giovedì 13 ottobre 2016
Fabrice Leggeri, già alla guida di Frontex ora direttore esecutivo della nuova Agenzia Ue: pronti ad aiutare l'Italia, rinforzeremo le politiche dei rimpatri.
Migranti, l'Ue in campo contro i trafficanti
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L’Italia è oggi il Paese Ue in assoluto più esposto sul fronte dei flussi migratori e la nuova Agenzia di guardia di frontiera e costiera europea, inaugurata la scorsa settimana, è pronta ad aiutarla, anzitutto su hotspot e rimpatri. È il quadro che traccia Fabrice Leggeri, il francese già alla guida di Frontex (la vecchia agenzia delle frontiere esterne Ue) e ora direttore esecutivo della nuova agenzia, intervistato da Avvenire. Direttore, i flussi verso l’Italia non diminuiscono... Purtroppo no. Anzi posso dire oggi che l’Italia è il Paese Ue che affronta il numero più elevato di migranti irregolari. Se a livello dell’intera Ue abbiamo visto una diminuzione del 50%, dei flussi, purtroppo quelli verso l’Italia sono stabili, circa 130.000 persone finora. L’agenzia che lei guida è molto più potente della vecchia Frontex. Che cosa può fare per aiutare l’Italia? L’Italia è per noi una priorità. Quello che vogliamo fare è anzitutto rafforzare il funzionamento degli hotspot (i centri di prima accoglienza e identificazione dei migranti irregolari, ndr). E per far questo invieremo più personale. Che cosa va migliorato? Un problema è che oggi la maggior parte migranti che arrivano in Italia vengono fatti sbarcare fuori dagli hotspot. L’obiettivo è invece garantire un funzionamento di hotspot ovunque vengano fatti sbarcare i migranti. So che le autorità italiane stanno già lavorando per creare quattro nuovi hotspot. Noi, lo dicevo, daremo tutto il sostegno necessario. E sul fronte dei rimpatri? Le autorità italiane mi hanno recentemente proposto di rinforzare la politica dei rimpatri, che effettivamente è cruciale. Anche perché la maggior parte dei migranti che arrivano in Italia sono 'economici', si possono cioé rimandare nei Paesi di origine. Io ho confermato che l’agenzia è pronta, abbiamo già fatto numerosi voli dall’Italia. Già, ma finora i rimpatri sono stati col contagocce… Quest’anno abbiamo già fatto 7.200 rimpatri da tutta l’Ue, ma sono numeri cui bisogna aggiungere i rimpatri fatti direttamente dai vari stati membri, decine di migliaia. Del resto, noi possiamo fornire sostegno, coordinamento, voli, i fondi ci sono. Ma la decisione di chi e quanti rimpatriare spetta agli Stati nazionali. Senza una loro decisione, non possiamo agire. E poi c’è il fronte dei salvataggi in mare… L’agenzia porterà all’Italia un sostegno molto importante in mare, del resto non è un campo nuovo per noi: abbiamo già nove navi nel quadro della missione Triton. E delle 130.000 persone arrivate in Italia dal gennaio 2016, 40.000 le abbiamo salvate noi. Intanto si parla di centinaia di migliaia ammassati in Libia pronti a partire... Effettivamente esistono centinaia di migliaia di persone che potrebbero approfittare di un passaggio verso l’Italia. Ed è possibile che i flussi aumentino, e per questo occorre essere vigilanti e pronti. Aggiungo però che al momento i trafficanti cominciano ad avere difficoltà per il trasporto dei migranti. Che tipo di difficoltà? Vede, noi abbiamo verificato che ora fanno salire 160 migranti per barca, un anno fa erano 100. Si può sperare che dopo un certo tempo potrebbero non avere più imbarcazioni, ma dobbiamo essere vigilanti, lo dicevo, perché i trafficanti chiaramente cercheranno di procurarsi nuove imbarcazioni. Del resto, la vigilanza è importante anche per i rischi alla sicurezza. Aggiungo che queste imbarcazioni dispongono di carburante per una ventina di miglia, poi rimangono in balia delle onde, anche per questo aumentano le vittime. Voi state a guardare? Certo che no. L’agenzia partecipa alla formazione delle guardie di frontiera libiche insieme alla missione navale Ue Eunavfor-Sofia. È un primo passo per cooperare con le autorità libiche e costruire una stabile cooperazione. A parte la Libia, aumentano i flussi provenienti dall’Egitto… Sì, effettivamente c’è stato un aumento dall’Egitto, da cui provengono circa il 10% di quanti arrivano in Italia. L’agenzia ha avviato una discussione con le autorità egiziane, puntiamo a una migliore cooperazione per impedire ai gruppi criminali di organizzare traffici dall’Egitto. La cooperazione con i Paesi terzi, questo è chiaro, è cruciale. 
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