sabato 7 settembre 2013
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Sembra incredibile, eppure succede anche questo nell’Italia dei diritti pretesi e dei doveri negati. Un giudice può imporre lo stop a giochi dei bambini nel cortile della scuola. Motivo? Le attività degli alunni all’aria aperta nelle scuole disturbano i residenti. Parola di Cassazione, che ha bocciato il ricorso del Comune di Trezzano sul Naviglio al quale i giudici della Corte d’appello di Milano avevano ordinato, unitamente al ministero dell’Istruzione, di limitare ad un’ora e mezza al giorno – escluse le ore della prima mattina – l’accesso al gioco e la presenza dei bambini nell’intera area esterna in seguito alle lamentele di Carlo T., residente in una villetta dove si trova il polo scolastico costituito da una scuola elementare e da un asilo con 150 bambini. L’uomo aveva citato in giudizio il ministero dell’Istruzione e il Comune perchè fossero inibiti gli schiamazzi dei ragazzini che giocavano nel cortile. E, in effetti, come rileva la sentenza 20571 delle sezioni unite civili, dai rilievi fonometrici effettuati dall’Arpa era risultato che i rumori superavano il livello di 50 decibel per il 90% del tempo di misurazione (rilevo effettuato tra le 11.30 e le 15.10). Da qui la decisione della Corte d’appello di Milano (novembre 2011) di imporre al Comune e al ministero di limitare ad un’ora e mezza al giorno l’accesso al gioco e la presenza dei bambini nell’intera area esterna. La richiesta del cittadino di risarcimento dei danni era invece stata bocciata già dal Tribunale di Milano (ottobre 2009). Contro lo stop agli schiamazzi degli alunni intimato dal giudice, il Comune di Trezzano sul Naviglio ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che non si può mettere in discussione il diritto dei bambini del gioco all’aria aperta. Piazza Cavour ha bocciato il ricorso del Comune, giudicando legittima la lamentela del cittadino «in relazione ad un’attività materiale pregiudizievole qualificabile come illecita, in quanto consistente in immissioni eccedenti il limite della normale tollerabilità».Quanto all’ordine «inibitorio» imposto dal giudice, la Suprema Corte fa notare che «lungi dal fissare le modalità di esercizio del servizio pubblico scolastico, s’è limitato ad inibire l’occupazione per scopi ludici degli spazi esterni di pertinenza della scuola nelle prime ore della mattina ed oltre il tempo ritenuto compatibile col diritto del vicino». E i diritti dei bambini? Nessuno naturalmente se n’è preoccupato.
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