lunedì 9 dicembre 2013
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«Nel mio Paese, qualche anno fa, è nato un gruppo di terroristi che ammazza chi non è in linea con certe idee... Sono scappato dalla Somalia per non essere ucciso»; «In Iran mi hanno negato il diritto di costruirmi un futuro, da quando sono qui mi sento un cittadino italiano»; «sono nata a Belgrado da mamma ortodossa e padre musulmano, ho chiesto lo status di rifugiato e solo in questo Paese mi sento a casa». Somalia, Iran, Serbia, ma anche Pakistan e Camerun: sono i Paesi di provenienza di 6 giovani che hanno trovato protezione in Italia come rifugiati e che devono la possibilità di riscattare un’esistenza sin qui difficile a enti, istituzioni culturali e associazioni di Venezia. Università in primis. Perché l’antico ateneo Ca’ Foscari è stato il primo in Italia a dedicare un bando per studenti "titolari di protezione internazionale".In collaborazione con il Comune, l’Università veneta ha infatti permesso a sei studenti di iscriversi ai corsi usufruendo dell’esenzione dalle tasse e derogando alla norma sulla presentazione dei documenti necessari, non sempre a disposizione di chi scappa dal Paese di origine. Ma a dare al progetto un respiro di maggiore condivisione è l’adesione di altri sostenitori, del territorio e di ambito universitario, che garantiscono al gruppo di studenti vitto e alloggio. Oltre al Servizio immigrazione del Comune di Venezia, che ha partecipato all’ideazione del progetto e che collabora con l’Università, hanno dimostrato interesse e offerto aiuti concreti, come informa una nota di Ca’ Foscari, la libreria editrice Cafoscarina, regalando dei buoni-libro (cofinanziati dal Comitati unico di garanzia) agli studenti; l’Istituto Venezia, che ha offerto loro dei corsi gratuiti di lingua italiana, mentre il Consiglio italiano rifugiati ha garantito supporto nel cercare una fonte di reddito. Economics and management, Lingue e culture dell’Asia e dell’Africa, Informatica: sono questi gli indirizzi scelti dai giovani migranti.Lo studio serve a mettersi alle spalle un passato tragico ma anche, e soprattutto, a costruire una grande speranza per il futuro: «Studio per poter crescere intellettualmente e per poter servire la società in generale – dice lo studente del Camerun ammesso al bando –. Penso che nessuno scelga la sua nazionalità, di nascere in un paese o in un altro. Sceglie Dio! Sono contento di essere nato in Africa e di aver avuto la fortuna di vivere in Europa. Penso che tutti nella vita, abbiano bisogno uno dell’altro, non soltanto oggi o domani ma sempre!». Forte la volontà di questi giovani di ricambiare la generosità nei confronti del Paese che li ospita: «Ho creato una onlus Veneto-Camerun per organizzare aiuti umanitari ma anche per accrescere gli scambi culturali tra le due nazioni», conclude lo studente africano. Il suo "collega" iraniano è sicuro: «Dopo tre anni passati qui mi sento un cittadino italiano e sento il dovere di essere utile al Paese che mi ha accolto». «La vita che in realtà desidero ormai è qui», dichiara la studentessa serba.Tre i giovani che hanno beneficiato della possibilità nell’anno accademico 2012-2013; altri tre sono stati immatricolati per gli attuali corsi. «L’auspicio per i prossimi anni – aggiungono dall’ateneo veneziano – è di coinvolgere sempre più istituzioni allargando la condivisione a livello cittadino per poter offrire un futuro migliore a chi ha già sperimentato mille difficoltà».
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