lunedì 9 aprile 2018
La vittima è Matteo Vinci, ferito gravemente il padre 73enne. Nelle ultime elezioni comunali era stato candidato per una lista civica ed era rimasto già vittima di un tentato omicidio.
Il luogo in cui è avvenuto l'attentato (Ansa)

Il luogo in cui è avvenuto l'attentato (Ansa)

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Un tardo pomeriggio primaverile. Un’auto che percorre una strada di campagna a Limbadi, un Comune del Vibonese. Al suo interno Matteo Vinci, 42 anni, alla guida del mezzo, e il padre, Francesco, 70. Si chiacchiera, si discute, mentre la macchina, una Ford Fiesta, attraversa quella strada provinciale, come fatto tante altre volte, tra il verde della campagna che sta rinascendo.

Ad un tratto il boato, che si avverte a centinaia di metri di distanza da dove avviene la deflagrazione, e le lingue di fuoco che, in breve, avviluppano l’auto, trasformandola in una trappola mortale per il quarantaduenne che muore al suo interno, mentre la vita di suo padre, sbalzato fuori dall’abitacolo, rimane appesa ad un filo. Una speranza affidata a quell’ambulanza che lo trasporta in ospedale, a Vibo Valentia dove, a causa delle ustioni su tutto il corpo, viene ricoverato in prognosi riservata e dove ai sanitari sin da subito le sue condizioni appaiono gravi.

Questo, mentre su quella strada provinciale di località Cervolaro, giungono i vigili del fuoco che domano le fiamme ed i carabinieri che circoscrivono l’area con il nastro rosso e bianco, mentre gli artificieri prima e la scientifica poi effettuano i rilievi del caso. Inizialmente, si cerca di capire se sia stata un’esplosione dovuta al malfunzionamento dell’impianto a gas dell’auto o ad altro. Dubbi che, dopo poche ore, vengono dissipati: dai rilievi, infatti, è confermata l’ipotesi che si tratta di una bomba posizionata all’interno del vano portabagagli della Ford Fiesta.

Matteo Vinci, quindi, ex rappresentante di medicinali e candidato alle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale nella lista civica "Limbadi libera e democratica", avrebbe perso la vita in un attentato la cui dinamica è ancora tutta da ricostruire, come da comprendere sono anche le motivazioni e i mandanti. Un’ipotesi, quella della bomba, che crea non poche preoccupazioni ed allarme in un territorio, quale quello di Limbadi ad alta densità mafiosa e già al centro di numerose inchieste della Procura antimafia di Catanzaro, al punto che, nell’immediatezza, il prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo, ha deciso di convocare d’urgenza il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Martedì mattina, quindi, si cercherà di fare il punto sull’intera vicenda per tentare di capire le motivazioni che sono alla base dell’attentato nel quale ha perso la vita Vinci che, tra le altre cose, in passato, era rimasto vittima di un tentato omicidio. Questo, senza dimenticare che quattro anni fa, per una questione di confini e di vicinato, Matteo Vinci era finito agli arresti domiciliari insieme, tra gli altri, a Sara Mancuso, sorella di un noto boss locale. «È stata un’autobomba e non un incidente a provocare la morte di Matteo Vinci – ha scritto in serata su Facebook il coordinamento provinciale di Libera –. Altro sangue a testimoniare il clima di forte tensione e di difficoltà che interessa la provincia di Vibo Valentia».

Intanto martedì i carabinieri hanno effettuato perquisizioni a tappeto, durante le quali è stato arrestato un uomo per detenzione illecita di un fucile: si tratta di un anziano vicino di casa delle vittime dell'autobomba, che già nel 2014 era stato arrestato per una rissa con i Vinci.

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