giovedì 10 ottobre 2013
«La loro posizione in Commissione è del tutto personale, non faceva parte del programma. Non siamo d'accordo sia nel metodo e nel merito». Lo dicono Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sul Blog. Ancora aspro lo scontro sulla legge Bossi-Fini in materia d’immigrazione anche all’interno della maggioranza.
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Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sconfessano l’emendamento per l’abolizione del reato di clandestinità presentato dal M5S e approvato dalla commissione Giustizia del Senato. E aprono un nuovo, accesissimo, dibattito interno. Con il popolo del web e con quei cittadini-senatori accusati di essere andati oltre il programma del movimento. E di contraddire il vincolo di mandato, non previsto dalla Costituzione, ma teorizzato dal movimento. Dopo una giornata tesa, si arriva in serata a un’assemblea congiunta dei gruppi, preceduta da silenzio stampa. Ovviamente incontro non in streaming, la diretta web tanto cara ai "grillini", come accade ogni qualvolta roteano le sciabole. E con i giornalisti tenuti a debita distanza.
Ma non tutti ci stanno allo stop e dissentono. Almeno su questo punto. «Sono d’accordo con Grillo il 99,9% delle volte, ma stavolta no», sbotta Andrea Cioffi, autore con Maurizio Buccarella dell’emendamento incriminato. È lo stesso Cioffi a chiedere che sia l’assemblea a decidere, non il leader. Anche se poco prima che inizino i lavori, trapela che non ci sarà alcuna votazione. Il tema è caldo, tanto che la Lega Nord blocca i lavori di Palazzo Madama innalzando cartelli contro l’emendamento.
La reprimenda del duo Grillo-Casaleggio arriva al mattino con un post sul blog. Tre i fendenti. Primo: l’iniziativa è «del tutto personale. Non è stata discussa in assemblea con gli altri senatori del M5S, non faceva parte del programma votato da otto milioni e mezzo di elettori, non è mai stata sottoposta ad alcuna verifica formale all’interno». Secondo, corollario del primo, con un occhio alle urne: i parlamentari del M5S non possono comportarsi come dei «dottor Stranamore», perché se nel programma ci fosse stata l’abolizione del reato di clandestinità - che, si ricorda è «presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti» -  il M5S «avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico». Infine, si darebbe un messaggio sbagliato ai potenziali migranti. «Quanti clandestini siamo in grado di accogliere, se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?», conclude il testo. Ne segue un secondo per ribadire il metodo del M5S in Parlamento.
Parecchie le critiche. C’è chi imputa a Grillo di essere troppo assente (Alfredo Di Battista). Ma anche chi fa quadrato intorno al capo, visto come «garante» (Laura Castelli). Infine, c’è chi invoca la buona fede dei due "reprobi" che hanno presentato l’emendamento, «errare è umano» (Manlio Di Stefano). Cioffi non ci sta e controbatte a Grillo, sostenendo che l’emendamento era stato discusso in assemblea e nessuno aveva avuto da ridire (a conferma Giuseppe Vacciano pubblica il verbale). E, comunque, nulla è definitivo. Lo dicono anche i "pontieri" come Luigi Di Maio, che predica «calma e sangue freddo» e ricorda come l’iter della legge delega in cui l’emendamento è stato inserito sia lungo.
Un post sul blog di Grillo, firmato "senatori M5S", infine, spiega che «le espulsioni dei cittadini irregolari potranno procedere per via civile, senza intoppi, senza inutili spese burocratiche». Chi li aiuterà non rischierà più di «incorrere in alcun tipo di reato». Insomma, «non lasceremo più morire nessuno in maniera inumana ci sarà più sicurezza, più legalità, più umanità».

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