martedì 27 gennaio 2009
Decine di cartelli con la scritta «No rom a Casalbianco». Cresce la protesta contro gli stranieri, sotto accusa anche lo sviluppo edilizio.
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Basta passeggiare: sfilare ac­canto ad almeno due per­sone che stiano discuten­do insieme e l’argomento è sem­pre quello. Basta entrare in qual­siasi bar, prendersi un caffè e re­starci cinque minuti: ciò di cui parlano gli avventori è sempre quello. Basta guardare i muri, co­perti di manifesti ( la stragrande parte dei quali di Forza Nuova) che inneggiano alla sicurezza ed alla cacciata degli stranieri. Basta sen­tire il parroco di Santa Maria di Lo­reto, la chiesa più centrale di Gui­donia: «Dobbiamo dimostrare che c’è un altro modo di affrontare il problema – dice padre Andrea Ste­fani – che con la contrapposizio­ne violenta non risolveremo nul­la» . Prima giovedì sera lo stupro be­stiale di gruppo ad una ragazza ventunenne ( dopo aver rapinato lei e il suo fidanzato ed aver chiu­so lui nel portabagagli della loro auto), poi domenica le botte a quattro romeni e cinque albanesi in tre episodi diversi – due in un bar, un altro per strada – con una vera e propria ' caccia all’immi­grato' (usando mazze, aste di ban­diere, manici di scopa e gridando « ammazziamoli » ) e soltanto per­ché probabilmente le bestie di gio­vedì erano stranieri, col risultato di due arrestati e diciotto identifi­cati. Poi, ancora, le dichiarazioni allu­cinate di uno dei feriti albanesi ( do­po esser stato di­messo con tre set­timane di progno­si): «Hanno avuto una violenza inau­dita, ma io nel mio Paese, nelle loro condizioni, avrei fatto la stessa co­sa». La spirale, per­versa, è innescata. L’odio, ora, si nutre di se stesso, monta e vai a capire dove potrà portare. Nella piazza del Comune, vuota, ci sono i fur­goni con le parabole sul tetto e i ri­flettori per le dirette tivù. Ma ap­pena cala il primo buio, s’anima di gente. E non manca chi, già che c’è, ne approfitta per inalberare decine di cartelli con la stessa scritta: «No Rom a Casalbianco» , località a due passi da qui. La fra­se che si sente sempre e quasi dap­pertutto è quella ' standard' di queste circostanze: «Non siamo razzisti, ma è arrivata l’ora che questi stranieri se ne vadano» . Anche il Prefetto della capitale, Giuseppe Pecoraro, ieri mattina è venuto da questa parti a vedere coi propri occhi la situazione ( di­cendo che « a Roma non c’è alcu­na emergenza sicurezza » ). Padre Stefani è perentorio: «Quanto ac­cade in questi giorni è una conse­guenza dell’esasperazione causa­ta anche da altri problemi, come la nostra città abbandonata a se stessa» . Città? «Lei lo sa che Gui­donia conta ottantamila abitan­ti?» . Perentorio: «Qui c’è sempre stato un grave sfruttamento del territo­rio e delle sue risorse: il travertino, il cementificio che è fra i più gran­di d’Europa e l’edilizia. Esiste un degrado su più fronti» . E il prezzo da prezzo da pagare, al solito, è in­versamente proporzionale all’età: « Vuole che le dica qual ’ è la fascia più a rischio fra i nostri ragazzi? Quella fra i tredici e diciotto anni – va avanti il parroco –. Gli altri più grandi magari prendono la mac­china e vanno a Roma, loro inve­ce restano qui. Finendo spesso nel mirino degli spacciatori» . Piove e tira vento freddo. Qui stan- no aspettando: soprattutto, per o­ra, il confronto fra la coppia di fi­danzati aggrediti e il romeno fer­mato domenica dai carabinieri per rapina, in casa del quale i mi­litari hanno trovato un’ascia che potrebbe essere stata utilizzata anche nella rapina con stupro. Nel frattempo che si può fare? È ancora padre Stefani a suggerirlo: «Stasera ( ieri sera, ndr) ho riunito il consiglio pastorale parrocchia­le, vedremo tutti insieme di con­cretizzare qualcosa » , poi si ve­dranno i parroci della zona e poi sempre questi ulti­mi con il vescovo di Tivoli, monsignor Mauro Parmeggia­ni» . Infine – conti­nua il parroco – « vedremo di fare qualcosa» . Lui è pronto a manife­stare: «Noi cattolici dobbiamo scende­re in piazza, se ne­cessario» , per dire che «bisogna cre­dere e realizzare i grandi ideali, l’uni­ca medicina per la nostra società». E se le bestie dovessero riaffac­ciarsi? Non vacilla neppure ora questo prete: «San Francesco ha dimostrato che con la condivisio­ne e la bontà anche il lupo diven­ta mansueto». L’alternativa in fon­do è semplice e davanti agli occhi: «Pensiamo che cacciare ed emar­ginare sia risposta o causa dell’e­marginazione?» . Sera. Si spengono anche gli ultimi riflettori sulla piazza e i tecnici ri­pongono i i cavi elettrici. La gen­te che ancora è in giro chiacchie­ra, appassionatamente, e l’argo­mento è sempre quello. Le inda­gini non si fermano. Come paura e odio.
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