mercoledì 2 dicembre 2020
Spiragli strettissimi sulle deroghe al divieto di spostarsi tra le regioni a Natale dal 21 dicembre al 6 gennaio. Verso il no, invece al potersi recare negli alberghi delle località sciistiche
Il premier Conte con il ministro Speranza

Il premier Conte con il ministro Speranza - Ansa

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Spiragli strettissimi sulle deroghe al divieto di spostarsi tra le regioni a Natale dal 21 dicembre al 6 gennaio. Verso il no, invece al potersi recare negli alberghi delle località sciistiche. Mentre è allo studio l’ipotesi di riprendere le lezioni in presenza alle superiori da metà dicembre nelle zone gialle. Sono questi alcuni dei nodi ancora da sciogliere, alla vigilia del varo delle nuove misure, in via di definizione, che dovranno proseguire il contrasto alla pandemia. La linea resta quelle del rigore, con la conferma delle zone a tre colori e del coprifuoco alle 22 e il divieto di spostamento anche tra zone gialle.

Stavolta a fianco del Dpcm potrebbe essere usato lo strumento del decreto legge. Questo avrà due soli articoli, uno sulla limitazione della circolazione tra regioni durante le festività (a partire presumibilmente dal 20-21), l’altro sulla durata del Dpcm. Questo oggi può durare al massimo un mese, ma la scadenza sarà modificata per andare oltre il 6 gennaio. Questo lo scopo del dl, mentre la sostanza dei provvedimenti sarà nel Dpcm.

Serrato ieri il confronto nel vertice tra il premier Giuseppe Conte, il ministro della Salute Roberto Speranza, quello dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e i capigruppo delle forze di maggioranza, tenutosi nel pomeriggio. Conte in serata ha poi riunito anche i capidelegazione nel governo. Con i capigruppo il premier avrebbe aperto alla possibilità di recarsi in un’altra regione non solo a chi vi ha residenza o domicilio, ma anche per ricongiungimento familiare. Apertura però in salita, perché deve fare i conti con la difficoltà di normare un’infinità di casi possibili. Dunque, come per le seconde case, alla fine dovrebbe passare la via del rigore. La discussione si è accesa, invece, sull’ipotesi di chiudere gli hotel nelle aree dello sci. Lo stesso Conte avrebbe espresso dubbi su questa soluzione.

Il premier ha poi sondato i partiti di governo sul ritorno in aula - nelle zone gialle - dei ragazzi delle superiori il 14 dicembre, «per dare un segnale». L’ipotesi deve comunque essere ancora posta al vaglio del Comitato tecnico-scientifico, avrebbe precisato Conte. A favore si sarebbe detta Italia Viva. I renziani - stavolta in contrasto con Conte - avrebbero invece chiesto l’apertura a pranzo per i ristoranti il 25 e 26 dicembre. In più di aprire gli outlet, considerati centri commerciali all’aperto. E di non fermare, come è nelle intenzioni dell’esecutivo, il settore crocieristico. Per quanto riguarda la Messa di Natale, infine, l’ipotesi prospettata da Conte ai capigruppo è di proporne l’anticipo alle 20 del 24 dicembre.

La linea del rigore era stata confermata già in mattinata in un incontro tra governo e Regioni. Anche se sotto Natale l’Italia potrebbe divenire tutta zona gialla, sia pure di un "giallo rafforzato" per scongiurare la terza ondata. In linea con questa ipotesi il coprifuoco dovrebbe restare alle 22 anche a Natale e Capodanno, la chiusura di bar e ristoranti alle 18, chiuse anche palestre e piscine, come già accade appunto nelle aree gialle. Mantenimento del coprifuoco e limitazione della mobilità tra regioni, dunque, come ha detto il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, saranno i due punti fermi del nuovo Dpcm, che sarà illustrato oggi alle Camere dal ministro della Salute Roberto Speranza insieme al piano per i vaccini. Speranza ricorda che le zone restano, ma c’è un confronto in corso sulla ponderazione degli indicatori. «Dai dati è possibile che tutto il Paese nelle prossime settimane entri in zona gialla - conferma -. Dobbiamo evitare di arrivare a gennaio in situazione complicata».

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