venerdì 7 aprile 2017
Organizzata dalla Papa Giovanni XXIII. Il Papa lo aveva chiesto: «Invito i romani a partecipare alla Via Crucis per le donne crocifisse alla Garbatella»
La Via Crucis delle donne (Siciliani)

La Via Crucis delle donne (Siciliani)

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Hanno il sorriso ferito. Sono vive, adesso libere. Ed è tornata sacra la loro dignità. Ma quanto hanno vissuto dentro la loro pelle rimane nei loro occhi. Ancora. E vi resterà a lungo. Sono le "donne crocifisse" e questa Via Crucis è la loro, è per loro, voluta e organizzata dall’Associazione comunità Papa Giovanni XXIII (con il patrocinio della Segreteria di Stato Vaticana e del Ministero degli Esteri) per le strade della Garbatella, nella Capitale. «La Via Crucis è un’esperienza di sofferenza e condivisione, ma anche di resurrezione – spiega Giovanni Paolo Ramonda, successore di don Oreste Benzi alla guida della Papa Giovanni XXIII –. Queste ragazze che camminano qui, questa sera, sono il segno che Cristo è veramente risorto».


Papa Francesco lo aveva chiesto: «Invito i romani a partecipare alla Via Crucis per le donne crocifisse alla Garbatella». Loro hanno risposto e sono venuti in sei o settemila a pregare insieme per le donne vittime della tratta, della prostituzione coatta e delle violenze. «Bisogna lavorare anche sensibilizzando chi va con queste donne pensando che siano libere e invece non è vero, invece hanno subito di tutto, spesso sono anche minorenni, spesso quasi delle bambine», ricorda il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, tenendo la candela fra le mani.


«Mi sono emozionata domenica pomeriggio, ero a casa, mi telefona Sonia (nome di fantasia, ndr), mi dice domani "vengo con te" ed erano quattro mesi che cercavo di strapparla alla strada, sono stata felicissima, lei è una ragazzina», racconta Serena Perini che è la presidente della Commissione diritti umani e pari opportunità del comune di Firenze, è da trent’anni nella Papa Giovanni ed è qui stasera. Accanto alle ragazze che erano umiliate, spesso massacrate per renderle schiave. Che tengono anche loro fra le mani le candele di questa Via Crucis. Questa «è una grande esperienza di umanità e d’invito a guardare il mondo con gli occhi della verità» – sottolinea il cardinale vicario per la diocesi di Roma, cardinale Agostino Vallini – e vicini «a chi ha sperimentato su di sé cosa vuol dire essere traditi».


«Quando una persona perde la sua dignità, la ferita è talmente forte che perde anche la sua libertà», dice il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, prima che si parta mentre s’affaccia il tramonto. Ci sono gli atleti delle Fiamme Oro, ci sono alcuni magistrati romani, questi ultimi portano per primi la Croce e poi, a turno, lo faranno tutti gli altri. «Le donne crocifisse sono le donne ingannate, tradite, sbeffeggiate, derise – spiega don Aldo Buonaiuto, della Papa Giovanni, coordinatore della Via Crucis –. Sono le donne abbandonate a questa indifferenza vergognosa, quelle che poi finiscono sui marciapiedi, dove tutti le vedono eppure fanno finta di non vederle». Va avanti: «Nessuno pensi di avere il diritto di comprare sesso. Le relazioni, anche quelle intime, conquistano, non si acquistano».


Scende la sera e le fiammelle adesso si vedono bene, piccole, forti. Ci sono anche le sconfitte e fanno male: «Una sera era freddissimo – racconta ancora Serena Perini –, ho portato una ragazza in un bar a scaldarsi, siamo rimaste lì a lungo, poi alle due mezzo le ho detto "vieni a casa con me, non tornare lì…", ma lei non ce l’ha fatta, mi ha risposto "devo tornarci". Ecco, è stato terribile vederla scendere dalla mia macchina e tornare di nuovo su quel marciapiede».


Questa Via Crucis «è un richiamo contro la cosa più orrenda che possa ancora accadere – dice il ministro Lorenzin –. Centinaia di migliaia di donne che in tutto il mondo vengono ridotte a schiave e schiave del sesso, subiscono la violazione di tutti i diritti umani e civili. Quando le incontri vedi proprio dagli occhi che è stata tolta loro la vita».


Le vittime della tratta di esseri umani sono ventuno milioni nel mondo e in Europa il 67% di donne e minori vengono trafficati per sfruttamento sessuale. In Italia – stando ai dati della Comunità Papa Giovanni XXIII – ci sono tra 75mila e 120mila vittime della prostituzione sulle nostre strade e begli appartamenti, spesso provenienti da Nigeria, Romania, Albania, Cina e sud America. La stragrande maggioranza non è imprenditrice di se stessa, ma versa i soldi agli sfruttatori coinvolti in un traffico di esseri umani che in Europa, secondo i dati Europol, è al terzo posto per proventi dopo il traffico di armi e di droga, per un business da 6 miliari di euro.


«C’è solo un modello vincente, colpire la domanda», dice chiaro don Buonaiuto. Del resto se non ci fosse la domanda, non ci sarebbe nemmeno l’offerta: «È la regola più importante del mercato. Ed è il passaggio chiave, passare dal maschilismo al riconoscimento della dignità di ogni persona».

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