottega e nessuno era disposto a imparare l’arte antica di scolpire le siepi. Mi ha insegnato la sua passione e oggi mi chiamano in tutta Italia per abbellire parchi e giardini. Mi chiamo Leonart, vengo da Tirana...». Quello di Leonart Prenga, albanese, titolare della Green Art, azienda per la cura di parchi e giardini, è un nome noto a Pistoia. Nato nel 1979, Leonart è in Italia dal 1997. Con un paio di cesoie in mano, tramanda un mestiere chenessuno voleva fare. Dopo anni di sudore, tenacia e umiltà, la sua azienda dà lavoro a 40 operai e diffonde l’arte tutta italiana di scolpire le piante. «Adesso sono un imprenditore» sorride Leonart. E non è certo il solo: le aziende italiane guidate da immigrati sono 570mila, tra cui 70mila imprese di capitale. Inoltre, i lavoratori immigrati versano ogni anno 9 miliardi di euro in contributi previdenziali, essenziali per le casse dell’Inps.

Zineb, infermiera per amore del prossimo

«Mi chiamo Zineb Baich, ho 21 anni, sono nata e cresciuta in Italia ma sono di origine marocchina. Ho sempre amato dare una mano a chi ne ha bisogno, me lo ha insegnato la mia famiglia...». Zineb è diplomata in chimica e biotecnologie e frequenta il corso di laurea di Infermieristica dell’Università delle Marche, a Macerata: «Misono avvicinata a questa professione grazie alla Croce verde del paese di Monte San Giusto. A 18 anni sono salita su un’ambulanza e ho capito che sarebbe stata la mia vita». Come i suoi coetanei, alterna l’impegno allo svago. «Oltre a allo studio e al volontariato, lavoro in una pizzeria inmaniera saltuaria. Ma vado pure in palestra, esco con gli amici e mi piace andare a ballare». Macerata è stata segnata nei mesi scorsi dalla violenza contro alcuni immigrati. Ma per Zineb, la bussola di ogni giorno non è la paura. «I miei genitori mi hanno insegnato l’umiltà, la determinazione, la beneficienza, la lealtà e spero davvero che arrivi questo messaggio anche ad altri. Mio padre è giunto in Italia per darci un futuro migliore e io sfrutterò questa possibilità, perché so bene che ci sono tante altre persone che vorrebbero avere condizioni migliori. Una volta laureata, mi piacerebbe partecipare a progetti internazionali per gli aiuti umanitari».

Serge, il re della musica afrolatina

«Sono Serge, ho 47 anni. Sono nato a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo. Sono arrivato in Italia per motivi familiari, prima del 1990. I miei zii erano diplomatici...». I media non si sono ancora accorti di lui, ma Serge Itela è il re della musica afrolatina a Roma. Nei week-end, le sue serate 'Evolution' attirano tremila giovani di ogni estrazione culturale.«L’Italia non mi piaceva molto all’inizio. A Roma eravamo pochissimi giovani neri – racconta Serge –. Sono rimasto perché ho imparato ad amare questa città. Quando capisci la lingua, quando te ne impadronisci, diventa tutto più facile». Oggi quel ragazzo spaesato è diventato un adulto di successo, nel settore. «È un lavoro che si impara sul campo. Bisogna avere delle doti e l’intuizione per capire le cose prima degli altri». Il problema del razzismo, a suo parere, «esiste da quando sono arrivato in Italia, ma per me si dovrebbe parlare più che altro d’ignoranza. Quando ne sono stato vittima, dissi al ragazzo che mi aveva importunato: in un Paese che non è mio, non pretendo l’amore ma il rispetto ». Per chi ancora subisce discriminazioni, Serge ha un messaggio: «Voglio dire ai ragazzi neri: non dovete soffrire del razzismo. Rischiate di diventare vittime di un problema che non risolverete, che nasce da secoli di storia. Cercate invece di rendervi utili, apportando del valore al vostro ambiente».

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