lunedì 2 ottobre 2017
Lo procura di Roma scagione il pm napoletano dall'accusa di falso e fuga di notizie. Si complica invece la posizione dell'ex capitano del Noe Scarfato
Vicenda Consip, chiesta l'archiviazione per Woodcock
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La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per il pm napoletano Henry John Woodcock indagato, nell’ambito della vicenda Consip, per rivelazione del segreto d'ufficio in concorso con la giornalista Federica Sciarelli, e per il reato di falso. La richiesta di archiviazione al gip è stata inoltrata anche per la conduttrice del programma Rai “Chi l'ha visto?”.

L’ipotesi di reato era legata alla fuga di notizie avvenuta con la pubblicazione sul giornale “Il Fatto quotidiano” di una serie di articoli, tra il 21 e il 23 dicembre 2016, che portavano alla luce l'esistenza di un'indagine Consip nella quale erano stati iscritti sul registro degli indagati il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, generale Tullio Del Sette e l'attuale ministro dello Sport Luca Lotti. Il procuratore Giuseppe Pignatone, l'aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi erano convinti che a passare quelle informazioni fosse stato proprio il pm partenopeo che su Consip stava lavorando da tempo, utilizzando Sciarelli come tramite. L’analisi dei tabulati telefonici e dei messaggi WhatsApp, ha portato ad avallare le versioni della difesa. Chi era, dunque, la “talpa” in Procura? L'attenzione dei magistrati romani ora si concentra su un altro indagato, il maggiore Giampaolo Scafarto, che nella veste, allora, di capitano del Noe aveva condotto buona parte degli accertamenti su Consip, acquisendo in particolare la testimonianza dell'allora ad della Centrale acquisti della pubblica amministrazione Luigi Marroni, uno dei personaggi chiave dell’inchiesta. Su Scarfato pesano diverse accuse di falso e diverse fughe di notizie. Tra i falsi spiccano la frase riportata nell’informativa attribuita in modo erroneo all’imprenditore Alfredo
Romeo – principale indagato della vicenda – che avrebbe parlato di incontri con il padre di Matteo Renzi, Tiziano, mentre si trattava dell’ex deputato di An Italo Bocchino, che riferiva di incontri avuti con l’attuale leader del Pd. Pesa anche per lui un ripetuto cambio di versione sul presunto coinvolgimento dei Servizi Segreti nella vicenda. Tutte vicende seguite con attenzione dall’attuale segretario del Pd, all’epoca dei fatti contestati presidente del Consiglio, interessato a delineare i contorni di un eventuale intento denigratorio nei confronti della sua famiglia (in una vicenda che molto ha danneggiato al tempo la sua immagine di premier) ora che il coinvolgimento del padre Tiziano sembra destituito di ogni fondamento.

Per quanto riguarda la seconda contestazione a Woodcock, il falso in concorso con Scafarto, gli inquirenti romani hanno creduto alla versione dal magistrato fornita quando venne interrogato il 7 luglio scorso.

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