lunedì 4 marzo 2013
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A metà pomeriggio è Vito Crimi neo eletto capogruppo del Movimento 5 Stelle a Palazzo Madama a disegnare la possibile svolta. A spiegare che la pattuglia di parlamentari di Grillo è disponibile a valutare il sostegno a un esecutivo tecnico. E che la fiducia a un nuovo governo potrebbe essere possibile se i partiti accetteranno di restare fuori. All’improvviso salgono con prepotenza le quotazioni di un governo del Presidente e scompare oramai definitivamente l’idea cara a Bersani di un governo di minoranza appoggiato da Grillo. La strada (voto a parte) pare ormai è una sola: un altro esecutivo a struttura tecnica e appoggiato da Pd, Pdl e lista civica. E magari guardato senza ostilità pregiudiziale da M5S che voterebbe le leggi che lo convincono: riduzione dei parlamentari, riduzione dei costi della politica, norme anticorruzione più forti, nuove regole per il conflitto di interessi… È ancora presto per sbilanciarsi, ma l’ipotesi di un “voto presto” (magari già a giugno) rallenta. Il capo dello Stato è deciso a dare un governo al Paese e Bersani che mercoledì riunirà la direzione del Pd difficilmente avrà la forza per piegare il partito e portare l’Italia a elezioni anticipate. Tutti i big dei partito democratico (anche se ufficialmente solo Veltroni è stato nettissimo) sanno che un voto ora (e soprattutto senza modificare questa legge elettorale che ha prodotto questa ingovernabilità) sarebbe una follia. E, intanto, parallelamente nel Pdl anche Berlusconi ha capito che deve fare la sua parte. Il Cavaliere, lontano dai taccuini, spiega che serve un governo che duri almeno 3 anni e che cambi profondamente il Paese. Un governo – confida – senza di lui e senza Bersani, ma anche senza quelli che sono stati già ministri del Pdl e del Pd. Insomma una rivoluzione per un "disarmo bilaterale" a cui si aggiungerebbe un’altra rinuncia: quella alla manifestazione contro i magistrati convocata per il 23 marzo. I prossimi giorni (il primo appuntamento vero sarà quello dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato fissato per metà mese) saranno uj tempo di trattative e di contatti. La regia è nelle mani del presidente Napolitano (oggi ha visto Monti) che potrebbe portare in porto l’operazione nuovo governo e guadagnarsi sul campo una rielezione che però lui continua a escludere. Intanto Monti scrive a tutti i leader di partito: a metà marzo va in scena il vertice Ue che dovrà esaminare un eventuale passaggio dal solo rigore alla crescita. E sarebbe un errore imperdonabile se l’Italia non si presentasse unita all’appuntamento. ​
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