sabato 26 marzo 2016
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ROMA Mentre sale l’allerta terrorismo, arriva un nuovo strumento nelle mani di chi indaga: la Banca dati nazionale del dna, attesa da 7 anni. Il Consiglio dei ministri ieri ha approvato il regolamento che ne disciplina l’istituzione, le modalità di funzionamento e organizzazione. La novità aiuterà anche a risolvere i cosiddetti 'cold case' (crimini da tempo irrisolti) e a identificare persone scomparse. È prevista l’istituzione di una Banca dati - che farà capo al ministero dell’Interno (Dipartimento della Pubblica sicurezza) - e di un Laboratorio centrale, sotto quello della Giustizia (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Una suddivisione per tenere distinte, ma in stretta collaborazione, le due strutture. Dotato di macchinari robotizzati per le varie fasi di tipizzazione del dna, situato a Rebibbia, il laboratorio dovrà estrarre i profili, per poi inviarli alla Banca dati. Vi opereranno agenti della penitenziaria e genetisti. Nelle singole carceri, inoltre, sono già state predisposte le cosiddette 'stanze bianche' con i kit per il prelievo del dna ai detenuti. Il regolamento approvato stabilisce inoltre tecniche e modalità di acquisizione dei campioni biologici, di gestione e tipizzazione dei profili del dna, nonché di acquisizione, trattamento e accesso per via informatica e telematica ai dati raccolti. Prevede inoltre disposizioni per la consultazione della Banca per finalità di cooperazione transfrontaliera. La cancellazione dei profili e la distruzione dei campioni è prevista a seguito di assoluzione con sentenza definitiva perché il fatto non sussiste, perché l’imputato non lo ha commesso, perché non costituisce reato. Oppure dopo l’identificazione di un cadavere o di resti. O dopo il ritrovamento di persona scomparsa. Ma anche quando i prelievi siano stati compiuti in violazione delle disposizioni o siano decorsi i tempi di conservazione dei profili. L’iter per arrivare al risultato è stato lungo e costellato da rilievi soprattutto in materia di privacy. La legge istitutiva risale, infatti, al 2009. Mentre lo schema di regolamento è del 2015. Soddisfatti i ministri dell’Interno e della Giustizia. «Abbiamo realizzato un passo in avanti - ha spiegato Angelino Alfano - che ha pochi precedenti in Europa. Si tratta di un formidabile strumento dal punto di vista informatico che consentirà l’archiviazione di dati che saranno importantissimi sia nella lotta al terrorismo che nella lotta criminalità organizzata e nel contrasto all’immigrazione irregolare». La Banca dati, aggiunge Andrea Orlando, «consentirà non solo di agevolare le indagini, ma anche di affrontare casi che sono considerati irrisolti alla luce della strumentazione disponibile». Naturalmente questo è solo un tassello della più ampia gamma di strumenti per la lotta al crimine e al terrorismo internazionale. Giusto l’altroieri è stato espulso un marocchino residente a Chieti che aveva manifestato l’intenzione di andare a combattere in Siria. Dopo Bruxelles l’Italia si trova ad allerta 2, fase di «pre-allarme per probabili o imminenti atti terroristici». Vanno prese, dunque, tutte le misure possibili per prevenirli, rafforzando controlli e posti di blocco, anche in prossimità di «caselli, barriere e snodi stradali maggiormente congestionati », oltre che in «luoghi di culto, porti, aeroporti, terminal bus, stazioni ferroviarie e metropolitane». Occorre anche prepararsi a dispiegare la macchina dei soccorsi. Questo il messaggio di una circolare inviata a prefetti e questori dal capo della Polizia, Alessandro Pansa. (G.San.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministri di Interno e Giustizia, Alfano e Orlando
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