lunedì 11 maggio 2020
L'appello del pastore della Terra dei fuochi, monsignor Di Donna. "Qui si continua a morire. Il nostro dramma dell'inquinamento passato in secondo piano.
Monsignor Di Donna, vescovo di Acerra

Monsignor Di Donna, vescovo di Acerra

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"La pandemia non ci faccia dimenticare l'emergenza ambientale, per la quale si continua a morire". È il forte e drammatico appello di monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, cuore martoriato della "terra dei fuochi". Parole pronunciate nell'omelia di domenica durante la Celebrazione eucaristica in Cattedrale, in diretta streaming e senza concorso di popolo. E che prendono spunto dall’ultima vittima, citata dal vescovo, "Stefano, giovane brillante di ventiquattro anni, laureato e sportivo. È morto la settimana scorsa: la sua morte non ha fatto notizia, come le altre morti di ragazzi e giovani negli anni e nei mesi passati. I medici erano impegnati nella cura del Covid-19. È stato un po' abbandonato, la sua famiglia ha penato molto".

Proprio per questo Di Donna riflette sul futuro e sul passato. Sui morti e sulla Fase2. E torna a ripetere l'appello di più di un mese fa. "Capisco le pastoie della burocrazia, ma fate presto! Non è possibile che ci siano persone che da due mesi e oltre stanno aspettando questi aiuti economici già previsti dal Governo. È un appello accorato perché questa pandemia non faccia ulteriori vittime: questa volta non di natura sanitaria, ma economica e morale". La forte riflessione del vescovo parte dall'emergenza Covid-19, invitando "medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine e istituzioni" a continuare "ad aver cura di noi con la stessa passione, competenza e spirito di sacrificio dimostrati in questi giorni, e per i quali li ringraziamo. Ma io chiedo loro di non mollare, e di continuare ad aver cura del popolo, della gente!".

E qui viene da Di Donna un netto avvertimento. "Ah se si mettesse lo stesso impegno, da parte soprattutto delle istituzioni, nel combattere un’altra emergenza, connessa con quella sanitaria che stiamo vivendo: l’emergenza dell’inquinamento ambientale, che in questo tempo sembra sia passata in secondo piano. Eppure, non si è cessato di morire per inquinamento ambientale in questo tempo di pandemia!". Infatti, denuncia il vescovo, a causa dell'emergenza coronavirus "sono state sospese visite, terapie, anche di malati gravi. Questo deve finire. Una volta che andiamo verso la fine dell’emergenza, si riprendano al più presto negli ospedali le visite, le terapie e la vicinanza a questi malati di tumore delle nostre terre".

E Di Donna lancia una proposta che è più di una provocazione. "Giustamente si fanno proposte per ricordare i medici e gli operatori sanitari morti in questo periodo, si pensa anche di dedicare loro una giornata. È bene, giusto, doveroso farlo. Ma fino a quando dobbiamo aspettare per ricordare i giovani, i ragazzi, morti di tumore e di cancro nelle nostre terre? A quando una giornata dedicata alle vittime dell’inquinamento ambientale, perché non cadano nell’oblio, e siano stimolo per un ulteriore impegno contro l’emergenza ambientale? Ormai le giornate “dedicate” in un anno non si contano: se non sbaglio, addirittura mi sembra che ci sia una giornata per l’igiene delle mani! E non per le vittime dell’inquinamento ambientale?". Anzi, ha concluso il vescovo "le due emergenze sono molto collegate tra loro: non a caso proprio in questo periodo in cui tutto era fermo, abbiamo visto che l’inquinamento è fortemente diminuito. Le acque del mare e dei fiumi sono tornate più limpide, gli animali hanno ripreso il loroh habitat. Dobbiamo approfittare di questo momento per continuare questo impegno".

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