sabato 11 aprile 2020
C'è rischio di "gravi tensioni". E intanto in Lombardia martedì nessuna riapertura
Controlli alla periferia di Milano

Controlli alla periferia di Milano - Ansa

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Stanno preparandosi, anzi hanno già iniziato a muoversi. Approfitteranno - o proveranno a farlo - della crisi che non ha precedenti. Ci sono già segnali, come la spesa pagata ad alcuni dalla camorra e l'inchiesta (con manette scattate) sugli appalti Consip. Così il Viminale ha rotto gli indugi. La ministra Luciana Lamorgese ha scritto ai Prefetti e li ha allertati. Bisogna monitorare il disagio sociale, prendendo e contestando subito qualsiasi illegalità direttamente o indirettamente legata all’emergenza coronavirus.

E la partita si gioca sulla velocità, prima gli aiuti governativi arriveranno nelle tasche dei più deboli, maggiori saranno le possibilità che lavoratori precari e in nero non vengano assoldati dalle mafie. Il tempo gioca a favore delle criminalità, organizzate e non, più ne passa, più per queste sarà facile reclutare a basso costo.

Non solo. Può anche, di nuovo, esplodere l’usura. Senza soldi e magari anche con disagi abitativi, rivolgersi agli strozzini da parte delle famiglie può subire "un incremento significativo".

Scenario quindi complessivo possibile, sebbene (per ora) improbabile? “Gravi tensioni”, se non addirittura "focolai di espressione estremistica”. Che potranno essere prevenuti soprattutto dalle intelligence locali e intuendo quasi al volo possibili situazioni e indici di rischio.

Poi c’è, ancora - avvisa la ministra - la voglia di mettere le mani sulla fetta più grossa della torta, cioè gli appetiti criminali sull’economia legale, le infiltrazioni illecite nel sistema produttivo, il rischio di condizionamento dei processi decisionali pubblici funzionali all’assegnazione degli appalti. La ripartenza sarà un grosso affare, impensabile che le mafie non vogliano buttarcisi dentro, specie tenendo conto delle loro disponibilità economiche.

Dunque è necessaria la massima vigilanza anche sulle deroghe all’utilizzo delle risorse pubbliche consentite dall’emergenza. Senza permettere insomma che duventino scorciatoie illegali. Nella sua direttiva ai Prefetti infine, la ministra Lamorgese indica i settori più a rischio: filiera agroalimentare, infrastrutture sanitarie, gestione degli approvvigionamenti (specie di materiale medico), comparto turistico-alberghiero e ristorazione, distribuzione al dettaglio della piccola e media impresa.

In Lombardia ancora chiuse le cartolerie e le librerie

Nel frattempo la Lombardia stringe le chiusure da martedì prossimo, a differenza di quanto previsto dalll’ultimo Dpcm, non potranno ripartire le librerie e neanche le cartolerie. Il governo lombardo, nella sua ordinanza fa riferimento alla situazione particolare della regione rispetto al resto del territorio italiano: “Il dato epidemiologico è di gran lunga superiore al dato nazionale: al 10 aprile 2020 circa due quinti della popolazione italiana contagiata è lombarda”. Quindi la decisione di tenere chiuse librerie e cartolerie è dovuta al "diverso contesto di riferimento" e alle "proiezioni sulla prosecuzione del contagio, che impongono di limitare le limitazioni già poste in essere".

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