martedì 13 giugno 2017
Hanno appiccato il fuoco in due o tre punti. Ci sono anche due telecamere, ma erano scollegate e chissà perché, chissà così a cosa sarebbero dovute servire
Rogo nella discarica di cava Fiengo
COMMENTA E CONDIVIDI

Hanno appiccato il fuoco in due o tre punti. Ci sono anche due telecamere, ma erano scollegate e chissà perché, chissà così a cosa sarebbero dovute servire. Da quel momento s’è scatenato un incendio spaventoso, durato ore, nell’ex “Cava Fiengo” a Ercolano, 150mila metri quadrati nel cuore del Parco nazionale del Vesuvio. Fiamme e fumi altissimi, visibili a chilometri di distanza. Che hanno quasi incenerito anche le tonnellate di rifiuti che da una decina d'anni giacciono sotto i teloni verdi nella discarica poco lontana, l'"Ammendola Formisano".

Certo, è coincidenza. Bruciano discariche dove nessuno sa cosa sia stato sversato negli ultimi decenni. E sotto inchiesta della magistratura. A proposito: «La natura chimica dei rifiuti e dei terreni di riporto campionati indicano la possibile contaminazione delle matrici ambientali, principalmente per la matrice suolo», ha certificato un mese fa l'Arpac, analizzando terreno e rifiuti di questa cava. Per esempio il campione di terreno di riporto “C9” è «fonte di contaminazione per le acque sotterranee»: uno dei tanti raccolti a febbraio, aprile e maggio 2016 nell’ex “Cava Fiengo”.

E molti campioni «hanno evidenziato superamenti ai limiti delle Concentrazioni soglia di contaminazione per i siti a uso verde pubblico, privato e residenziale» e in alcuni casi «superando notevolmente i suddetti limiti». Non solo, ma «relativamente ai parametri Zinco e Sommatoria Diossine e Furani, si registra il superamento del valore soglia di contaminazione per i siti ad uso commerciale e industriale».
Adesso è anche bruciato tutto...

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: