giovedì 13 febbraio 2014
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Tormentato dai bulli e perseguitato su Facebook non ce l’ha più fatta e ha lasciato la scuola. E pensa anche di andarsene da Rimini, la sua città. Troppi e insistiti quegli scherni dei coetanei, in classe e sui social network: il 15enne era per tutti diventato “il sorcio” e con quel nomignolo (a causa dei denti un po’ sporgenti) veniva deriso e umiliato. «Il sorcio è partito», «Il sorcio è appena tornato»: le umiliazioni si sprecavano in classe, prima di un istituto superiore riminese, e soprattutto sulla rete, dove il ragazzino originario della Sicilia era veramente impotente. I genitori, visto il dolore del figlio, hanno denunciato i persecutori. Quattro sono già stati identificati dagli investigatori ma le indagini non sono ancora finite. L’accusa: diffamazione.Quello del 15enne è solo l’ultimo episodio accaduto nella Provincia di Rimini. Nel 2013 di fatti analoghi se ne sono registrati diversi: a Bellaria (due ragazzine di 13 anni prese di mira da quattro adolescenti tra i 14 e i 15 anni), a Rimini (una quindicenne aggredita in discoteca da un gruppo di sue coetanee perché «era troppo carina»), presso scuole e centri commerciali della zona, casi quasi in fotocopia (due ragazze di 12 anni hanno spaventato, intimidito e minacciato una coetanea per mesi arrivando anche a cercarla a casa e a scrivere frasi ingiuriose con la vernice rossa sull’asfalto. La sua colpa? Essere carina, benestante e aver chiesto l’amicizia su un social network...). «Nel territorio riminese gli episodi che arrivano sul tavolo degli inquirenti sono più di una trentina – fa notare l’assessore provinciale alle Politiche sociali Mario Galasso –. Ma è solo la punta dell’iceberg. Accanto ai casi eclatanti di esplosioni di violenza, esistono fenomeni di più sottile umiliazione quotidiana che rischiano di venir taciuti ma i cui effetti si rivelano spesso drammatici. Il fenomeno va seguito con grande attenzione da parte di tutti i soggetti preposti all’educazione dei giovani».In una recente ricerca di un istituto scolastico superiore riminese, il 49% del campione di alunni dichiarava: «Nel corso del corrente anno scolastico qualcuno a scuola è stato oggetto di prepotenze»; e alla domanda «quando qualcuno fa il prepotente a scuola, i ragazzi che assistono, cosa fanno?», le due risposte più frequenti sono state: «fanno finta di niente» e «ridono, si divertono e appoggiano i più forti».Un fenomeno di non facile lettura ma sicuramente diffuso. La Provincia di Rimini, in tal senso, segue due progetti pensati proprio per facilitare la conoscenza del fenomeno, offrire strumenti di contrasto: il progetto europeo IOR dedicato a promuovere un uso corretto dei social network tra i giovani e quindi anche a prevenire atti di cyber bullismo, e «non congelateci il sorriso», che mira a sensibilizzazione gli studenti contro il bullismo e mette in rete scuola, famiglia e gelaterie artigianali. Meglio puntare sul lavoro educativo che iscrivere i bambini delle scuole elementari a corsi di autodifesa intitolati proprio «Bullismo KO. Corso di autodifesa personale per bambini», come quello aperto a Cattolica e che vede già la presenza di diversi iscritti. «Meglio incidere con un lavoro tecnico, culturale ed educativo che porti verso il cambiamento di quei comportamenti avvilenti» auspica Galasso.
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